Uno dei motivi per cui – a quanto pare  – Ratzinger, dopo avere valicato il Brennero diretto a settentrione, ha dovuto – rovesciando la famosa espressione di Armando Diaz – “ridiscendere in disordine e senza speranza le valli che aveva salito con orgogliosa sicurezza”, consiste nel fatto che la sua presenza nei luoghi di origine aveva causato reazioni inconformi nella chiesa tedesca.
Uno dei motivi per cui – a quanto pare  – Ratzinger, dopo avere valicato il Brennero diretto a settentrione, ha dovuto – rovesciando la famosa espressione di Armando Diaz – “ridiscendere in disordine e senza speranza le valli che aveva salito con orgogliosa sicurezza”, consiste nel fatto che la sua presenza nei luoghi di origine aveva causato reazioni inconformi nella chiesa tedesca.
Tempo fa, il papa emerito aveva chiesto e ottenuto la testa di uno dei due monsignori Viganò (tra i due non esiste alcun vincolo di parentela), rimosso dall’incarico di responsabile per le comunicazioni sociali del Vaticano perché aveva inserito in una collana di testi sulla dottrina cattolica pubblicati dalla sua “Libreria editrice” un libro scritto da un noto teologo tedesco sospetto di “progressismo”. Il quale in precedenza era stato colpito dai fulmini dell’allora prefetto della “Congregazione per la Dottrina della Fede”.
Tale precedente spiega per quale motivo i cattolici tedeschi sono timorosi che Ratzinger possa riprendere, sia pure in un ambito territoriale più ristretto (cioè quello di lingua germanica), le funzioni svolte prima di essere eletto papa.
Nella chiesa tedesca, il laicato svolge un ruolo sempre più importante, al punto che la sua gestione – anziché essere esclusivamente conferita all’episcopato – viene ormai almeno in parte esercitata da una sorta di assemblea elettiva, ove siedono con eguale dignità e potere gli ordinati ed i non ordinati. Le funzioni conferite ai sacerdoti non includono infatti necessariamente quella consistente nel governare in modo esclusivo la società dei credenti.
Le diverse chiese evangeliche, così come le chiese ortodosse autocefale, sono dirette da sinodi elettivi, che includono anche rappresentanti del laicato.
Nelle lingue slave, questa concezione specifica della guida della chiesa viene definita con il termine di “sobornaya”, che si può tradurre – a quanto affermano gli esperti della materia – tanto con la parola “parlamentarismo” quanto con la parola “conciliarità”.
Avemmo occasione di sottolineare questo concetto nel corso di un incontro celebrato ad Imperia tra cattolici ed ortodossi, ma una parte dei presenti, aderenti alla “Lega”, presero a rumoreggiare, impedendoci di concludere il nostro discorso.
Che cosa è comunque un concilio, ecumenico o regionale, se non una sorta di parlamento della chiesa, anche se spetta ancora al papa attribuire alle sue deliberazioni un valore consultivo oppure deliberante, sanzionandole con la propria autorità?
Il Vaticano II assunse una funzione riformatrice in quanto i vescovi – pur nominati dalla Santa Sede – vollero rendersi interpreti delle istanze espresse dal popolo cristiano.
Ora alcuni sinodi nazionali ritornano a rivendicare, e ad assumere, tale funzione. Ciò avviene in particolare in ambito europeo occidentale, ma soprattutto in Germania, paese nel quale i cattolici e gli evangelici convivono in condizioni di sostanziale parità numerica. Ciascuna delle due chiese svolge le proprie giornate annuali, ma ve n’è anche una promossa in comune, il “kirchentag”, occasione importante per confrontarsi e per mutuare gli uni dagli altri quanto vi è di buono.
“Il Venerdì della Repubblica” informa nel suo ultimo numero che il prossimo sinodo della chiesa cattolica tedesca discuterà su di un documento intitolato “Per l’ulteriore sviluppo della morale sessuale cattolica”, in cui si riflettono molte affermazioni condivise dalla maggioranza dei fedeli: i quali non considerano più come un peccato la trasgressione di alcune regole ancora formalmente vigenti. Ciò vale anche per quanti frequentano abitualmente il sacramento della penitenza.
Che cosa è il peccato? Il peccato è la trasgressione della legge stabilita da Dio.
Oggi, però, ci si domanda se questa legge ammetta una interpretazione evolutiva, come avviene per tutte le norme. La chiesa oppone però a tale pratica precisamente l’origine divina dei propri precetti.
Ciò non ha comunque impedito che il compito di interpretarli fosse svolto da uomini, e non soltanto da quegli uomini molto particolari che sono i Sommi Pontefici.
Nell’interpretazione della legge, la giurisprudenza si avvale dell’apporto delle altre scienze, tra cui figurano non soltanto quelle dette “ausiliari” del diritto, come la criminologia, ma anche altre, quali sono la sociologia e la psicologia.
Perché la maggioranza dei praticanti non ritiene – ad esempio – peccaminoso l’impiego dei contraccettivi? Essenzialmente, perché la funzione sociale della famiglia è cambiata. Quando a questo istituto era attribuito un ruolo sociale – soprattutto nella civiltà contadina – risultava logico che una coppia dovesse generare il massimo numero possibile di figli.
Oggi non è più così.
Si può dunque interpretare il precetto biblico “crescete e moltiplicatevi” alla luce della sociologia?
Nell’articolo citato, Filippo Di Giacomo ricorda come lo stesso magistero di Pacelli esortasse la chiesa ad avvalersi delle scienze umane.
Lo si può fare fino al punto di rivedere l’interpretazione tradizionale della legge di Dio?
Ratzinger risponde di no, la curia romana anche, certe chiese nazionali dicono di sì, Bergoglio tende a permettere che ciascuno si regoli in base non solo e non tanto al proprio orientamento, ma soprattutto in base alla sua specifica cultura ed alla sua realtà sociale.
La chiesa dell’America Latina, specialmente laddove è più forte la radice indoamericana o afroamericana, propende per autorizzare l’ordinazione degli sposati, mentre quella mitteleuropea spinge per rivedere anche i criteri della morale sessuale.
Risulta dunque comprensibile che Ratzinger, ritornando dalle sue parti, si sia sentito un poco spaesato.
E’ anche certo che i cinesi non gradiscano le varie forme di opposizione alla linea di Bergoglio, e che dunque facciano valere tutta la loro influenza economica e politica per restringere l’ambito in cui si manifestano.
La Germania ha dato i natali a vari personaggi di nome Marx: i fratelli Marx per professione facevano ridere; invece Carlo Marx di Treviri, così come il suo omonimo arcivescovo di Monaco di Baviera non fanno ridere per nulla, soprattutto in quanto ragionano entrambi in base al rapporto di forze.
Ratzinger deve essersi reso conto del fatto che il rapporto di forze è cambiato.

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Mario Castellano 01/07/2020
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