Mentre Renzi, agendo come guastatore dall'interno della maggioranza, tenta di far cadere il Governo – essendo comunque già riuscito a paralizzarlo – Salvini lancia il suo vero manifesto politico.

Mentre Renzi, agendo come guastatore dall'interno della maggioranza, tenta di far cadere il Governo – essendo comunque già riuscito a paralizzarlo – Salvini lancia il suo vero manifesto politico.
L'operazione ordita dal “Capitano” non manca di abilità.
Da un lato, infatti, l'ex Ministro dell'Interno chiede di essere giudicato in sede penale.
Con questo, apparentemente, l'uomo pare conformarsi ai principi fondamentali dello Stato di Diritto: spetta infatti alla Magistratura valutare se un cittadino ha commesso o meno un reato.
Salvini non ignora però il fatto che una eventuale condanna – in base al disposto della cosiddetta “Legge Severino” - gli impedirebbe di continuare a svolgere le sue attuali funzioni, e soprattutto di candidarsi per la Presidenza del Consiglio.
In apparenza, dunque, il suo risulta essere un gioco d'azzardo, in cui si vince tutto o si perde tutto: una eventuale assoluzione lo rilancerebbe, mentre una condanna porrebbe fine – in apparenza – alla sua carriera politica, distruggendo per giunta un Partito che si dichiara personale fin dalla propria denominazione.
Nel discorso pronunziato dinnanzi al Senato, Salvini ha inserito due errori giuridici talmente clamorosi da far dubitare che il pur bravissimo Avvocato Giulia Bongiorno stia riuscendo nella sua opera di Consulente Giuridico.
In primo luogo, il “Capitano” ha affermato che quanti hanno prole sono immuni per ciò stesso dalla Giurisdizione Penale, posto che i processi intentati ai padri traumatizzano i figli, specialmente se minori di età.
Salvini, evidentemente, non ha mai visitato un carcere, tra le cui mura abbondano i detenuti, condannati o in attesa di giudizio, che hanno dovuto separarsi dalle rispettive mogli e dai rispettivi figli.
Noi stessi, essendo sottoposti a giudizio penale, per fortuna concluso da una sentenza di non luogo a procedere, ci siamo ben guardati dall'eccepire al Giudice la nostra paternità adottiva.
Se quanti hanno prole fossero da ritenere irresponsabili penalmente, verrebbe comunque infranto il principio di eguaglianza, dato che soltanto le persone sterili sarebbero passibili di giudizio.
L'altro strafalcione, possibilmente ancora più grave, è stato pronunziato da Salvini quando ha invocato l'esistenza – riservata peraltro solo a lui, nella sua qualità di capo popolo – di una istanza superiore ai vari gradi della giurisdizione: quella rappresentata dal popolo.
L'appello del “Capitano” ricorda il precedente di Fidel Castro: il quale, quando venne processato per l'assalto al Moncata proclamò davanti al Tribunale: “Condannatemi, la Storia mi assolverà.
In realtà, Castro, che all'epoca era il più brillante giovane Avvocato del Foro dell'Avana, aveva dispiegato nella sua autodifesa degli argomenti giuridici di ben altro spessore, invocando come causa esimente dalla responsabilità penale lo stato di necessità: che però notoriamente ricorre soltanto quando sussistano circostanze individuali, e non di ordine sociale.
Se Castro era uomo di cultura, Salvini è invece noto per la sua crassa ignoranza.
In comune, tuttavia, esiste tra i due un elemento, che consiste nella convinzione della necessità di un cambiamento rivoluzionario del quadro giuridico.
Con la differenza che Castro combatteva contro la dittatura di Batista, mentre Salvini vuole abbattere la pur malandata Repubblica Italiana.
Che cosa succederebbe, infatti, se il popolo, soggetto generico cui in una democrazia rappresentativa è attribuita la sovranità, delegata però a degli organi elettivi, non solo  fosse considerato l'unico titolare del potere giudiziario, ma addirittura lo esercitasse direttamente?
Possiamo soltanto immaginare uno scenario da incubo, nel quale turbe inferocite di fanatici leghisti assaltano i Palazzi di Giustizia e le carceri, imponendo l'assoluzione degli imputati o facendoli evadere con la forza?
Questo precisamente avvenne in alcune parti d'Italia durante la famosa “Settimana Rossa”.
Tra i promotori di questo tumulto c'era anche un certo Benito Mussolini, il quale in seguito avrebbe cambiato completamente il segno - ma non il metodo - della sua azione politica.
Salvini, da parte sua, ha già fissato una specie di “Ora X”, nella quale avverrà la resa dei conti con l'attuale sistema costituzionale.
Il momento atteso dal “Capitano” coinciderà con l'eventuale sentenza di condanna, che egli – a questo punto – è costretto ad auspicare: una eventuale assoluzione produrrebbe infetto l'effetto di bagnare le sue polveri esplosive.
In quel momento, il popolo – cioè i militanti della Lega, rafforzata da ogni sorta di facinorosi di “Casa Pound” e delle “Curve” degli stadi, insorgerebbe, ripristinando una asserita Giustizia sostanziale, contrapposta a quella formale.
Il colpo di Stato è definito dalla Dottrina giuridica come un mutamento della Costituzione introdotto senza seguire il procedimento stabilito dalla stessa Legge Suprema per il proprio emendamento.
Una volta affermato il principio della laicità politica di un simile evento, il nuovo Duce può comunque stabilire a sua discrezione la data del nuovo 28 Ottobre.
Se la sentenza di Catania dovesse tardare, l'evento potrebbe probabilmente coincidere con il rifiuto opposto da Conte a chi – si tratti di Renzi, di Salvini o di entrambi – ne richiedesse le dimissioni.
Ecco dunque spiegata la non casuale contemporaneità tra il discorso di Salvini al Senato e la manovra ordita dal “Rottamatore”.
La concione del “Capitano” ricorda quella di Mussolini sul famoso “bivacco di manipoli”, con la differenza che il Duce si riferiva al Potere Legislativo, mentre il Capitano prende di mira il Potere Giudiziario.
Prepariamoci dunque a fronteggiare, forse “ad horas”, una emergenza istituzionale.
Qualora i cosiddetti “Responsabili” intervenissero per salvare il Governo, Salvini denunzierebbe l'asserita a violazione della Costituzione ad opera della parte avversa: “Superior stabat lupus, inferior agnus”.
In queste ore, la Destra della nostra provincia accorre nelle piscine e nei ristoranti, ma non c'entrano né il nuoto, né la gastronomia.
Questi assembramenti hanno invece a che fare con i suoi disegni eversivi.

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Mario Castellano 15/02/2020
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