Non a caso, uno dei paradossi più usuali cui si ricorre parlando degli Ordini Religiosi è che non si sa “dove prendono i soldi i Salesiani e che cosa pensano i Gesuiti”.
Padre Sorge usa invece, nella sua intervista con “L'Espresso” delle espressioni assolutamente chiare e dirette.
Forse ciò è dovuto al fatto che l'ex Direttore de “La Civiltà Cattolica” è ormai sollevato da ogni incarico operativo, ma più probabilmente l'autorevole “Padre Scrittore” sente che la drammatica urgenza degli avvenimenti costringe ad assumere delle decisioni in tempi ben più rapidi rispetto a quelli – tradizionalmente lunghi – propri della Chiesa.
Il Governo traballa, ed i Democratici non hanno la forza necessaria per puntellarlo.
Paragonato con Togliatti e De Gasperi, ma anche con Lama, Moro e Fanfani, il povero Zingaretti fa la figura di Romolo Augustolo in confronto con gli Scipioni ed i Cesari.
Nel disperato tentativo di “fare qualcosa di Sinistra”, il malcapitato fratello dell'attore invoca lo “jus soli”, non essendosi evidentemente accorto che nel frattempo gli operai di Taranto rischiano di morire di fame.
L'uomo ricorda gli orchestrali del Titanic, che continuavano a suonare mentre la nave stava affondando.
La resa dei conti che si cerca disperatamente di rinviare di ora in ora, in un clima politico da ultimi giorni di Pompei, rischia di riportare al governo Salvini, pronto a consumare le sue vendette contro chi non si sarà defilato a tempo, come ha fatto l'astuto Renzi, pronto ad abbandonare al suo destino una Sinistra cui non lo ha mai legato neanche la più lontana parentela.
Le espressioni non certo amichevoli usate nei nostri confronti da personaggi quali Alvaro Martino di “Faro di Roma” ci fanno temere il peggio.
A questo punto, la Chiesa italiana non avrà nulla da temere sul piano giuridico, potendosi trincerare dietro ad un Concordato che la mette al riparo dalle vicende dello Stato italiano.
Se però l'Istituzione ecclesiale è al sicuro, che cosa ne sarà dei credenti?
E' indubbio che Salvini si accinga ad agire, una volta reinsediato formalmente in un potere che “de facto” non ha mai perduto, nella logica, tipica di ogni dittatura, per cui “chi non è con noi è contro di noi”.
Ruini, naturalmente, si affretta a proclamare che è con lui.
Il Cardinale non considera che tra Berlusconi, di cui egli è stato a lungo il più zelante propagandista, ed il “Capitano” esiste la stessa differenza intercorsa a suo tempo tra Giolitti e Mussolini.
Se sottoscrivere il “Patto Gentiloni” significava aderire ad una scelta conservatrice, assecondare il fascismo voleva dire invece sostenere una trasformazione in senso dichiaratamente autoritario dello Stato che avrebbe costretto anche i Cattolici – come tutti gli altri italiani – a scegliere tra la sottomissione al regime e la persecuzione.
Né a questa scelta avrebbe potuto sottrarsi la stessa Chiesa: che infatti – una volta firmati i Patti Lateranensi – si trasformò di fatto in una delle tante organizzazioni di massa fiancheggiatrici del fascismo.
Ruini è ben lieto di ripetere questa esperienza con Salvini, non già considerandola un male minore, bensì ritenendola un bene.
Per il Cardinale, si tratta anzi del Bene assoluto, dell'occasione cioè di ricostituire quello Stato confessionale che la revisione del Concordato del 1994 aveva soltanto attenuato dal punto di vista giuridico, senza per questo che un settore della Gerarchia Ecclesiale rinunziasse mai del tutto a ripristinarlo pienamente.
Se invece la Chiesa si mantiene fedele all'insegnamento del Papa, si dispone a tutt'altra scelta, o quanto meno non si oppone a quanti, tra i credenti, intendono compierla, e si accinge ad accordare loro la protezione di cui avranno bisogno.
Ecco dunque Padre Sorge indicare espressamente lo strumento mediante il quale la Chiesa può sottrarsi all'abbraccio mortale dell'incombente nuovo regime autoritario.
Come Mussolini marciò su Roma dopo avere piegato la resistenza delle Leghe contadine dell'Emilia, così Salvini si accinge a fare lo stesso partendo da quella stessa Regione: caduta Bologna, nulla più si frapporrà tra il “Capitano” ed il potere.
