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La notizia che ci viene comunicata poco prima di redigere questo articolo risulta particolarmente inquietante: è stata convocata a Ventimiglia una riunione di quanti facevano parte delle unità paramilitari della vecchia Lega secessionista, quando questo Partito ancora redigeva le liste di proscrizione in preparazione di una imminente “pulizia etnica” di tipo jugoslavo.

Non tragga in inganno il fatto che questo “meeting” si svolga in un luogo diverso dal tradizionale punto di incontro degli ex “Padani” evidentemente, dati i tempi che corrono, si preferisce conferire all'assembramento un carattere “clandestino”.
Tale ritorno alle origini ricorda i fascisti repubblichini, i quali si riorganizzarono seguendo il copione degli squadristi dei primi Anni Venti, senza però rendersi conto che la situazione si era nel frattempo completamente rovesciata.
Le analogie, con il 1943, purtroppo, finiscono qui.
Lo scontro che si annunzia nel nostro Paese tra le due piazze, quella di Destra e quella di Sinistra, non può essere deciso da nessun intervento esterno: oggi non ci sono gli Eserciti alleati sulla Linea Gotica, pronti a sfondarla per portare la Liberazione nell'Italia Settentrionale.
La partita, quali che siano le simpatie di cui ciascuno dei due schieramenti può godere all'estero, sarà decisa sostanzialmente dal rapporto di forze all'interno del Paese.
La nuova denominazione dei paramilitari leghisti, riuniti nella Città di confine, è quella dei “Pinguini”, dato che questi uccelli antartici si nutrono di sardine.
L'intenzione risulta dunque espressamente antropofaga, il che non lascia presagire nulla di buono per la pace civile.
Per completare l'analisi della situazione sul versante della Destra, è necessario partire da un dato: Salvini, che credeva di avere acquisito il monopolio della piazza, e meditava di prendere di qui le mosse per intraprendere una nuova “Marcia su Roma” non appena fosse entrato in crisi l'attuale fragile Governo, scopre con vivo disappunto come – diversamente da quanto era accaduto prima del fatidico 28 ottobre – non abbia ancora vinto la guerra civile.
Questo non significa però che la si possa evitare: il “Capitano” è infatti sempre disposto a scatenarla.
In tale clima si inquadra la riunione di Ventimiglia, contemporanea con altrettanti conciliaboli indetti su tutto il territorio nazionale.
Che cosa succederà se tra le due piazze, in occasione di uno dei prossimi appuntamenti programmati sul territorio, dovesse scoccare una scintilla?
Le “Sardine” contano tanto sulla loro forza numerica – ieri a Parma erano il triplo dei seguaci di Salvini –quanto soprattutto sul carattere assolutamente legalitario e pacifico, anzi manifestamente festoso, dei loro raduni.
Più che l'infiltrazione di qualche provocatore, che a questo punto risulterebbe troppo fuori luogo per dare credibilità a chi assimila l'attuale movimento agli obsoleti “Centri Sociali”, è da temere un tentativo da parte dei Leghisti di venire alle mani.
Se ciò dovesse malauguratamente avvenire, risulterebbe purtroppo difficile circoscrivere l'episodio, A questo punto non rimarrebbe altra possibilità che mantenere ed intensificare la mobilitazione della piazza di Sinistra contando sulla sua preponderanza numerica.
Prima di intraprendere una analisi del nuovo movimento, occorre considerare chi si trova schiacciato tra i due opposti schieramenti, e cioè il Governo, il Partito Democratico ed il Movimento “Pentastellato”.
Conte è il classico Don Abbondio, “vaso di coccio tra i vasi di ferro”, privo del tutto non soltanto di una base, ma soprattutto di un progetto politico e di una visione di Paese.
Risulta fin troppo facile maramaldeggiare su questo povero Avvocato di Provincia, finito casualmente in una situazione molto più grande di lui.
Con le sue vesti eleganti ed i suoi modi compassati, l'uomo il Presidente del Consiglio ricorda un gentiluomo capitato per caso in una rissa da angiporto, in cui non trova nulla di meglio che gridare: “Signori, contegno!”
I Democratici, ridotti ormai nel loro ceto dirigente ad un pugno di spaesati superstiti della vecchia burocrazia di partito delle Botteghe Oscure, vedono sorgere una nuova Sinistra che si incarica di fare quanto sarebbe stato loro compito, e soprattutto loro dovere: contrastare la reazione.
