In questo angolo di provincia, occorre prestare attenzione a quanto succede per cogliere le grandi tendenze che si manifestano a livello nazionale ed internazionale.  
Il sindaco di Imperia, come riferito in un precedente articolo, ha fatto multare due esponenti di spicco del mercato coperto di piazza Doria ad Oneglia perché avevano parcheggiato i loro furgoni dove possono sostare – a suo avviso – soltanto le automobili. L’interpretazione delle norme è discutibile, ed infatti si annunziano dei ricorsi.   
L’origine di questo episodio risale comunque ad un collega dei due malcapitati, il quale è l’unico seguace dichiarato del primo cittadino nel suo ambiente. Costui, indispettito perché gli altri “mercatali” hanno votato per la sinistra, ha ottenuto che venisse loro inflitta una sanzione. Né si è accontentato di questo. Uno dei due multati costituiva un anello fondamentale del nostro piccolo banco alimentare, dal momento che riceveva il pane secco offerto dal direttore di un supermercato, e contribuiva a sua volta con la frutta e la verdura invenduta, destinata ai bisognosi.   
Ora il responsabile del grande magazzino ha deciso di privarci del suo apporto all’iniziativa benefica. In realtà, questa scelta gli è stata imposta da uno dei commessi. Ci si domanderà come può l’inferiore comandare al superiore.   
Al tempo della “guerra fredda”, circolava una leggenda metropolitana: si diceva che in ogni reparto militare fosse custodita in cassaforte una busta chiusa, da aprire nel caso fosse scoppiato un conflitto. In essa, era indicato il nome dell’ufficiale che in tale circostanza avrebbe dovuto assumere il comando. Poteva dunque succedere che un capitano mettesse sull’attenti il colonnello comandante.   
Anche il Partito Comunista aveva in ogni provincia il cosiddetto “federale bis”, designato da Pietro Secchia, che quando fosse giunta “l’ora X” avrebbe preso il comando dell’apparato paramilitare clandestino.   
Il commesso, più prosaicamente, è il capo del partito del sindaco nel suo supermercato, e come tale non ha bisogno di aspettare l’inizio di una guerra per impartire degli ordini al direttore. Ciò dimostra una volta in più che un settore della destra si comporta come uno stato nello stato.   
Durante la chiusura, stazionava in permanenza, al di fuori dell’esercizio commerciale, un militante berlusconiano, incaricato di osservare chi andava a fare acquisti. Una volta, ci capitò di assistere ad una manifestazione cui partecipava il sindaco. Tutti i lavoratori dipendenti della città avevano ricevuto l’ordine di presenziare, per comporre la “claque”. I capi gruppo, presenti in ogni ufficio, dovevano annotare i nomi dei presenti e degli assenti, cui veniva richiesto di giustificarsi.   
Si era tornati al “sabato fascista”, che forniva al regime la possibilità di schedare i potenziali oppositori. Non bastava infatti “prendere la tessera”. Occorreva anche partecipare al consenso forzato.
Una volta, in un ufficio pubblico di Imperia, ad un signore che vi era stato assunto con la qualifica di dirigente senza avere sostenuto un concorso, venne fatto osservare come fosse più decente fingere almeno di darsi da fare. Il gerarcotto rispose con jattanza: “io non devo lavorare, io ho la tessera di Forza Italia”. L’uomo era anche il capo di una sorta di esercito privato, composto dai tifosi della locale squadra di pallanuoto.   
Un’altra volta, venne indetta una cena per gli auguri di fine anno, presso il Palazzo dello Sport di Diano Marina. Non soltanto era obbligatorio assistere, bisognava anche pagare. Una signora comunicò al suo capogruppo che non poteva essere presente, avendo l’automobile rotta. Il gerarca le rispose che avrebbe mandato un veicolo a prelevarla a domicilio.   
La guerra civile è già cominciata, anche se non ce ne rendiamo conto, dal momento che una parte politica agisce come uno stato nello stato.   
Perfino la religione viene coinvolta: i giannizzeri del sindaco, con la scusa di fare osservare le misure profilattiche, allontanano gli oppositori dalla chiesa parrocchiale, trasformando la Messa domenicale in una funzione privata, riservata ai seguaci del suo partito. Il resto, lo fa la crisi sociale.   
Il direttore del supermercato avrebbe voluto continuare a fornire il pane secco (che altrimenti finisce nella spazzatura), ma è stato recentemente assunto anche suo figlio, il che fornisce al partito-stato la possibilità di esercitare un ricatto oggettivo.   
Tra l’aiuto ai poveri e l’esibizione della propria autorità, il sindaco si attacca al secondo corno del dilemma. L’uomo dovrebbe ricordarsi di quando era associato a San Vittore. Suo suocero gli faceva recapitare ogni giorno i pasti, cucinati da un grande ristorante (qualcuno dice il Savini), ma anche gli altri detenuti, nonché gli agenti di custodia, esigevano di partecipare al “catering”. Ne risultò un deciso miglioramento del servizio di mensa, e la scarcerazione dell’uomo politico fu percepita come una nuova quaresima.   
La morale della favola è che nei regimi autoritari, più dei capricci dei capi, si devono temere le prepotenze dei piccoli gerarchi di provincia, tanto più “fetenti” quanto più si trovano in basso.   
Non è però sempre necessario attendere la caduta di questi sistemi per capire che cosa pensa la gente.   
Le clientele che fanno capo al sindaco esprimevano un tempo cinquemila preferenze nel territorio del comune. Ora ne hanno racimolato circa la metà in tutta la provincia.   
Il povero Sappa, avendo fatto male i conti, è stato trombato. Non basta più assumere bidelli, spazzini e vigili urbani. Occorre cambiare il modo di pensare, ma per chi vive in una capsula del tempo è troppo tardi.   
Un segnale di speranza viene dall’Alta Valle Argentina, dove Triora è rimasta isolata per il crollo della strada. O si porta il cibo ai residenti con l’elicottero, o li si evacua altrove. Per fortuna, il governo del Principato di Monaco ha assunto le spese della ricostruzione, scegliendo come proprio interlocutore non lo Stato Italiano, né la Regione, bensì l’amministrazione comunale. Il Principato sta estendendo al di qua del confine la propria sovranità di fatto mediante l’espansione economica, e configura così i nuovi assetti territoriali.   
Durante le guerre della ex Jugoslavia, il governo serbo di Milosevic era sottoposto all’embargo. Alcune città avevano però eletto dei sindaci dell’opposizione, a cui la comunità internazionale fece pervenire il proprio aiuto. All’epoca, annotammo che questi comuni venivano trattati come soggetti di diritto internazionale. Ora avviene la stessa cosa a casa nostra.   
Ci rallegriamo per i compaesani di Triora che potranno di nuovo portare il loro ottimo pane integrale, cotto nei forni a legna. I due episodi che abbiamo ricordato sono collegati.
Quando un paese si disgrega, a causa di un conflitto civile, gli altri stati intervengono, adducendo in genere come giustificazione motivi umanitari. Questo attenua i disagi, ma accelera la disgregazione.   
Il sindaco di Taranto, a chi gli faceva notare come i cinesi, acquistando il porto commerciale, diverranno i padroni della città, ha risposto che andrà a riceverli con la banda: “viva la Francia, viva la Spagna, purchè se magna”.   
Questo è il risultato della politica condotta da chi, come il nostro sindaco, ha indebolito l’autorità dello Stato per affermare quella del suo partito. 

Send Comments mail@yourwebsite.com Saturday, April 25, 2020

Mario Castellano 12/10/2020
Copyright ilblogdimario.com
All Rights Reserved