Nelle altre parti d'Italia, come constatiamo nella nostra Città quotidianamente, l'uomo già lo sta esercitando.
“Credo – dice l'autorevole figlio di Sant'Ignazio – che nella Chiesa italiana si imponga ormai la convocazione di un Sinodo. I cinque Convegni nazionali ecclesiali, che si sono tenuti a dieci anni di distanza l'uno dall'altro, non sono riusciti – per così dire – a tradurre il Concilio in italiano. C'è bisogno di un forte scossone, se si vuole attuare la svolta ecclesiale che troppo tarda a venire. Solo l'intervento autorevole di un Sinodo può avere la capacità di illuminare le coscienze sulla inaccettabilità degli attacchi violenti al Papa, sulla natura anti – evangelica dell'antropologia politica, oggi dominante, fondata sull'egoismo, sull'odio e sul razzismo, che chiude i porti ai naufraghi e nega solidarietà alla Senatrice Segre, testimone vivente della tragedia nazista dell'Olocausto, sull'assurda strumentalizzazione politica dei simboli religiosi, usati per coprire l'immoralità di leggi che giungono addirittura a sanzionare chi fa il bene e salva vite umane. Là Chiesa non può tacere. Deve parlare chiaramente. È suo preciso dovere non giudicare o condannare le persone, ma ‘illuminare le coscienze”.
Caro Padre Sorge, “illuminare le coscienze” significa oggi, in Italia, chiamare all'obbligo morale della Resistenza.
Nel 1943, la scelta risultava più facile, in quanto si trattava di operare come avanguardia di un esercito.
Oggi non siamo ritornati a quel tempo, bensì agli Anni Venti, e resistere significa opporsi ad un regime che purtroppo cavalca l'onda lunga della Storia, rappresentando l'espressione di una tendenza comune a tutto l'Occidente.
Una Chiesa che espressamente faccia proprio il ripudio di tutto quanto Salvini significa e propone sarebbe una Chiesa profetica, disposta a scontare la persecuzione.
Quanti sono tentati invece di comportarsi come il Conte Gentiloni o come il Cardinale Gasparri?
La ricompensa offerta al loro collaborazionismo risulta senza dubbio molto, attraente e consiste nei benefici derivanti dalla restaurazione “de facto” di uno Stato confessionale.
Precisamente quanto si proponeva di ottenere “de jure” in modo esplicito Formigoni, cioè il responsabile della rimozione di Padre Sorge dalla Direzione de “La Civiltà Cattolica”.
Se il “Celeste” è finito meritatamente in galera, Ruini è invece incensurato e a piede libero.
“Per quanto riguarda il suo atteggiamento benevolo – dice Padre Sorge – verso Salvini dobbiamo dire che è del tutto simile a quello che altri prelati a suo tempo, ebbero nei confronti di Mussolini. Purtroppo la storia insegna che non basta proclamare alcuni valori umani fondamentali, giustamente cari alla Chiesa, se poi si negano le libertà democratiche e i diritti civili e sociali dei cittadini”.
Convocare un Sinodo significherebbe dunque chiamare l'intera Chiesa italiana a schierarsi per la democrazia o per l'autoritarismo.
Ne risulterebbe comunque uno scisma, in quanto i seguaci ed i nemici di Salvini – una volta che si fossero contati – non potrebbero continuare a convivere.
Nel 1925, fu possibile ridurre al silenzio i Cattolici antifascisti.
Mettiamo bene in chiaro che questa volta non siamo disposti ad essere trattati nello stesso modo.
L'ultima parola spetta a Bergoglio, che dovrà valutare se un avallo concesso dalla Chiesa italiana a Salvini sia o meno compatibile con le sue scelte di politica internazionale.
A nostro modesto avviso, nell'immediato non succederebbe nulla, dato che la Santa Sede e la Chiesa italiana sono sue entità ben distinte.
Nel lungo periodo, però, il Primate d'Italia non potrebbe continuare a svolgere la sua funzione di punto di riferimento dei popoli tollerando nel proprio Paese un regime apertamente autoritario e razzista.
Sappiamo benissimo da che parte stanno il Papa e Padre Sorge, ma il problema consiste nel rendere la loro scelta vincolante per la Chiesa italiana.
Monday, November 18, 2019