A volte, la fine di una era storica produce una eco fortissima, in quanto coincide con un evento.
A volte, la fine di una era storica produce una eco fortissima, in quanto coincide con un evento.
Tipico il caso della caduta della Duplice Monarchia Austroungarica, coincidente con la conclusione della Prima Guerra Mondiale.
Esultarono allora le popolazioni che si ritenevano irredente, ed aspiravano dunque alla annessione con altri Stati, nonché quelle già anelanti alla Indipendenza.
Si disperarono invece quanti vennero ridotti alla condizione di minoranze mal tollerate ed oppresse.
Quanto accaduto in quei giorni ebbe comunque risonanza, e rimase scolpito nella memoria collettiva, in certi casi addirittura consacrato quale solennità nazionale.
Karl Kraus, intanto ammoniva invano che la Umanità stava vivendo i suoi ultimi giorni.
Il Dottor Freud, dal canto suo, constatando come il grande albero in cui e di cui aveva vissuto veniva spogliato di tutti i rami, si consolava dicendo che egli rimaneva pur tuttavia attaccato al suo tronco.
La caduta di Roma non venne invece notata dai popoli già ad essa assoggettati, che si trovavano da tempo esposti alle disgrazie proprie dei cosiddetti secoli bui, quelli alto medioevali, consistenti nella disgregazione della società e dello Stato.
Soltanto gli storici avrebbero dato risalto a posteriori a quanto si era consumato nel 476 della Era Volgare, quando Odoacre spedì le Aquile Imperiali a Bisanzio, come a significare che dei due Imperi sopravviveva soltanto quello di Oriente.
Un tale pare abbia detto ad un conoscente che era finita Roma, ma questi credette trattarsi di una sua gallina, chiamata con questo nome.
Un altro personaggio osservò che Dio aveva creato perituro il mondo, e quindi era tale – a maggior ragione – anche la Città detta Eterna.
A volte, non soltanto il fatto passa sotto silenzio, ma ciò succede anche per lo evento da esso determinato.
Vi è poi un terzo epifenomeno storico, costituito dalla sparizione delle ultime vestigia di quanto era a suo tempo esistito.
Quando ciò avviene, chi vi assiste va in cerca delle remote memorie storiche che rappresentano il necessario antecedente.
Esse, però, appartengono a volte alle generazioni anteriori.
Negli scorsi anni, i giornali hanno dato notizia della morte degli ultimi combattenti della Prima Guerra Mondiale.
Ultimo in assoluto pare sia stato un inglese: il quale - prima di spirare – ha voluto redigere un libro di ricordi, intitolato appunto The Last.
Nei giorni scorsi, abbiamo saputo casualmente che era sparito dallo scenario pubblico (non da questo mondo, ché anzi gli auguriamo ancora mille anni di prospera esistenza) il Dottor Calvino.
Ai nostri lettori, questo nome non dice probabilmente nulla, ma la sua rievocazione riporta ai fasti della gloriosa Associazione denominata Un Punto Macrobiotico nel Mondo.
I cui aderenti erano soliti declamare a voce altissima tale nome quando celebravano i loro ludi, con lo stesso stile stentorei e fanatico con il quale le truppe imperiali del Sol Levante levavano il loro grido di guerra: Nippon Banzai!
Il sodalizio aveva del resto molto a che vedere con il Sol Levante: sia in quanto si ispirava al pensiero di un suo suddito, tale Georges Ozawa, sia perché tra i fondatori figurava una schiatta femminile da lui discendente, derivante da un accoppiamento tra il Giappone ed il Tirolo.
I discendenti di Andreas Hofer sono gente tenace, irriducibile nella sua fedeltà agli ideali ed alle tradizioni patrie.
La mescolanza con i Nipponici ha naturalmente esaltato i tratti comuni, in particolare il senso dello onore.
Tra i dirigenti macrobiotici, faceva spicco precisamente un giapponese, che viveva isolato in un suo rifugio a San Ginesio, il borgo posto più in alto sulle montagne di Macerata, nei pressi dei Monti Sibillini, su cui si annidava un altro leggendario eremita, di fede cristiana.
Il nipponico era invece buddista, e tale culto veniva imposto a tutti gli adepti del movimento macrobiotico.
I quali, iniziando la loro giornata, recitavano obbligatoriamente un mantra, bruciando al contempo i bastoncini delle preghiere detti agaratti.
Uno di loro, tale Gian Maria, originario di Osimo, rifiutava tuttavia di convertirsi, essendo un ateo dichiarato ed impenitente.
Alla ennesima imposizione, costui diede in colorite imprecazioni nel suo vernacolo marchigiano. bestemmiando contro Budda e tutti i suoi seguaci.
La orazione mattutina veniva chiamata la contraerea: poiché non risulta tentato alcun bombardamento sulle posizioni della Associazione, supponiamo si trattasse di un riferimento alle atomiche di Hiroshima e Nagasaki, che avevano posto fine ai fasti dello antico Impero del Sol Levante.
Il giapponese viveva in una villa, pavimentata con un tatami (tappeto di fibra di riso), in cui risuonava ogni tanto un gong, invitando i fedeli alla meditazione.
In essa, egli aveva redatto un suo trattato di Medicina empirica – testo canonico nel Movimento – dedicato alla defecazione.
Per centinaia di pagine, vi si dissertava soltanto sulla merda, mettendo i lettori in grado di valutare il proprio stato di salute a seconda della sua consistenza, del suo colore e del suo galleggiamento: consultando tale libro, abbiamo appreso che non necessariamente – al contrario di quanto afferma la sapienza popolare – gli stronzi galleggiano.
Dal loro affondamento si possono trarre invece importanti auspici.
Non sappiamo quale fine abbia fatto il merdologo orientale dopo che il grande impero macrobiotico – composto da più di centodieci cosiddetti Centri , disseminatii dal Brennero al Lilibeo - venne ingloriosamente sciolto dalle Autorità di Polizia.
Tale evento fu simile alla persecuzione dei Catari, braccati dalla Inquisizione in ciascuno dei loro manieri, disseminati in tutta la Linguadoca.
Ultimo a cadere, fu Montségur, dove si dice fosse stato nascosto un grande tesoro.
Alcuni dicono composto di oro, altri di sapienza esoterica.
La Ditta Una Salvia di Tolentino è stata la Montségur dei Macrobiotici, presidiata appunto dal Dottor Calvino: il quale metteva in fuga i nemici con i suoi anatemi.
Ora siamo venuti a sapere che costui è sparito, letteralmente smaterializzandosi, ma soprattutto rescindendo i superstiti legami tra la Ditta ed il mondo macrobiotico.
I cui componenti ricordano anche i Templari.
A parte quelli sicuramente uccisi, molti altri parvero dissimularsi: chi dice rendendosi clandestini, chi dice fuggendo in Scozia, chi afferma addirittura popolando le Americhe prima che vi arrivasse Colombo.
È certo che gli aderenti alla consorteria si sono divisi tra quanti hanno rinnegato la propria Fede e chi viceversa continua ad osservare i precetti vigenti prima della persecuzione.
Se poi tutti costoro si vedano o meno – chissà in quali catacombe o in quali castelli delle Marche (forse quello della Rancia), ovvero nelle grotte di Frasassi - rimane avvolto nel mistero.
Naturalmente, vi è anche chi si appropria del marchio: per interesse o per ideale?
Ai posteri la ardua sentenza.

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Mario Castellano  03/02/2023
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