Una cara amica ci ha sollecitato ad esprimere la nostra opinione in merito al contenuto dell’articolo pubblicato sul suo “blog” dal collega Marco Tosatti con il titolo “Vaticano II: continuità o rottura, comunque fallimentare”.
L’illustre vaticanista ha inteso spezzare una lancia in difesa delle tesi sostenute da monsignor Viganò. Il quale si comporta – senza essere tale – come un ricercato dalla giustizia, e dal suo rifugio segreto (collocato comunque dalle parti di Langley, Virginia, U.S.A.) scaglia anatemi contro il papa e l’universo mondo.
Di che cosa ha paura l’alto prelato, da che cosa ritiene di doversi difendere? Se non lo dice, è segno che ha la coscienza sporca.
Il Vangelo dice di Gesù: “ed egli si nascose”, ma poi ritornò a farsi vedere in pubblico: “et isexiuit de templo”.
Viganò, a differenza del Divino Maestro, può contare su di una potente organizzazione, in cui non mancano gli zelanti corifei che si occupano di diffondere il suo verbo. Tosatti tiene a comunicare che ne fa parte. Peccato però che egli, trascinato dalla sua “vis polemica”, trascuri quanto è più importante, e cioè gli argomenti a sostegno delle sue tesi. Che comunque riassume in questi termini: “se il Concilio si proponeva di conseguire una specie di definitiva riconciliazione tra l’uomo e la cultura moderni e la fede (…) credo sia innegabile che tale scopo non sia stato raggiunto”. Ne consegue che “è il momento di voltare pagina, recuperando una piena ortodossia cattolica”. Risulta infatti urgente “impedire ulteriori crolli ed iniziare a ricostruire sulle macerie”.
Forse Tosatti non se ne è accorto, ma ha dato una eccellente definizione di quanto egli, Viganò e tutta l’armata Brancaleone dei tradizionalisti stanno perseguendo: la restaurazione. Di che cosa? Per l’appunto, della tradizione. Quando però si pretende di restaurare la tradizione, si cade in una contraddizione in termini.
Si possono sempre, naturalmente, ripristinare le forme del passato: Carlo X si fece ungere a Reims con l’olio usato – precisamente secondo la tradizione – per consacrare i re d’Israele. Poco dopo, però, venne cacciato.
Riferendosi ad un’altra tradizione, quella esoterica, il grande René Guénon giunse alla conclusione che in Occidente essa era finita, venuta meno per l’appunto la trasmissione (in latino “traditio”) di certe verità dalla persona del maestro a quella del discepolo.
Quanto si legge nei libri, o sulle pietre dei templi egiziani, non è infatti la tradizione, ma soltanto la sua memoria, la sua testimonianza.
Perché fallì la Restaurazione? Per due motivi: in primo luogo, la nuova società, che aveva promosso la Rivoluzione Francese, non poteva essere distrutta: si potevano soltanto sovrapporre ad essa le vecchie forme del potere proprie dello “Ancien Régime”. In secondo luogo, era impossibile cancellare l’evoluzione del pensiero politico.
Tosatti e Viganò ritengono che si debba rimettere in vigore il “Sillabo” di Pio IX. In realtà, però, questo non è necessario per loro, dal momento che hanno sempre continuato ad osservarlo. Il Concilio, con la sua piena accettazione delle cosiddette “libertà borghesi”, lo ha invece di fatto abrogato.
Che non si sia trattato di un atto puramente formale, che cioè la chiesa abbia aderito ai principi propri della rivoluzione liberale, lo dimostra quanto avvenuto in seguito. Come avrebbe potuto Giovanni Paolo II criticare il comunismo se non denunziando precisamente il fatto che quel regime negava per l’appunto ai propri sudditi quelle libertà e quei diritti? Rimaneva tuttavia una contraddizione. La chiesa li invocava per la società e per lo stato, ma non li rispettava nel proprio ambito. Si trattava, in fondo, della stessa contraddizione in cui si trovava il Partito Comunista quando ancora non aveva superato il centralismo.
Se all’interno di una associazione non vi è democrazia, non può promuoverla al di fuori di se stessa.
Ratzinger ha costruito la sua carriera vietando l’insegnamento a chi violava l’ortodossia. Che cosa era, però, l’ortodossia? In sostanza quello che pensava il prefetto dell’ex Sant’Uffizio.
Ci è capitato di commentare il documento della Congregazione per l’Educazione Cattolica con cui si è autorizzato l’insegnamento nelle università cattoliche, e nelle stesse facoltà ecclesiastiche, impartito da non cattolici, da non cristiani e da non credenti. Senza tale autorizzazione, queste istituzioni scientifiche sarebbero rimaste escluse dalla collaborazione accademica nel paese di adozione, quale responsabile dei corsi di specializzazione nell’università cattolica, il suo rettore, il cardinale Miguel Obando Y Bravo, sollecitò il nostro parere su di una situazione inedita.
Un noto professore di filosofia, di orientamento marxista ma eterodosso rispetto alla linea ufficiale del partito, era stato escluso dall’insegnamento presso l’università statale, e bussava alla nostra porta, chiedendo di proseguirlo. Risultava però chiaro che costui avrebbe dichiarato “ex cathedra” che Dio non esiste. Confortato anche dal nostro modesto consiglio, il cardinale lo permise. Non si trattava soltanto di dare una lezione di tolleranza a chi non la praticava. Si trattava, soprattutto, di non essere oscurantisti. 
Gli atei dichiarano comunque le loro opinioni, e ne hanno il diritto, si poteva naturalmente impedire che lo facessero in casa nostra, ma non si poteva imporre agli studenti di ignorarli. Meglio, dunque, confrontarsi apertamente.
Nessun discepolo – a quanto pare – perse la fede.
Che cosa significa ristabilire una “piena ortodossia cattolica”? Significa vivere ignorando le opinioni degli altri. Questo è, per l’appunto, l’oscurantismo, che – impedendo il libero confronto tra le diverse espressioni del pensiero – produce  soltanto l’ignoranza.
Ci sarà sempre, naturalmente, chi vivrà come se il Concilio non ci fosse stato. Ci sono anche coloro che vivono come se fossero ancora nello “Ancien Régime”, nella monarchia sabauda o nel fascismo. Tutti costoro risultano, ben inteso, assolutamente innocui, finché non impediscono agli altri di vivere, di pensare e di agire diversamente.
Trascorsa la fase storica in cui il pericolo del comunismo giustificava ancora il mantenimento nella chiesa delle vecchie discipline, è stato nominato un prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede che fa quanto fanno i ministri competenti in ogni democrazia liberale: garantisce che ciascuno sia libero di esprimere la sua opinione.
Non si può ripristinare l’ortodossia, semplicemente perché l’ortodossia non esiste. Esistono diverse opinioni, tutte con lo stesso diritto di manifestarsi.  
Bergoglio è l’ultimo papa, nel senso che ha assunto il compito di demolire la monarchia assoluta. Poi, ci sarà sempre la comunità dei credenti, guidata dal vescovo di Roma. Ci saranno anche, purtroppo, i maleducati come i tradizionalisti Alvaro Martino e Francesco Sudrio, intenti ad insultare chi pensa diversamente da loro.
Come scrisse Dante Alighieri, “non ti curar di lor, ma guarda e passa”.

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Mario Castellano 18/07/2020
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