Il quotidiano colpo di piccone allo stato di diritto che dobbiamo registrare appena trascorsa la Pasqua, riguarda una delle disposizioni contenute nell’ultimo decreto del Presidente del Consiglio, con cui si affida alla ditta tedesca Vodafone  l’installazione in Italia del sistema di comunicazioni a distanza denominato “5 G”, fabbricato in Cina.
Pare che tutto il potere esecutivo e legislativo, nella vacanza di quello giudiziario, sia ormai concentrato a Palazzo Chigi, inteso anche come luogo fisico.
Montecitorio e Palazzo Madama sono infatti ormai deserti, come pure le sedi dei ministeri, con la parziale eccezione del Viminale, popolato però soltanto da persone in uniforme.
I palazzi del potere dell’Urbe assomigliano ad un quadro di De Chirico: alla monumentalità degli edifici fa riscontro la totale assenza di esseri viventi.
Conte, annidato nel suo ufficio di Piazza Colonna, incarna un potere tanto più assoluto quanto meno è visibile.
Se l’uso di un atto amministrativo per emanare delle norme di legge risulta improprio – come abbiamo già scritto – “per difetto”, si dà ora il caso che la stessa incongruenza si determini viceversa “per eccesso”.
Il conferimento di un servizio reso allo Stato da un soggetto di diritto privato è infatti preceduto – nel relativo procedimento – dalla presa d’atto del risultato di una licitazione: che però, in questo caso, non si è svolta.
Né vi è traccia, nel decreto del Presidente del Consiglio, di una definizione dei criteri cui deve conformarsi il capitolato d’appalto.
Siamo curiosi di leggere questo documento, da cui apprenderemo a quanto ammonta il compenso assegnato ai tedeschi della Vodafone  per l’importante servizio reso allo stato italiano.
I sudditi del “celeste impero” marciano alla conquista del nostro paese non già sbarcando da oriente, né penetrando dal confine di Trieste, bensì calando dal Brennero, come Federico Barbarossa.
Non sappiamo se ci sarà un’altra Legnano, ma risalta la coincidenza tra la nomina del dottor Colao, già amministratore delegato della Vodafone , alla guida di un nuovo comitato istituito presso la Presidenza del Consiglio ed il matrimonio di interesse contratto tra la sua ditta e lo Stato.
Pare inoltre che la Vodafone fosse già informata con un certo anticipo della aggiudicazione dell’appalto.
Lo prova il fatto che i suoi tecnici non hanno atteso l’emanazione del decreto del Presidente del Consiglio per iniziare l’installazione delle antenne del sistema “5 G”.
Inoltre, la Vodafone  ha già stipulato dei contratti di subappalto con gli altri concessionari della telefonia mobile.
“Last but not least”, in attesa di assumere la gestione del servizio, la ditta tedesca era già stata autorizzata ad estendere l’ampiezza delle irradiazioni elettromagnetiche anteriormente consentite.
Sul piano normativo, la novità introdotta con il decreto risulta inquietante, e pone un problema evidente di legittimità costituzionale.
Il concessionario è infatti tenuto a trasmettere i dati raccolti mediante l’applicazione del nuovo sistema a tutte le autorità dello stato. Non soltanto, dunque, a quella giudiziaria, ma anche agli organi amministrativi.
Ciò pone un problema di legittimità costituzionale: la legge suprema stabilisce infatti all’articolo 15 che la limitazione della segretezza della corrispondenza “può avvenire soltanto per atto motivato della autorità giudiziaria”.
Per capire quali siano i soggetti interessati a conoscere tutto quanto risulta dall’intercettazione di ogni telefono e di ogni computer, ricordiamo che il coordinamento dei servizi di “intelligence” non spetta al governo nel suo insieme, né tanto meno al Ministero dell’Interno, bensì al Presidente del Consiglio.
“Et – come si dice in francese – pour cause” questa è la situazione dal punto di vista dell’ordinamento giuridico interno.
Quanto ai cinesi, la ditta che produce il sistema “5 G” potrà farsi informare dalla Vodafone, sua concessionaria in Europa, della nostra vita privata.

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Mario Castellano 17/04/2020
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