La vicenda dell'adesione dell'Italia al cosiddetto “Fondo Europeo Salva – Stati”, per quanto risulti eclatante, non appartiene alla categoria dei fatti, quanto piuttosto a quella degli eventi.

Il fatto si è consumato moltissimi anni or sono, quando all'eliminazione della classe dirigente della “Prima Repubblica” non ha fatto seguito l'avvento di una nuova, possibilmente migliore ed all'altezza del suo compito storico, bensì quel sostanziale vuoto di potere da cui trae origine l'odierna degenerazione dello Stato.
Quando il Consiglio Europeo. sotto il Governo “bipopulista” di Salvini e Di Maio, ha deliberato la riforma del “Fondo”, non è stato richiesto ai rappresentanti dei diversi Stati che esibissero a tal fine il proprio rispettivo accreditamento
Tale adempimento non viene infatti sollecitato quando l'Unione Europea adotta degli atti di Diritto Internazionale
Ciò non di meno, l'ordinamento interno prescrive comunque– pena l'illegittimità di quanto pattuito – che i rappresentanti di ciascuna “Alta Parte Contraente” siano preventivamente autorizzati a negoziare ed a sottoscrivere il testo cui si intende aderire.
Salvini accusa Conte di avere commesso il reato di alto tradimento in quanto il Presidente del Consiglio (di allora e di oggi) non era munito di tale mandato.
Se così fosse, non si spiega perché l'allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giorgetti non abbia eccepito alcunché nel momento in cui la delegazione italiana al Consiglio Europeo esprimeva la propria adesione; né per quale motivo egli abbia omesso di allertare il Vice Presidente del Consiglio; né infine come mai quest'ultimo si sia ben guardato dal sollevare la questione in sede di Consiglio dei Ministri od altrove.
Qualora sia stato commesso il reato di alto tradimento, esiste dunque una piena correità da parte del “Capitano”: il quale però si permette di accusare Conte e Tria quali suoi unici responsabili.
Fin qui l'analisi di quanto avvenuto ieri al Senato, dove Conte ha avuto buon gioco ad affermare sostanzialmente: “Se io ho commesso un delitto, tu, Salvini, ne sei complice”.
Per quanto riguarda il precedente “vertice” della maggioranza, vi si è deciso di chiedere un rinvio della approvazione della riforma del “Fondo” da parte dei prossimi Consigli Europei, prima quello dei Ministri delle Finanze e poi quello dei Capi di Stato e di Governo.
Questi organismi non avranno naturalmente difficoltà a concederlo, per la semplice ragione che l'atto di Diritto Internazionale è già in vigore dal momento in cui è stato stipulato,
Quanto poi alla richiesta di modifiche, che verrà presentata da Gualtieri e poi da Conte, in tanto potrà venire accolta in quanto si raggiunga sui suoi contenuti l'unanimità dei partecipanti: una ipotesi estremamente improbabile, e la sostanza di quanto già stabilito non potrà comunque cambiare.
Ciò premesso, e precisato dunque che a tradire l'interesse nazionale è stato il Governo “bipopulista”, vediamo in che cosa consiste la lezione che a tale interesse è stata inferta.
In primo luogo, l'Italia si è impegnata a contribuire con una propria quota alla costituzione del nuovo “Fondo Salva – Stati”.
Se il pagamento di quanto dovuto non dovesse venire completato, scatterebbero le sanzioni previste a carico dei trasgressori, e cioè un intervento degli organismi del “Fondo” sul nostro debito sovrano, vale a dire una diminuzione dello stesso valore nominale dei nostri Buoni del Tesoro: una parte delle somme sottoscritte verrebbe infatti prelevata per soddisfare il creditore.
A questo punto, però, nessuno più sottoscriverebbe i titoli del nostro Debito Sovrano, e l'Italia andrebbe in “default”.
Tale pericolo non verrebbe tuttavia scongiurato neanche se riuscissimo a pagare per intero la nostra quota.
Per capire i motivi di tale situazione, occorre porsi due domande, di cui l'una riguarda il vero motivo per cui il “Fondo” è stato riformato, e l'altra l'innovazione introdotta nel Diritto Internazionale.