In base a ciò che scrive “La Repubblica”, questa volta non assisteremo – quanto meno – ad una riedizione del Sessantotto, quando i vari Amendola e Paietta liquidarono il Movimento come un tentativo di sommossa promosso da qualche teppista isolato.
Persa l'occasione di mettersi alla testa di una sollevazione giovanile che per la prima volta, nella nostra storia unitaria, aveva assunto un segno ed un indirizzo dichiaratamente progressista, in tutto il tempo successivo i dirigenti delle Botteghe Oscure tentarono inutilmente ogni autunno di risuscitarlo, o meglio di ricrearlo “in vitro”.
Con i risultati patetici che abbiamo constatato annualmente.
Ora quei dirigenti – o meglio i pochi che rimangono, trasferitisi al Nazareno - fanno l'unica cosa sensata: né reprimere il movimento, né tenare di cavalcarlo.
In entrambi i casi, i vari Zingaretti ed Orfini finirebbero travolti.
Meglio godersi la pensione: tanto più che si tratta di soggetti incapaci di insegnare alcunché: sia sul piano politico, essendo reduci da una serie infinita di fallimenti, sia sul piano culturale (Zingaretti è uomo di proverbiale ignoranza), sia soprattutto sul piano morale.
Quanto a Renzi ed alla sua amica Boschi, stanno dove sono sempre stati, e cioè dall'altra parte.
Il Movimento “Pentastellato” ha fornito alle Sardine il maggior numero di militanti.
Questo non deve stupire, né tanto meno scandalizzare: se qualcuno ha creduto in buona fede che si trattasse della nuova Sinistra di cui da decenni si sentiva il bisogno, non ha assolutamente nulla di cui vergognarsi: soltanto i cretini non cambiano mai di opinione.
Resta da valutare quali sono le prospettive del Movimento: il fatto di non avere una “leadership” nazionale, e nemmeno regionale, ma solo coincidente con la dimensione cittadina, è indubbiamente positivo, in quanto lo mette al riparo dalle conseguenze di ogni prevedibile tentativo di corruzione dei suoi dirigenti.
Non ci sarà dunque un altro Di Maio, disposto a vendere la primogenitura per il piatto di lenticchie della Farnesina.
La dimensione cittadina presenta però un altro e più importante vantaggio: l'Italia è il Paese delle “Cento Città”, la Nazione composta da molti campanili, e questa caratteristica torna a manifestarsi positivamente nei grandi momenti della sua storia.
Possiamo risalire ai Liberi Comuni, organizzati in origine spontaneamente dal popolo come aggregazioni economiche, ed evoluti in seguito in Città – Stato.
Anche la Resistenza sorse come aggregazione di volonterosi, saliti spontaneamente sulle montagne sovrastanti ciascuna delle “belle Città date al nemico”, come cantava l'inno partigiano.
Ora quella storia si ripete, essendosi determinato un tratto comune con il tragico e glorioso Quarantatré: chi rappresenta formalmente lo Stato dichiara la guerra contro il nemico – ieri nazista, oggi leghista – senza però disporre né della forza popolare, né del coraggio civile necessari per combatterla.
Per fortuna, c'è chi lo fa al loro posto.
Questo può certamente portare ad una cariocinesi: da una parte non mancano le realtà locali dove i Leghisti sono più forti – valga per tutti l'esempio della nostra Provincia – mentre dall'altra parte quanti hanno preso la testa del movimento non vogliono e non devono abbandonarla: se questo avvenisse, sarebbe la sua fine.
Abbiamo infinite volte rilevato come in Italia la Destra si fosse impadronita dell'affermazione dell'identità collettiva.
Per fortuna, però, Salvini ha commesso l'errore di riferirla ad una Nazione ormai concepita come entità astratta, e ad uno Stato corrotto, percepito come estraneo dalla gente comune.
Ora – a differenza di quanto avviene altrove in Europa Occidentale – risorge un identitarismo di segno progressista, non però riferito all'Italia nel suo insieme, né alle diverse Regioni, bensì proprio ai tanti campanili: non a caso, esso si incontra e si manifesta nella piazza, nell'antico Arengo del Comune.

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Mario Castellano 26/11/2019
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