Rassicuriamo in primo luogo i nostri affezionati lettori che fino a quando sarà possibile continueremo a testimoniare, a commentare e ad incoraggiarli.

Ringraziamo i carissimi amici che ci mettono a disposizione i mezzi necessari per farlo: il nostro copista non è più in grado di garantirci il servizio svolto fino ad ora in modo esemplare. Iniziamo l'articolo di oggi raccontando i pochi fatti accaduti in una piccola città di provincia che possono interessare un pubblico più ampio:
Ha chiuso Il Ristorante "Braccioforte", che svolgeva da generazioni - già i nostri bisnonni erano amici e sodali - la funzione di cenacolo dei nostri concittadini democratici di ogni tendenza. Questo locale era anche il centro - studi in cui si perpetuava la lingua "bracciese", minacciata ora ancor più di completa estinzione.
L'amico Osvaldo Martini Tiragallo, titolare dell'esercizio e suo figlio Riccardo Martini Sartorelli hanno sempre sacrificato una parte dei loro guadagni a questa causa della cultura locale.
Tuttavia, come si dice in questi casi, "majora premunt".
L'unico segno dell'emergenza, sul piano dell'ordine pubblico, ci ha visti casualmente testimoni.
Una pattuglia composta da due uomini della Polizia Municipale - i cui componenti sono stati forgiati alla scuola dell'indimenticabile Comandante Di Meo - è intervenuta energicamente per sloggiare dalle vicinanze del supermercato" ECOM"  il gruppo interconfessionale di "barboni" che abitualmente vi stazionava, dedicandosi al consumo di bevande alcoliche malgrado fosse composto in egual misura da Cristiani e da Musulmani.
I reprobi, non dimostratisi in grado di esibire una adeguata autocertificazione, sono stati anche sottoposti a stretto interrogatorio, da cui è risultato un dato inquietante: il loro "leader" risulta residente nel vicino Comune di San Bartolomeo al Mare, le cui Autorità - prontamente interpellate - hanno iniziato uno "scaricabarile" con quelle del Capoluogo.
Ben altro vigore e coordinamento esigerebbe l'attuale drammatica situazione!
Più volte ci siamo rivolti ai componenti del gruppo di fede islamica ricordando loro che l'Imam di Imperia, Roberto Hamza Piccardo, disapprova energicamente il loro comportamento.
La risposta è consistita immancabilmente in una sequela di insulti irripetibili, diretti alla loro guida spirituale (fin qui "transeat"), ma anche di terribili bestemmie contro il Sacro Nome di Dio.
Il quale ultimo viene tirato in ballo del tutto a sproposito.
Il gruppo si è però ricostituito ventiquattro ore dopo il suo temporaneo allontanamento, facendosi beffe dei Vigili Urbani.
Sempre a proposito di Musulmani, è da segnalare il fatto che la comunità bengalese. che controllava l'intero sistema della ristorazione cittadina coprendo quassi tutti i posti di cuoco ed aiuto cuoco, è stata convocata dai suoi dirigenti con qualche ora di anticipo rispetto al decreto del Governo sulla chiusura di tutti i locali pubblici.
Si tratta di persone che parlano molto male la nostra lingua e che soprattutto si sono sempre manifestate completamente estranee rispetto a tutto quanto riguarda la comunità nazionale, in particolare le disposizioni della Autorità.
Chi li ha avvertiti?
Subito dopo, costoro si sono come volatilizzati, il che fa pensare ad una operazione ampiamente prevista e predisposta da tempo.
Questo episodio ha un precedente storico nel 1794, quando giunsero qui le truppe rivoluzionarie francesi, tra le cui fila si annoverava il giovane Capitano Bonaparte, distintosi per l'appunto nella Prima Campagna d'Italia.
La Comunità Israelitica insediata da tempo immemorabile a Porto Maurizio, nel vicolo detto appunto "degli Ebrei", se ne andò tutta quanta.
Per il resto, qui non è accaduto nulla di diverso dalle altre "Cento Città d'Italia".
Veniamo ora al nostro consueto commento.
Gli ultimi capitoli delle biografie di Pio IX si intitolano invariabilmente "Il prigioniero del Vaticano".
L'attuale Papa vive, benché involontariamente, la stessa situazione.
È chiaro che Mastai Ferretti si rinchiuse nei Sacri Palazzi in polemica con chi egli definiva "colui che detiene", mentre la scelta di Bergoglio è causata da ragioni esattamente contrarie, cioè l'adesione a quanto prescritto da una Autorità ritenuta pienamente legittima.
Gli effetti sul Cattolicesimo italiano possono però risultare paradossalmente analoghi.
Anche se nell'Ottocento la vigenza del "Non Expedit" impediva ai fedeli la partecipazione alla vita politica, essi si immersero ugualmente nella vicenda civile della Nazione.
La spinta a costituire proprie organizzazioni cooperative, culturali e sindacali era certamente determinata all'inizio dalla volontà di contrapporsi allo Stato, ma la presenza attiva e cosciente dei Cattolici nella società determinò ugualmente una partecipazione alla vicenda collettiva.
