Il giornale elettronico “il Sussidiario” pubblica un articolo di Giulio Sapelli...
Il giornale elettronico “il Sussidiario” pubblica un articolo di Giulio Sapelli, in cui – come sempre avviene quando si crea un ingorgo di “dietrologie” e di elucubrazioni sulle società iniziatiche e sui cosiddetti “poteri occulti” – risulta molto difficile districarsi dato che questo scritto contiene certamente degli elementi di verità, mescolati però con informazioni di cui risulta difficile verificare l’attendibilità, occorre compiere uno sforzo per dipanare una matassa alquanto ingarbugliata.
Prendiamo dunque le mosse da un’ampia citazione dell’articolo.
Pechino, secondo quanto scrive Sapelli, nel perseguire l’obiettivo di acquisire l’Italia ala suo sistema di alleanze, “utilizzerà i forti legami che l’eccezionale bravissimo Ambasciatore cinese ha stretto con il Vaticano e direttamente con il Sommo Pontefice.
Tutto ciò grazie al mai dismesso legame del Partito Comunista Cinese con la Compagnia di Gesù che – come si scoprirà più avanzeranno gli studi – ha capitalizzato il lavoro missionario pluricentenario a partire dal legame tra le logge massoniche mariniste francesi e gli intellettuali rivoluzionari comunisti cinesi che studiavano a Parigi e segmenti importanti della borghesia cinese mai interrottosi sino ai nostri giorni”.
Non si può negare che tanto la Compagnia di Gesù quanto il Partito Comunista Cinese si caratterizzino per una organizzazione simile, tanto per l’iniziazione dei rispettivi componenti quanto il loro processo di selezione, basato in ambedue i casi sul sistema della cooptazione.
È possibile – benché il chiarimento di questo aspetto debba essere rimesso all’avanzamento degli studi – che tale similitudine abbia determinato qualche contatto e qualche scambio di valutazioni.
Tuttavia, per mantenerci nell’ambito di un esame dei dati acquisiti, ricordiamo che il Gesuita Padre Matteo Ricci risiedette in Cina nel Seicento.
La massoneria simbolica, certamente erede di quella operativa del medioevo, venne fondata a Londra nel 1717.
Si può dunque escludere che Matteo Ricci potesse averne ricevuto l’iniziazione nella libera muratoria: quella operativa, esistente ai suoi tempi, ammetteva soltanto chi praticasse certi mestieri artigianali.
Il Religioso originario di Macerata è sepolto nel cortile della scuola, con sede a Pechino, in cui si formano i quadri del partito.
Il suo sepolcro è onorato, non soltanto da chi frequenta questo prestigioso istituto.
Tuttavia ciò non prova un particolare legame con i componenti della Compagnia.
È invece provato che tutti i movimenti progressisti – tanto di orientamento nazionalista quanto di ispirazione socialista – dei paesi extra-europei siano stati ispirati dagli ideali massonici ed in alcuni casi (come per Fidel Castro) siano stati costituiti e guidati da esponenti delle logge.
L’autore cita correttamente, come esempio di questo rapporto per quanto riguarda la Cina, il fondatore della Repubblica Sun Yat Sen.
La fondazione delle logge nei paesi extra-europei risulta comunque ben anteriore rispetto alla frequentazione delle università europee da parte dei loro futuri dirigenti, costituendo piuttosto la conseguenza dei numerosi insediamenti commerciali europei e dei rapporti economici instaurati tra le borghesie “compradoras” ed il vecchio continente.
In America latina, la massoneria approdò fin da prima dell’indipendenza nelle grandi città portuali, come Buenos Aires, Rio de Janeiro, Montevideo e Caracas.
Fu precisamente in questa temperie che si formarono i futuri “libertadores” come Simòn Bolivar, adottato ed educato da Simòn Carreno, dirigente della Libera Muratoria.
L’articolo di Sapelli risulta particolarmente interessante là dove rivela che l’Ambasciatore Cinese in Italia intrattiene dei contatti informali con il Vaticano, anche se la permanenza di una rappresentanza diplomatica di Formosa impedisce l’instaurazione di rapporti ufficiali.
Non sappiamo se il Papa e l’Ambasciatore siano diventati amici personali.
Se però i due si sono incontrati – come è certamente verosimile – ha sicuramente influito sul piano umano l’avere partecipato entrambi al processo di emancipazione dei popoli già sottomessi al dominio coloniale o semi-coloniale.
È anche indubbio che i negoziati sulla “vexata quaestio” del riconoscimento dei Vescovi cinesi appartenenti alla cosiddetta “chiesa patriottica”, la cui consacrazione illegale (benché legittima, sussistendo la “successione apostolica”) ne aveva causato la scomunica.
I negoziati condotti con le Autorità di Pechino dalla Segreteria di Stato avevano permesso da tempo di raggiungere un accordo, la cui ratifica era rimessa “ad nutum Pontificis”.
L’intesa raggiunta con la Cina ricalca quasi pedissequamente quella stipulata tra Napoleone e Pio VII all’epoca del Concordato con la Francia, che nel 1801 pose fine al dissidio tra il clero detto “giurato”e quello “refrattario” a prestare il giuramento di fedeltà allo stato richiesto in base alla “costituzione Civile” del 1790.
Anche in quel caso la Santa Sede riconobbe la gerarchia della Chiesa fedele alla Repubblica.
Da allora, la “successione apostolica” risale in Francia ai Vescovi aderenti alla rivoluzione.
Questo non cessa di alimentare ancora oggi dei dissidi ed è all’origine dello scisma lefevriano.
Nel caso della Cina, la scelta del Papa ha causato le ire del Cardinale Joseph Zen di Hong Kong, giunto a tacciare il Segretario di Stato, Monsignor Pietro Parolin, di “ateismo”.
Non capiamo proprio la Fede in Dio con la disputa tra filocomunisti ed anticomunisti, che risulta comunque molto datata: adesso va di moda definire i progressisti con l’epiteto di “musulmani”: è successo anche a noi.
Se comunque l’Ambasciatore Cinese a Roma ha contribuito a risolvere un difficile contenzioso, gli esprimiamo le nostre più vive congratulazioni.
Questo diplomatico è anche riuscito a vendere all’Italia il sistema elettronico di comunicazioni “5 G”.
Se dovesse lasciare il servizio avrebbe comunque un brillante futuro quale “brasseur d’affaires”.
Per pareggiare, dovremmo riuscire a vendere il Colosseo a Xi Jin Ping.