Tempo fa, abbiamo appreso che proviene da Ceriana, uno dei nostri Paesi più tipici ed attaccati alle tradizioni, come testimoniano i cori e le processioni del Venerdì Santo, il Signore ricercato ogni anno dai fotografi in occasione del raduno di Pontida.
Questo personaggio, incurante delle inevitabili insinuazioni sulla fedeltà coniugale della consorte, esibisce con orgoglio un paio di corna proverbialmente smisurate.
Con questo poco onorevole ornamento, il nostro concittadino intende sottolineare le origini celtiche dei Liguri, che in realtà esistono soltanto nell'approssimazione culturale della sua parte politica.
I Liguri di cui parla Diodoro Siculo, il quale paragona i nostri antenati alle bestie selvagge, non avevano nulla a che vedere coi Galli: se questi, infatti, erano di carnagione chiara e biondi di capelli, i Liguri dell'antichità avevano invece la pelle scura e i capelli neri.
Si trattava dunque di un popolo dalle radici mediterranee, certamente di origine anteriore alla migrazione degli Indoeuropei. che espandeva il suo insediamento al di là dell'Appennino, fino ad occupare una buona parte della Pianura Padana: lo testimoniano certi toponimi con la desinenza in “usco” o “asco” - come Mornasco, Buccinasco e Cernusco – che nella lingua degli antichi Liguri significava precisamente “luogo”.
Il richiamo ai Galli, popolo celtico giunto ad occupare quella che i Romani chiamavano non a caso “Gallia Cisalpina” - l'Italia era in quei tempi soltanto la Penisola, posta a meridione della linea ideale che va da Luni a Rimini e dal Magra al Rubicone – oltre che uno svarione storico pari soltanto all'invenzione della cosiddetta “Padania”, costituiva ai tempi del separatismo un precedente ammonitore di quanto si è consumato in seguito: quando cioè – grazie all'ineffabile Sonia Viale – i Lombardi, anziché partire per la Prima Crociata, hanno varcato l'Appennino per venire a saccheggiare la Sanità – e non soltanto la Sanità – della Liguria.
Questa operazione, preannunziata nel corso della precedente campagna elettorale per la Regione dalla “capa” delle donne berlusconiane della Liguria, la quale prometteva primariati a destra e a manca (ma soprattutto a Destra), si è rivelata più nefasta dell'invasione napoleonica del 1797.
In quell'anno fu posta fine alla Repubblica di Genova, e perfino la reliquia del “Sacro Catino” - portata nella “Superba” per l'appunto dai Crociati – venne derubata e portata in Francia.
Al saccheggio ha preso parte perfino uno svizzero, tale Benveduti, di cui si ignora la conoscenza del “management”, per non parlare dei quella Diritto Pubblico.
Costui, qualificatosi come campione di “Krav Maga” (arte marziale israeliana), appena assunto il suo incarico in via Fieschi, ha proclamato l'intenzione di applicarla come sanzione amministrativa – o come mezzo coercitivo – agli impiegati.
Il Benveduti – tale è il suo nome, che suona involontariamente sarcastico, trattandosi di una persona molto mal vista nel grattacielo della Regione – non sa nulla dei procedimenti disciplinari.
Né si può sperare venga ragguagliato al riguardo da Toti, il quale dice di essere un giornalista, mentre in realtà è un pubblicitario.
Se fa la “réclame” per la Mediaset come la fa per sé stesso in quanto Governatore, non ci si deve meravigliare per il crollo degli introiti pubblicitari della Mediaset.
Ci si spiega, in compenso, per quale ragione Berlusconi cerchi di piazzare altrove i propri dipendenti.
A farne le spese siamo purtroppo noi Liguri, che ci ritroviamo “governati (!?) da un corpulento personaggio tosco – lombardo, simile ai Viceré spagnoli del Nuovo Mondo: i quali non sapevano con precisione neanche dove fossero finiti, ma in compenso si circondavano di una corte sfarzosa e spedivano verso la Madre Patria i galeoni pieni dell'oro sottratto agli indigeni.
