Quando sarà finita la guerra, le idee che oggi vengono espresse sommessamente, alimenteranno un dibattito ben più ampio.
Rispetto a quanto avveniva nel periodo cosiddetto “clandestino”, dal 1943 al 1945, non si corre – almeno per ora – nessun rischio ad esporle, ma la diffusione dei giornali elettronici assomiglia ugualmente a quella della stampa “underground” durante la resistenza.
L’impressione che ricaviamo dalla consultazione di quanto è disponibile rivela che i diversi partiti politici, esaurite da tempo le loro rispettive scuole di pensiero, si trovino nella situazione descritta nel famoso aforisma di Oscar Wilde: “La camera dei comuni non ha nulla da dire e lo dice”.
Questo avveniva già prima, ma ci si poteva ancora avvalere del controllo dei “mass media”.
Ora, come sempre avviene nei momenti difficili, la parola è tornata ai rappresentanti della religione.
Monsignor Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e come tale nostro metropolita, ha scritto ai lavoratori della sua diocesi, presso i quali opera fin dai tempi del cardinale Giuseppe Siri un esemplare servizio di assistenza spirituale, ha affermato una verità tanto evidente da guadagnare finalmente uno spazio nella cronaca locale de “La Repubblica”.
Questo giornale riproduce con dovizia di particolari tutta l’aria fritta della sinistra ligure, salvata dal “gong” del rinvio delle elezioni regionali, mentre non riusciva a trovare uno straccio di candidato alla presidenza.
Il Cardinale si esprime con grande intelligenza e dottrina nei grandi momenti della vicenda cittadina: ricordiamo le sue parole ai funerali delle vittime del ponte Morandi, quando seppe dare voce alla coscienza di un popolo intero.
I collaboratori locali di Eugenio Scalfari, che gode in questi giorni del raro privilegio di poter leggere il proprio necrologio, ignorano regolarmente le prediche del metropolita: forse perché, come tutte le omelie, sono considerate noiose.
Ci voleva dunque l’epidemia perché Bagnasco conquistasse gli onori delle cronache.
Ecco dunque la sintesi del suo pensiero, quale viene tracciata proprio su “La Repubblica”.
Il Cardinale afferma: “Uno stato che si rassegna ad assistere, anziché investire per lo sviluppo e la crescita di tutti, è la negazione dell’uomo”.
Mentre i ministri e i “governatori” litigano sulla ripartizione delle mascherine e dei respiratori, Bagnasco guarda oltre la contingenza, e rileva in primo luogo che una economia stremata non avrà più le risorse da investire per la ripresa.
Dovrà dunque farsene carico lo stato: se non è la rivendicazione del socialismo, si tratta della postulazione di un “new deal”.
Nessun dirigente della sinistra ha dimostrato altrettanta lungimiranza ed altrettanto coraggio.
“La Repubblica” si guarda però bene dal rilevare questa mancanza della sua parte politica.
Se però c’è un cardinale che dimostra di credere nella funzione dello stato, vi è in ambito cattolico chi tenta di sovvertirlo.
Mentre il neo nazista Fiore annunzia che per volontà di Bill Gates (?!) le messe sono sospese non “pro tempore”, bensì definitivamente, un noto radio predicatore chiama alla disobbedienza civile mediante l’occupazione dei fedeli per esigere la ripresa delle funzioni.
Dal canto suo, il professor Massimo Introvigne, presente a suo tempo al famoso convegno indetto dalla regione Lombardia nel quale i leghisti proposero di emulare Enrico VIII costituendo una chiesa autocefala della “Padania”, afferma che per effetto della sospensione delle funzioni la frequenza al culto scenderà al dieci per cento: forse a causa della moria di vecchiette provocata dall’epidemia.
Noi non siamo esperti di sociologia delle religioni, ma l’illustre studioso dovrebbe spiegarci perché in Russia, dopo settant’anni di emarginazione dei praticanti, le chiese sono tornate a riempirsi.
La preghiera non è indotta dalla abitudine, ma dalla convinzione.
Quale valore può d’altronde avere se si riduce ad un riflesso condizionato, oppure ad una convenzione sociale?
La campagna per promuovere la disobbedienza civile, lanciata in un primo momento dal pagano Salvini (il quale non ha dovuto interrompere i suoi riti “celtici”, che la Lega non celebrava ormai più da tempo) sta divenendo martellante.
Lo slogan afferma che il contagio non si diffonde di più nelle chiese rispetto ai supermercati.
Certi predicatori radiofonici dovrebbero però spiegare dove i cittadini, credenti o non credenti possono acquistare il cibo.
La sovversione non può manifestarsi con gli assalti ai forni, dato che sconfinerebbe nella delinquenza comune.
Se invece si dà l’assalto alle chiese, si prendono i classici due piccioni con una fava, destabilizzando l’autorità dello stato e causando uno scisma nella chiesa.
La religione non deve ritornare ad essere motivo di contrapposizione tra gli italiani.
Risulta chiaro che si tenta di mettere in imbarazzo i Vescovi, messi davanti a una illegalità commessa nel nome della Fede.
Noi, cattolici liberali, ci siamo sempre mantenuti leali nei confronti della chiesa, anche quando venivamo discriminati.
Nessuno sta perseguitando i tradizionalisti.
La legge non sanziona chi dissente.
La legge sanziona chi delinque.

Send Comments mail@yourwebsite.com Thursday, April 09, 2020

Mario Castellano 10/04/2020
Copyright ilblogdimario.com
All Rights Reserved