Abbiamo letto attentamente le dichiarazioni rilasciate alla stampa da Claudio Scajola dopo la nomina a Presidente della Provincia.
Abbiamo letto attentamente le dichiarazioni rilasciate alla stampa da Claudio Scajola dopo la nomina a Presidente della Provincia. Il "Bassotto" si ritrova in una situazione unica, non soltanto nel contesto italiano, ma anche in quello ben più ampio delle democrazie rappresentative. Le "democrature" sono tutt'altra cosa. L'ex ministro dispone infatti della totalità dei seggi del Consiglio Provinciale, in cui siedono otto suoi seguaci e due rappresentanti dei partiti alleati. Se tale fortuna - ammesso che sia veramente tale - fosse capitata a noi, avremmo rilevato di trovarci nella necessità di fare da oppositori di noi stessi; di escogitare cioè una dialettica che è propria di ogni assemblea rappresentativa: che però, in questo caso, viene a mancare. Non soltanto l'eletto si è ben guardato dall'esprimere tale impegno, ma anzi ha dato l'impressione di volere approfittare della situazione per considerarsi beneficiario di una sorta di assegno in bianco. Eppure, la nostra gente si trova afflitta da problemi concreti angosciosi. Non ci riferiamo nè alla epidemia, il cui contrasto è stato avocato dallo Stato, che lo ha sottratto alla competenza delle Regioni; nè alla chiusura di tante imprese, al dilagare della disoccupazione ed alla disperazione sociale.
Restando all'attualità quotidiana, ci sono gli autobus ormai prossimi a fermarsi, perchè ai conducenti non viene garantito il pagamento degli stipendi, mentre la fornitura del combustibile è sempre sul punto di mancare, dato che non ci sono più soldi in cassa. Un veicolo è rimasto fermo per due giorni in una via di Sanremo, perchè la ditta che fornisce il servizio del carro attrezzi attende la corresponsione degli arretrati.
C'è poi l'acquedotto, per cui ormai da decenni non si provvede alla manutenzione ordinaria, con il risultato che le perdite sono enormi ed irreparabili, minacciando la Riviera di restare assetata. Per non parlare del pericolo di infiltrazioni, che possono causare dei contagi. Nel 1945, a Diano Marina scoppiò proprio per questo motivo una epidemia di colera, che gli anziani ancora ricordano. Ci stiamo ormai "terzomondizzando", ma il sindaco - che tanti anni fa ci tacciava di avere una visione troppo astratta della politica - dimostra di essere disconnesso dalla realtà, ed inquadra la sua elezione nelle astruse alchimie regionali, intento com'è a triangolare con Toti e con il nipote, in una sorta di gioco di specchi che ormai risulta decifrabile soltanto ai politicanti di professione.
L'uomo della strada non ci capisce più nulla, e si allontana sempre più dai giochi di potere. La colpa maggiore di tutto questo è però dell'opposizione, la quale - in occasione delle elezioni comunali - presenta ormai da tempo immemorabile - salvo la parentesi dell'ingegner Capacci, ritiratosi per non essere colpito alla schiena dai suoi - dei candidati che non si possono neanche definire "di bandiera". I candidati "di bandiera" si postulano infatti per affermare un principio, e sono proprio i principi quanto è venuto meno ad Imperia. Per questo abbiamo avuto una sfilza di candidati che tiravano a perdere, squalificando se stessi e la loro parte politica. Fino al punto che l'opposizione ha deciso di non essere più tale, confluendo anche formalmente nella maggioranza. Tutte le scelte di principio sono rispettabili, ma in questo caso si poteva almeno dichiarare su quali punti programmatici si era stipulata l'intesa. Non si è saputo invece nemmeno che cosa si sia ricevuto in cambio dal sindaco: salvo la nomina, da lui propiziata e già ufficiale, di Barbagallo. Il quale non ha la stoffa del plenipotenziario incaricato di garantire ad ogni costo il trasporto pubblico.
Al tempo del "super partito", le contropartite venivano tenute nascoste. Adesso, questo costume permane, ma non si nasconde più l'esistenza degli accordi, e dunque se ne dovrebbero conoscere i termini. Si sommano dunque le conseguenze negative della normale dialettica tra maggioranza e opposizione, dato che alla minoranza vanno soltanto le briciole, e quelli del "trasversalismo": non sapremo mai quanto è stato corrisposto, nè chi ne è stato beneficiato.
Recentemente, a Milano, Torino, Bologna, Roma, Napoli e - per quanto ci riguarda - anche Savona, i progressisti si sono uniti intorno a dei personaggi molto diversi tra di loro, ed anche di varia caratura, ma accomunati tutti da una caratteristica: volevano vincere, lo hanno dichiarato apertamente e hanno vinto. Questo è esattamente quanto ad Imperia manca da più di una generazione. I "Bassotti", naturalmente, festeggiano (anche se non più nella piscina). Vale però per loro quanto scrisse Giulio Cesare: "Ubi solitudinem faciunt pacem appellant".  

Send Comments mail@yourwebsite.com Saturday, April 25, 2020

Mario Castellano  30/12/2021
Copyright ilblogdimario.com
All Rights Reserved