Ci tocca ormai di assistere ogni giorno ad una sempre più rapida distruzione dello stato di diritto.
Per spiegare come si svolge questo processo, occorre prendere le mosse dalla definizione in termini giuridici del colpo di stato, che avviene quando la costituzione viene modificata senza osservare il procedimento stabilito per il suo emendamento.
A questo punto, bisogna sia intesa come l’insieme delle norme che regolano la composizione ed il funzionamento degli organi che esercitano il potere di imperio dello stato.
Risulta indubbio che nell’ambito di queste norme rientrano le leggi regolatrici delle funzioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei diversi ministeri.
Mediante un decreto del Presidente del Consiglio è stato recentemente istituito un “comitato di esperti in materia economica e sociale”.
Un primo necessario rilievo riguarda lo strumento mediante il quale viene costituito un nuovo organo dello stato.
Abbiamo già rilevato, in un precedente scritto, che il decreto del Presidente del Consiglio è un atto amministrativo.
Ciò non ha impedito a Conte di usarlo in modo improprio come un atto di tipo legislativo, con cui è stata introdotta addirittura una nuova fattispecie di reato.
In seguito, il contenuto di questo atto è stato riversato in un successivo decreto legge, cioè in un atto di tipo legislativo.
Ciò aveva indotto a confidare in un ritorno alla regolarità del “modus procedendi”.
Ora, invece, si aggrava l’errore dato che mediante un nuovo decreto del Presidente del Consiglio si pretende addirittura di modificare la costituzione materiale.
Fin qui i rilievi in materia procedurale.
Per quanto viceversa riguarda il merito del procedimento, occorre rilevare come già stanno operando in materia di contrasto all’epidemia la protezione civile ed il commissario all’emergenza.
Ora si aggiunge il nuovo comitato, presieduto dal dottor Colao.
Vediamo come l’articolo 1 del decreto ne definisce le competenze.
Si tratta di “elaborare e proporre al Presidente del Consiglio misure necessarie per fronteggiare l’emergenza epidemiologica covid-19, nonché per la ripresa graduale nei diversi settori delle attività sociali, economiche, e produttive, anche attraverso l’individuazione di nuovi modelli organizzativi e relazionali, che tengano conto delle esigenze di contenimento e prevenzione dell’emergenza”.
“Nihil dicendum” sulla specificazione delle materie su cui si estende la competenza del nuovo comitato.
Non risulta però chiaro il punto fondamentale, se cioè al nuovo comitato viene attribuito un potere meramente consultivo, ovvero un potere propositivo.
La differenza non risulta affatto di poco conto, dato che nel primo caso quanto elaborato dal comitato non ha nessuna efficacia giuridica, mentre nel secondo caso esso viene incaricato di un adempimento che inizia il procedimento di emanazione di nuovi atti, di indubbio carattere legislativo.
Risulta assolutamente chiaro che il Presidente del Consiglio qualora avesse avuto bisogno di una consulenza in materia giuridica riguardante le nuove norme da introdurre nell’ordinamento per combattere l’epidemia, si sarebbe trovato nell’imbarazzo della scelta.
Conte, infatti, avrebbe potuto chiedere lumi al commissario per l’emergenza, alla Protezione Civile (nel cui ambito opera il comitato tecnico-scientifico), all’ufficio legislativo della stessa presidenza del consiglio, nonché – “dulcis in fundo” – ai ministeri competenti, “in primis” quello della sanità.
Per non parlare delle due camere, ma soprattutto della corte costituzionale: alla quale si può richiedere un parere formale, mettendosi al riparo di eventuali futuri giudizi di illegittimità costituzionale.
In un momento come l’attuale, di tutto si sentiva il bisogno, fuorché di un nuovo organo consultivo.
Il comitato, infatti, non si configura come tale, in quanto esso anziché emettere dei pareri, elabora delle proposte.
Il Presidente del Consiglio non è naturalmente tenuto ad accoglierle.
Risulta tuttavia molto improbabile che Conte, dopo aver scomodato una simile falange di luminari (o presunti tali, trattandosi in molti casi di specializzati nelle più diverse ed astruse discipline) dopo averli congregati a Palazzo Chigi con il conseguente rischio di contagio, si limiti a ringraziare chiedendo scusa per il disturbo: il decreto prevede soltanto, per costoro, il rimborso delle spese: l’astuto Conte si è reso conto evidentemente del rischio di ricevere dal nuovo comitato delle proposte divergenti rispetto a quelle avanzate dal comitato tecnico-scientifico.