La Prima Guerra Mondiale dimostrò che con il tempo si era determinata anche una identificazione con l'Italia sul piano identitario, spirituale ed affettivo.
La Conciliazione venne imposta alla Santa Sede soprattutto da questo mutamento nel sentire comune dei fedeli.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il protagonismo dei Cattolici ebbe origine tanto dal prestigio acquisito dal Clero quanto dal fatto che le masse erano ormai divenute protagoniste della vita dello Stato, e quella aggregata dal mondo cattolico era per l'appunto una presenza collettiva organizzata e capillare.
Oggi assistiamo ad un fenomeno che rovescia questa situazione: il tipo di guerra in corso annulla - è inutile nasconderci che ci troviamo in un conflitto mondiale - mette in discussione tutte le forme di aggregazione sociale.
Perfino le mense della Caritas hanno smesso di funzionare proprio quando ce ne sarebbe più bisogno.
L'immagine dell'Arcivescovo di Milano che prega da solo sul tetto del Duomo davanti alla Madonnina raffigura il reciproco forzato isolamento tra i Pastori ed il loro gregge.
La parola ritorna, venuta meno l'intermediazione tanto della Gerarchia quanto delle organizzazioni di ogni tipo accomunate dalla loro ispirazione religiosa, alla coscienza individuale di ciascuno.
Questo fatto può risultare positivo in quanto viene meno l'ultimo diaframma che separava i credenti dal resto della comunità civile italiana, rappresentato dal persistere di una caratterizzazione religiosa delle loro specifiche aggregazioni.
Questo esalta la libertà del credente, motivato nelle sue scelte soltanto dal rapporto con la Trascendenza ma libero di determinarsi esclusivamente in base alla propria coscienza.
Si avvera - per un accidente della storia - la profezia in cui avevano creduto i Maestri del pensiero cattolico liberale.
Noi siamo convinti - ed è proprio questo il punto su cui ci dividiamo irreversibilmente con i tradizionalisti - che proprio questa situazione produrrà la restaurazione di una società autenticamente cristiana.
I vari Demattei e Buttiglione affermano invece che per ottenere tale risultato bisogna costruire uno Stato confessionale.
Il Papa che non approfitta di trovarsi all'estero, ed anzi di essere il Capo di uno Stato straniero per disattendere la Legge italiana, dimostra coi fatti di essere d'accordo con noi, e non con questi Signori.
In questi giorni, compiendo il nostro dovere di cittadini, ci rendiamo conto che vige un'unica distinzione: quella tra gli uomini di buona volontà e chi viceversa dimostra di non averla.
"Pace in terra agli uomini di buona volontà": questo fu il saluto che segnò la venuta del Messia secondo i Cristiani.
Non dà pace ai correligionari, né ai credenti, ma per chiunque sia disposto a farsene costruttore.
Se però i credenti sapranno dare il buon esempio, se sapranno aiutare il prossimo nella misura in cui lo esige la loro fede, allora la società diverrà cristiana, ritrovando la propria dimensione spirituale, senza bisogno di imposizioni.
A questa situazione si riferiva l'agnostico André Malraux quando affermava che il nostro secolo sarebbe stato spirituale o non sarebbe stato.
Due considerazioni conclusive.
Una riguarda l'impossibilità di mantenere unita la Chiesa.
Chi di noi, uscendo per la strada e trovando i propri concittadini ridotti letteralmente alla disperazione, avrebbe il coraggio di dire che il virus è una sanzione divina, per giunta pienamente meritata?
Su "Notizie Romane" e simili fogliacci, di cui ricordiamo bene la campagna di odio scatenata a suo tempo contro Padre Fidenzio Volpi, colpevole soltanto di avere obbedito al Papa, c'è scritto questo, ma i loro redattori - evidentemente - si guardano bene da lasciare le rispettive confortevoli dimore.
L'altra considerazione riguarda la Santa Sede intesa come luogo fisico.
Noi siamo testimoni dei sacrifici, dell'entusiasmo e della dedizione di tanti suoi dipendenti, di cui abbiamo condiviso il lavoro quotidiano, e sappiamo quanto essi vogliono bene al Papa.
Esiste però anche una pletora di manutengoli, dediti ad una vita scandalosamente lussuosa.
I quali da un lato godono dei privilegi conferiti dalla prossimità - non soltanto fisica - con i Sacri Palazzi.
Di questa contiguità, essi approfittano tanto per diffamare il Papa (il che - detto volgarmente - significa sputare nel piatto in cui si mangia) quanto per estraniarsi dalle sofferenze dell'Italia e del mondo.
Ben si confà a questa gente la maledizione di Rigoletto: "Cortigiani, vil razza dannata!"
Che cosa aspettiamo per toglierceli di torno?
Come avremo altrimenti il coraggio di guardare in faccia chi si sacrifica per assistere i malati nel nome di Dio, mettendo a rischio la propria vita?
Non soltanto in Africa, ora anche in Italia.

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Mario Castellano 14/03/2020
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