Oggi l'equivalente di questo bottino è costituito dai “ticket” che si pagano in ospedale per essere curati ad anni di distanza, quando il paziente è già guarito – o più probabilmente deceduto – per conto proprio.
Evidentemente, noi Liguri siamo considerati dalla Lega Lombarda come dei selvaggi da sfruttare e da mettere in riga con i mezzi più sommari.
Nessun Prefetto del Regno e nessun gerarca fascista erano mai arrivati a questo punto di disprezzo nei nostri riguardi.
Se veramente i personaggi come il cerianese cornuto, oppure l'ex Assessore Comunale di Sanremo che reclamava una serata del Festival dedicata alle canzoni in lingua regionale, avessero nutrito un autentico orgoglio identitario, avrebbero dovuto marciare su Genova per liberare via Fieschi da simili intrusi.
I nazisti avevano scritto sull'ingresso di Auschwitz: “Il lavoro rende liberi”.
Con la stessa tragica ironia, Sonia Viale va dicendo da cinque anni che ha “liberato” la Liguria.
L'arrogante bordigotta si riferisce probabilmente ad una restaurazione della Monarchia sabauda, nel cui culto è avvenuta la sua formazione politica.
Anche Salvini diceva di volere “liberare” l'Emilia.
Poiché però questa Regione si era già liberata nel 1945, ha respinto i suoi servigi.
La Liguria era già sovrana da circa un millennio, e si era dotata di istituzioni repubblicane che non a caso Giuseppe Mazzini voleva estendere a tutta l'Italia.
Ragion per cui ci attendiamo che i nostri concittadini reagiscano alle pretese dei vari Viale, Rixi, Conio, Toti, Oddo e simili con un riflesso condizionato di rigetto delle loro pretese, suscitato da un orgoglio identitario lungamente represso.
Tanto più che la Lega, ormai in caduta libera dopo le disavventure giudiziarie ed elettorali del “Capitano”, ha da tempo abbandonato la rivendicazione indipendentista, e si candida soltanto per una riedizione né aggiornata né corretta, ma anzi peggiorata, del centralismo romano.
Se è questa la prospettiva che ci offre Salvini, tanto valeva tenerci Mussolini: è sempre meglio l'originale della copia.
Anche il “Duce” aveva soggiornato dalle nostre parti, rendendosi conto di come - malgrado la nostra nomea di taccagni e di diffidenti - risulta abbastanza facile abbindolarci.
La prova consiste precisamente nel lugubre quinquennio contrassegnato dal dominio di Toti.
In verità, Gian Galeazzo Visconti era riuscito nell'impresa di renderci suoi vassalli.
Di quel breve dominio, rimane testimonianza nel Monastero di Taggia, eretto dal Beato Cristoforo da Milano.
Taggia, per un ricorso storico che avrebbe affascinato il grande Giovanni Battista Vico, è tornata ad essere luogo privilegiato della nuova conquista da parte dei Lombardi.
I Leghisti celebrano infatti (in verità a caro prezzo) sul suo Lungomare i loro ludi enogastronomici, che con la Liguria non hanno nulla a che vedere essendo il pesce (congelato) proveniente dal Giappone ed il vino acquistato in Francia.
Quanto all'antica “Tabia Latronum”, di cui certi Sindaci dei nostri giorni hanno rivalidato l'etimologia, è divenuta l'ultimo ridotto dei Leghisti “puri e duri”, il “bunker” in cui Toti si rifugia - ospite del Primo Cittadino - dopo avere perduto il controllo sull'intero Ponente.
Ritrovandosi tuttavia al cospetto di un pubblico scarso e poco motivato, pari per numero alle beghine che pregano davanti alla Madonna Miracolosa.
Per salvare il Governatore, ci vorrebbe proprio un miracolo.
Tuesday, February 04, 2020