Ecco dunque, a conferma del proverbio secondo cui “il diavolo è nei dettagli”, la norma celata nel terzo comma dell’articolo 3 del decreto istitutivo, in base al quale il presidente Colao “può anche convocare riunioni congiunte con il comitato tecnico-scientifico”.
Tenuto conto del fatto che quest’ultimo si qualifica come un organo ausiliario della protezione civile, ci si accorge che Conte, quando vorrà farsi “proporre” un provvedimento da Colao, potrà coinvolgere anche il direttore della Protezione Civile e il presidente del comitato tecnico-scientifico.
Il commissario alla emergenza non viene viceversa coinvolto, trattandosi di un altro fedelissimo del Presidente del Consiglio.
Tanto Borrelli quanto i luminari della medicina membri del comitato tecnico-scientifico non potranno fare a meno di sottoscrivere le proposte di Colao, cioè – in sostanza – quanto Conte proporrà a sé stesso.
A questo punto, ci si può domandare perché “l’avvocato del popolo” (?!) abbia bisogno di tutte queste firme.
“Elementare, Watson”, come diceva Sherlock Holmes: l’uomo di San Giovanni Rotondo non vuole dare l’impressione di considerarsi un “tuttologo”.
Mussolini non volle mai farsi conferire una laurea “honoris causa”, pur potendo trovare qualche senato accademico o qualche consiglio di facoltà disposto a provvedere alla bisogna.
Al “Duce” conveniva più farsi “proporre” da illustri cattedratici tutto quanto gli serviva, comprese le famigerate “leggi razziali”: il famoso professor Pende, Ordinario di medicina a Roma, giunse a certificare una presunta inferiorità genetica degli israeliti.
Conte pare seguire le orme di Mussolini.
In materia di proposte, segnaliamo l’iniziativa di un nostro concittadino, che si è rivolto a Palazzo Chigi per sollevare il problema della responsabilità cinesi per diffusione dell’epidemia.
Nel suo esposto, inviato anche alla Farnesina ed al ministero della sanità, questo intraprendente italiano afferma che “la non volontà della Cina di fornire informazioni alla organizzazione mondiale della sanità” comporta “ben più di un errore morale”.
Infatti, “in base al diritto internazionale, la Cina aveva il dovere di informare i governi di tutto il mondo di quanto sta avvenendo”.
Il “Celeste Impero” trattandosi di uno dei centonovantaquattro stati parte del vigente regolamento sanitario internazionale (…) “ha il dovere di raccogliere rapidamente informazioni e contribuire ad una comprensione comune di ciò che può costituire un’emergenza per la salute pubblica con potenziali implicazioni internazionali.
Si richiede dunque che l’Italia agisca contro la Cina dinanzi alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja per richiedere il risarcimento del danno.
In caso di condanna, le autorità di Pechino potrebbero proporci una compensazione, regalando all’Italia in sistema di telecomunicazione “5 G”.
Per ora il nostro concittadino non è stato arrestato, ma pare che alcuni figuri dagli inconfondibili tratti somatici orientali lo stiano pedinando, più concretamente, Fontana ha deciso di garantire per i lombardi il pagamento della cassa integrazione.
Si tratta di un atto di tipo legislativo emanato in palese violazione dei limiti posti alla competenza delle regioni, trattandosi di materia che rientra in quella di un altro ente pubblico.
Il prossimo passo consisterà prevedibilmente nell’ordinare all’Agenzia delle Entrare di trasmettere al grattacielo Pirelli le risorse necessarie.
Che cosa faranno i funzionari?
Il “governatore” ha disposto anche la riapertura delle librerie.
Se i loro titolari apriranno, le forze di polizia dovranno sanzionarli ovvero imporre il rispetto del diritto a lavorare?
La scelta è tra l’obbedienza ad una autorità di fatto separatista o la lealtà allo stato.
Ci si rende conto del fatto che l’unità nazionale è in pericolo?
Il 25 aprile si sarebbe festeggiata la fine della repubblica di Salò.
Ora si spiega perché la giunta comunale leghista di Genova le ha reso omaggio.

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Mario Castellano 16/04/2020
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