Mentre scriviamo, ancora non sappiamo se ed in quale misura il Governo recepirà le richieste avanzate dal “Governatore” leghista della Lombardia, il quale vorrebbe – se abbiamo capito bene – vietare anche la circolazione dei mezzi pubblici sull'intero territorio nazionale, come pure chiudere gli esercizi commerciali, salvo le rivendite di alimentari e le farmacie.
Mentre scriviamo, ancora non sappiamo se ed in quale misura il Governo recepirà le richieste avanzate dal “Governatore” leghista della Lombardia, il quale vorrebbe – se abbiamo capito bene – vietare anche la circolazione dei mezzi pubblici sull'intero territorio nazionale, come pure chiudere gli esercizi commerciali, salvo le rivendite di alimentari e le farmacie.
Non si capisce se i supermercati, dove ormai la gente si approvvigiona abitualmente dei beni di consumo più usuali e più necessari, risultino inclusi nelle misure reclamate da Fontana.
Probabilmente, Conte ed i suoi Ministri si adegueranno parzialmente a queste proposte, anche per evitare di essere ricattatoriamente additati quali corresponsabili - sia pure per negligenza - di un danno alla salute pubblica.
Quale che sia la posizione del Governo, il significato e le conseguenze sul piano politico delle misure già in vigore non mutano, e vanno – a prescindere dalle stesse intenzioni dei loro promotori – in una direzione tanto precisa quanto irreversibile: la frammentazione territoriale del Paese.
Ci rendiamo conto del fatto che questa nostra valutazione possa apparire errata, in quanto le misure profilattiche in vigore ed in gestazione coinvolgono indistintamente tutti gli Italiani.
In realtà, le erezioni – sia pure “de facto” - di frontiere tra le varie parti del Paese, che viene oggi frammentato più ancora di quanto mostri la mappa delle Regioni, porta inevitabilmente i nostri concittadini a sentirsi sempre più estranei reciprocamente.
L'altro ieri, il nostro Sindaco ha invitato i Piemontesi a rimanere a casa loro.
Dalla vicina Regione gli ha risposto una Signora dicendo che i suoi conterranei possono disporre di mete alternative.
Questo è vero, ma soltanto in tempi normali: oggi ci si trova infatti rinchiusi nei limiti angusti del “Comune di residenza”.
Dopo l'Unità d'Italia, i Governi liberali e sabaudi costruirono la rete ferroviaria di cui disponiamo ancora attualmente.
Finita la guerra, la Repubblica costituì il sistema autostradale, prescritto d'altronde per l'Italia da un Trattato stipulato tra i Paesi dell'Europa Occidentale nel 1949, che prevede anche l'edificazione del ponte sullo Stretto di Messina: in questo, siamo ancora inadempienti.
Compiendo un passo indietro nella storia, ricordiamo che le grandi Vie Consolari vennero create dai Romani al tempo della Repubblica: lo prova il fatto che portano ancora i nomi dei veri Consoli.
Questa fu la conseguenza delle cosiddette “Guerre Sociali” (che in latino significa “tra alleati”) del primo secolo avanti Cristo, cui pose fine l'estensione della cittadinanza a tutti i popoli italici.
I quali da allora formano un'unica Nazione, essendosi imposto contemporaneamente il latino come lingua comune.
Fontana guida una congrega di Varesotti che si rifà agli Isubri, cioè alla popolazione celtica preromana insediata nella sua zona.
Gli abitanti dell'attuale Italia Settentrionale, a differenza degli Italici di quella Centro – Meridionale, erano per l'appunto dei Galli – di qui i nomi della Gallia Cisalpina e dei dialetti “gallo – italici” - dovettero attendere la “Lex Julia”, emanata quasi alla fine della Repubblica per l'appunto da Giulio Cesare, per ottenere la cittadinanza romana, 
Il “Governatore” si rifà ad un passato ancora più remoto per invocare l'Indipendenza, considerandosi un combattente contro l'Imperialismo: non quello americano, contro cui inveivano i cortei di una certa Sinistra negli Anni Settanta, bensì quello romano.
E' inutile discutere sui postulati, ma risulta viceversa consigliabile ricordare a simili personaggi che i Meridionali – se volessero porre  termine a loro volta all'Unità Nazionale – potrebbero affidarsi a memorie ben più fondate e recenti.