Per quanto attiene al primo punto, occorre partire dal fatto che la “Deutsche Bank”, cioè il maggiore Istituto di Credito della Germania ha “in pancia” - come si suol dire - dei titoli delle maggiori banche d'affari del mondo, in parte giapponesi, ma soprattutto americane.
Se l'inesigibilità di questi titoli portasse al fallimento la “Deutsche Bank”, i curatori esigerebbero da parte dei debitori – cioè le grandi banche d’affari – il pagamento di quanto dovuto, mandando anch'esse in fallimento.
Per salvare non tanto l'Istituto di Credito tedesco, quanto piuttosto chi si è indebitato nei suoi confronti, si è stabilito che il “Fondo” possa intervenire non soltanto nel salvataggio degli Stati, ma anche in quello di tali soggetti.
La violazione del Diritto Internazionale consiste però nel fatto che le banche di affari, cioè delle persone giuridiche di Diritto Privato che non si possano considerare né soggetti di Diritto Pubblico, né tanto meno dei soggetti di Diritto Internazionale, nominino propri rappresentanti in seno agli organi di una Organizzazione Internazionale,
Questi Signori godono di conseguenza anche dell'immunità diplomatica, che li mette al riparo da una eventuale incriminazione per interesse privato in atti di ufficio.
Va da sé che il loro compito consiste nel salvare – concedendo loro dei prestiti – tanto la “Deutsche Bank” quanto i suoi debitori.
Con quali soldi saranno finanziati questi prestiti?
Con quelli degli Stati membri, tra cui il nostro.
Se poi non avremo abbastanza denaro per contribuire, si interverrà sul nostro Debito Sovrano nel modo che abbiamo già descritto.
A questo punto, è del tutto inutile domandarsi come finirà la rissa tra Salvini, Di Maio e Conte, essendo tutti e tre responsabili di quanto accaduto.
I dirigenti del Partito Democratico, che avrebbero potuto con giusta ragione chiamarsi fuori, hanno deciso invece di assumere le difese del “Fondo”, negando gli effetti della nostra adesione.
Con questo, l'intera classe dirigente italiana abdica al compito di difendere la sovranità nazionale, salvo accusarsi a vicenda di tale misfatto.
Ne consegue che avremo tutti gli svantaggi dell'adesione al Fondo, cioè l'esproprio delle nostre risorse finanziare, e tutti gli svantaggi di una mancata adesione, cioè un'orgia di anti europeismo.
Tale atteggiamento non avrà tuttavia come bersaglio l'iniquità commessa dall'Unione, bensì lo stesso ideale liberaldemocratico proprio dell'Occidente.
Un nostro illustre Cattedratico ha già colto addirittura l'occasione per “riabilitare” Hitler.
I ragazzi del Movimento delle “Sardine” sono rimasti gli unici a difendere la democrazia liberale, ma il Partito Democratico non pare minimamente intenzionato a promuovere concretamente i suoi principi.
Questi giovani – che sono poi i nostri figli anagrafici – rischiano di fare la fine di tutti i loro coetanei intenti a denunziare sul piano morale i misfatti delle dittature, dichiarate o non dichiarate, sparse per il mondo.
Essi non saranno arrestati, né tanto meno sterminati, ma rischiano – in una Italia illiberale – l'emarginazione sociale.
Per loro fortuna, essendo muniti di titoli di studio elevati e di conoscenza delle lingue straniere, potranno raggiungere quanti li hanno già preceduti nell'emigrazione per motivi economici.
L'Italia di Salvini e Di Maio perderà così una intera generazione.
I due capi del “bipopulismo” ne saranno contenti, vantandosi di rappresentare una umanità che costituisce l'opposto di chi generosamente scende nelle piazze: si tratta infatti di due poveri provinciali, tanto asini quanto arroganti.
Questa storia costituisce un “déjà vu”: basta confrontare Mussolini con Gobetti ed i fratelli Rosselli.

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Mario Castellano 03/12/2019
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