Lettera aperta al Professor Giovanni Bargnesi – Mario Castellano
LETTERA APERTA AL PROFESSOR GIOVANNI BARGNESI

Chiarissimo Professor Bargnesi,
Accingendomi a redigere queste righe, ho consultato Internet per conoscere il Suo attuale indirizzo.
Con mia grande sorpresa, ho potuto verificare che le Sue ultime notizie risalgono al lontano 2017, cioè all’età aurea della “APM”.
La persona che gentilmente mi aiutava nella ricerca si è domandata subito che cosa nascondesse questa sigla, ormai criptica per i più giovani, avanzando l’ipotesi che avesse a che fare con Casa Savoia: l’assonanza con l’UMI (Unione Monarchica Italiana) l’aveva tratta in inganno.
Ho dunque dovuto fornire delle spiegazioni al riguardo.

Il buio assoluto che circonda le Sue successive vicissitudini è stato squarciato da alcune incerte notizie pervenutemi dalla diaspora macrobiotica.
Dapprima la Sua presenza era stata segnalata a Torino, poi si era parlato di un passaggio (orrore!) alla Concorrenza, conseguente a un ritorno nelle Marche, dove i risultati della Sua azione promozionale pare siano stati devastanti per quanti si mantenevano fedeli all’ideale macrobiotico di stretta osservanza “pianesiana”.
Il Movimento si era disgregato non soltanto per convenienze commerciali, ma anche per divergenze di ordine ideologico.

Fatto sta che Ella ha soffiato alla vecchia consorteria gran parte della sua clientela.
Immagino che il Professor Pianesi, constatando gli effetti di tale apostasia, abbia commentato, come Giulio Cesare: «Tu quoque!»
In realtà, lo squagliamento generale era paragonabile a quello dei fascisti il 25 luglio. Anche costoro avevano giurato fedeltà fino alla morte al Duce, ma non uno di loro mosse un dito per soccorrerlo quando venne defenestrato dai suoi stessi gerarchi.
Il che vale a stabilire una similitudine con la congrega di cui Ella ostentava la carica di Segretario Generale, come quella del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, anch’esso disciolto come neve al sole.

Eppure Ella vantava con iattanza – ricordo al riguardo il contenuto di una Sua lettera – decine di migliaia di entusiasti seguaci.
Può darsi che nella profonda provincia marchigiana, tra Fermo e Porto Recanati, tra Corridonia e Colmurano, si annidasse qualche “pianesiano” convinto.
La gran parte di questa asserita coorte era costituita piuttosto da clienti dei vostri ristoranti, tesserati d’ufficio al momento di pagare il conto, e ben felici di divenire “pianesiani”, giacché la mancata emissione della fattura propiziava una diminuzione della spesa.

Le note vicende giudiziarie hanno poi determinato una defezione di massa.
Ella stessa, smentendo la regola che vuole il comandante ultimo a lasciare la nave, è fuggito per primo.
Suppongo Le sia stato proposto un gemellaggio con Schettino, il quale però è stato condannato, mentre nel Suo caso a pagare il fio sono stati lo stesso Pianesi e la sua regina consorte.

Ricordo un aneddoto illuminante del vostro rapporto.
In occasione di una cena offerta nel ristorante di San Lorenzo – prossimo al Cimitero del Verano, il che avrebbe dovuto suscitare infausti presagi – Ella fungeva da maestro delle cerimonie, annunciando i convitati e sciorinando i rispettivi titoli, in gran parte luminari della medicina, chiamati a decantare le virtù taumaturgiche delle “diete pianesiane”.
Ella faceva seguire a ciascuna presentazione un inchino: fu l’unica volta nella vita in cui vidi un altro essere umano compiere tale gesto in omaggio alla mia persona.

Le Sue dimissioni, seguite da un vero e proprio “otto settembre” che travolse ristoranti, alberghi e centri sparsi dall’Alpe al Lilibeo, suonarono come un rinnegamento repentino di così esibiti omaggi.
«Il resto – come dice Shakespeare – fu silenzio.»

Sui rottami dell’impero macrobiotico calarono personaggi di ogni tipo, mentre i superstiti si aggiravano smarriti.
Ricordo in particolare il dottor Calvino, incaricato di liquidare le quote della gloriosa “Unisalvia”, destinate al risarcimento dei danni, dopo che molti adepti avevano mostrato le proprie magrezze e deformazioni come prova dei maltrattamenti subiti.

Io stesso, ospite della sede di Urbisaglia – considerata dai villici alla stregua di un manicomio – ricordo la costrizione sistematica ai rapporti omosessuali subita dalle giovani cameriere e l’obbligo di celebrare ogni mattino la preghiera buddhista.
Se Ella appartiene a questa religione, per quale ragione la imponeva agli altri, senza però praticarla personalmente? È come se il Papa ricordasse che dobbiamo andare a messa ma rifiutasse di celebrarla.

Ora, la Sua consorteria – e questo è il motivo della mia lettera – ha fatto perdere le Regionali al buon Ricci, come Lei di origine metaurense.
Dopo aver già fatto franare la Sinistra a Macerata, ad Ancona e in tutta la Regione.
I contadini marchigiani, devoti e cattolici, sono riluttanti ad abbracciare il buddhismo, e diffidano di chi lo pratica e mostra repulsione verso la loro fede.

Se volevate propiziare la vittoria della Sinistra, avreste fatto meglio a sparire.
Invece continuate imperterriti a professare e imporre il vostro culto orientale, tra incenso e gong, finendo per essere circondati da un’aura satanica, certamente immeritata ma comprensibile.

La politica della vostra consorteria consisteva nell’esigere acquisti obbligati di prodotti macrobiotici: conseguenza naturale della negazione della libertà politica, senza la quale anche quella economica è inefficace.
Vi siete sempre ispirati a modelli totalitari, in primis quello cubano, danneggiando i candidati di Sinistra che avete sostenuto.

Per carità di patria, non aggiungo nulla a quanto risulta dalla sentenza penale che ha condannato le vostre limitazioni alla libertà personale.
Io non mi vergogno di aver militato nella Sinistra, ma l’ho fatto con la speranza – che voi avete deluso – di ampliare tutte le libertà e i diritti, tanto sociali quanto personali, che avete invece coartato.

Chiarissimo Professor Bargnesi, si dedichi alla vendita dei prodotti alimentari (non più macrobiotici) e lasci la politica a chi, per fortuna, non ha rinunciato a pensare con la propria testa.

Cordiali saluti, estensibili a Mario Pianesi, a Loredana Volpi e a tutta la diaspora “pianesiana”.
Alcuni, purtroppo, ne sono usciti così provati da dover ricorrere alle cure psichiatriche.
A loro esprimo la mia fraterna vicinanza, e spero che Ella dimostri la stessa umanità.

Mario Castellano

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Mario Castellano  07/11/2025
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