Ogni tanto esce fuori qualcuno che commemora Carmine Crocco “Ninco Nanco” come dei “Che” Guevara “ante litteram”.
Ogni estate, si celebra in Lucania la rievocazione con migliaia di comparse di una importante battaglia contro i “Piemontesi”.
È chiaro che Fontana agisce a tutela della salute dei Lombardi più che in base alle loro velleità separatiste.
L'esito di quanto egli propone non potrà tuttavia che ripercuotersi sui rapporti tra gli Italiani, dato che alla logica unitaria finirà per sostituirsene – quali che siano le intenzioni del “Governatore” - una diversa, intrinsecamente separatistica.
Fin qui il discorso sulle responsabilità di Fontana.
Non mancano, tuttavia, quelle di Giuseppe Conte.
E' chiaro che il Presidente del Consiglio ha instaurato una dittatura, sia pure non dichiarata.
Noi siamo abituati, per il condizionamento prodotto sul nostro modo di pensare dalla storia che abbiamo vissuto, a concepire questo tipo di Governo come ispirato da una ideologia.
Il regime instaurato in Italia è viceversa completamente post ideologico.
Questo, indubbiamente, lo configura come un male minore.
Proviamo ad immaginare che cosa sarebbe successo se nel momento dell'esplosione dell'epidemia Salvini fosse stato ancora il cosiddetto “uomo forte”.
Il “Capitano” avrebbe certamente approfittato della situazione per regolare i conti con i propri nemici politici.
L'ex Ministro si trova invece in una situazione di scacco: i “pieni poteri” sono stati assunti, ma non egli ne può disporre.
Il che lo tacita, ma nel contempo lo rende innocuo.
Quanto al suo esercito privato e mercenario, composto dalle “Curve” degli stadi e dai gruppi neofascisti, è bastata la sospensione delle attività sportive e il divieto degli assembramenti per mettere tutti quanti fuori combattimento.
Il Manzoni annota come durante la peste fossero spariti i “bravi”, in quel caso essendosi anch'essi ammalati, ma soprattutto rimanendo disoccupati.
I loro attuali epigoni rivelano, scomparendo a loro volta, la propria assoluta mancanza di una cultura politica.
Ora si attende che le prove appena iniziate, rendendo indispensabile qualche forma di impegno sociale, portino col tempo alla formazione di una nuova generazione di militanti, ed anzi di una nuova classe dirigente.
Tanto più che le stesse caratteristiche post ideologiche dell'attuale Governo rivelano l'esaurimento di quella precedente, e soprattutto delle sue diverse culture.
Meditiamo sul fatto che non si sta elaborando una riflessione riguardante l'attuale contingenza ispirata dal pensiero politico comunista, socialista, liberale, cattolico democratico, nazionalista e via dicendo.
Tutti quanti questi filoni non hanno evidentemente più nulla da dire.
Possiamo dunque valutare quali sono i superstiti punti di riferimento di nuove possibili aggregazioni.
Il principale è certamente di matrice religiosa: la Chiesa risulta più che mai protagonista del tentativo di mantenere coeso il tessuto sociale, e finirà per guadagnare prestigio, come avvenne in circostanze analoghe e per motivi simili tanto nel 1918 quanto nel 1945.
Un altro riferimento è costituito dalle regioni: usiamo però di proposito l'iniziale minuscola, ma non certo perché ne sottovalutiamo l'importanza del loro ruolo.
Non ci riferiamo, naturalmente, agli Enti Pubblici Territoriali, i cui dirigenti – e non soltanto
Fontana – si dimostrano velleitari: essi infatti da un lato chiedono di inasprire le misure restrittive, ma dall'altro chiedono allo Stato di gestirle.
Gli sviluppi della vicenda iniziata da pochi giorni – ed anzi da poche ore – porteranno comunque ad una nuova e più forte manifestazione della tendenza ad affermare le diverse identità: che in Europa Occidentale non sono né nazionali né religiose, ma per l'appunto precisamente regionali, anche se la religione contribuisce fortemente alla loro rispettiva definizione.
Con questo, abbiamo gettato uno sguardo su di un futuro quale non vivremo, ma che tuttavia risulta inevitabile.
Quanto apparteneva al passato risultava ormai tanto obsoleto e stantio che si è dissolto nel giro di pochi giorni, ed anzi di poche ore.

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Mario Castellano 12/03/2020
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