Nella Chiesa Cattolica le suore sono come i carabinieri “use a obbedir tacendo”.
Se dunque rompono il silenzio, ciò significa che è accaduto qualcosa di molto grave.
Le religiose sono inoltre logicamente delle donne le quali si esprimono con maggiore franchezza rispetto agli uomini.
Deve però essere sopravvissuto qualcosa dell'antica abitudine al riserbo se una congregazione femminile di Savona, che gestisce una benemerita scuola parificata, ci ha fatto giungere per il tramite di comuni amici una sommessa ma ferma protesta nei confronti del governo, intenzionato a togliere i contributi di stato a questi istituti.
Noi abbiamo sempre difeso i principi del cattolicesimo liberale e, atteggiandoci nei confronti dei confessionalisti come difensori intransigenti della laicità dello stato.
Fu così quando denunziammo l'inganno che si celava dietro il nuovo principio giuridico detto della “sussidiarietà”, in base al quale, qualora lo stato non si trovi più nella condizione di svolgere una funzione pubblica adesso attribuita, dei soggetti di diritto privato possono subentrare nel suo esercizio.
A questo punto, basta però dichiarare che mancano le risorse necessarie per gestire una scuola, ed ecco che qualche altra entità lo sostituisce, costringendo chi non è cattolico a ricevere una educazione conforme ad uno specifico orientamento religioso.
Data questa nostra reiterata presa di posizione, non possiamo essere sospettati di parzialità in favore della Chiesa quando segnaliamo un fallo commesso dallo stato.
I contributi concessi alle scuole parificate corrispondono infatti a quanto l'erario spenderebbe se lo stesso studente frequentasse la scuola pubblica.
Viene dunque rispettato il principio costituzionale in base al quale l'istruzione privata non deve comportare “oneri per lo stato”.
Ora però Conte rivela che dietro la fragile maschera del paganesimo, cui si ispirano i suoi compagni di partito, adoratori della dea “Gaia” come i loro ex alleati leghisti lo sono del “dio Po”, si cela un sostanziale ateismo che naturalmente costituisce un atteggiamento assolutamente lecito, ma a due condizioni: la prima consiste nel non atteggiarsi a devoti di Padre Pio, la seconda nel non discriminare la religione nell'esercizio delle proprie funzioni.
Già la “sindaca” di Roma – che invece di amministrare l'urbe si dedica ad inventare neologismi – aveva cercato di far dimenticare i disastri della sua giunta tassando le case per i pellegrini, dimostrando come i “pentastellati” siano una compagnia di giro alla perenne ricerca di qualche patrocinio che permetta loro di sbarcare il lunario.
Ora Conte, che agisce come un gabellotto spremendo i contribuenti, ha trovato nello anticlericalismo la foglia di fico con cui nascondere la sua “spending review”.
Il sedicente “avvocato del popolo” - alla pari della sua sodale raggi, formata alla scuola del fascista Previti – non ha alle spalle né una formazione politica seria, né una ideologia di riferimento.
Egli non trova dunque nulla di meglio che attaccare la chiesa.
Infinite volte abbiamo ricordato come il papato, malgrado i conflitti dell'ottocento, abbia salvato due volte l'unità nazionale: dopo Caporetto, quando crollò lo stato liberale, e poi dopo l'otto settembre, data in cui lo stato fascista fece la stessa fine ingloriosa.
In entrambi i casi, c'erano dei papi italiani, ma questa situazione è cessata nel 1978: non a caso, nello stesso anno in cui morì Aldo Moro, e venne meno l'unico possibile equilibrio su cui si poteva fondare la repubblica.
Se Conte commette l'errore di riaprire la Breccia di Porta Pia, non può poi pretendere che il Papa lo salvi.
C'è un settore della Chiesa che attende fin dal 1870 di vendicare quell'evento.
Fino ad ora, noi cattolici liberali siamo riusciti – benchè minoritari ed emarginati – a fermarlo.
Ora però si profila una saldatura tra il settore tradizionalista e quello schierato con la politica ”terzomondista” di Bergoglio: precisamente nel nome di una rilettura delle vicende ottocentesche in chiave di conquista coloniale, perpetrata dagli anticlericali “piemontesi”.
Contesta rivelando tutti i suoi limiti culturali, come pure la sua incapacità di leggere la cronaca.
L'uomo non è né uno statista, né un politico, ma soltanto un raccomandato, anche se ha ricevuto il classico “calcio nel culo” da un cardinale.

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Mario Castellano 20/05/2020
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