Quando Maria Teresa Anfossi, insieme con un gruppo di amici, animati dallo spirito cosmopolita ...
Quando Maria Teresa Anfossi, insieme con un gruppo di amici, animati dallo spirito cosmopolita che soffia su Ventimiglia attraverso il confine con la Francia, decisero di promuovere nella loro città un centro di cultura ebraica, all'insegna dell'associazione Italia-Israele, forse l'unico al mondo diretto, gestito e animato unicamente da gentili (non esiste infatti "in loco" nessuna presenza di israeliti), l'iniziativa venne considerata come un'idea originale, destinata tutt'al più ad ospitare qualche conferenza erudita, o qualche presentazione di nuovi libri. Tali eventi si sono comunque svolti regolarmente, con un ottimo successo di pubblico. Il che non era comunque scontato, non essendo sempre gli argomenti trattati di facile comprensione per un pubblico pur sempre provinciale, benchè tradizionalmente aperto all'attualità internazionale. Per non parlare dell'opera di assistenza svolta con discrezione ma con efficacia in favore di chi doveva attraversare il confine, nell'una e nell'altra direzione.
Le comunità israelitiche situate sulla Costa Azzurra, da Mentone fino a Tolone, riunite in un organismo denominato il "consistoire", avente sede a Nizza e guidato con sagacia e grande apertura ecumenica dal suo presidente, l'amico Maurice Niddam, aveva comunque apprezzato ed appoggiato l'opera svolta da Maria Teresa Anfossi, come venne testimoniato dalla presenza di molti suoi esponenti del più alto livello all'inaugurazione del centro, di cui avemmo l'onore di riferire.
L'azione che si è sviluppata in seguito ha ricevuto però un altro riconoscimento, tanto più gradito in quanto giunto inatteso. Nei giorni scorsi, le autorità del Marocco hanno deciso di stabilire rapporti diplomatici formali con lo Stato di Israele. Di quelli informali - ma non per questo meno rilevanti - propiziati dalla presenza in Israele di una numerosa comunità di cittadini provenienti dal Paese dell'Africa settentrionale, risulterebbe troppo lungo riferire in questa sede.
Tali relazioni testimoniano però di come le realtà umane, la persistenza di memorie storiche e personali condivise, la stessa radice abramitica comune alle religioni monoteiste (non a caso, i recenti accordi sono stati stipulati richiamandosi al patriarca che per primo ricevette la Rivelazione) hanno dapprima propiziato le intese tra gli Stati, ed ora favoriscono la loro transizione tra le diverse comunità di credenti.
Nei giorni scorsi, Maria Teresa Anfossi è stata contattata dall'imam di Ventimiglia, attivo in Italia ma originario del Marocco e residente in Francia. L'alto dirigente musulmano le ha proposto di stabilire una collaborazione tra la comunità islamica ed il centro culturale israelitico della sua città. La proposta è stata naturalmente accolta con entusiasmo, e comunicata ai dirigenti religiosi e civili degli israeliti insediati oltre confine. Anche essi sono in buona parte provenienti dal Marocco, e più in generale dal "Magreb".
Conversando con una loro gentile rappresentante in occasione dei festeggiamenti organizzati a Nizza per il settantesimo anniversario dell'indipendenza di Israele, ci fu detto come gli eventi all'origine dell'espatrio delle comunità israelitiche, per quanto ingiusti e dolorosi, venissero considerati ormai superati nel nome dell'aspirazione alla riconciliazione tra i popoli ed alla pace.
Ora, finalmente, qualcuno ha deciso di stringere la mano che gli veniva tesa, in segno di fraternità e di amicizia. Per i cristiani, confessione cui appartiene Maria Teresa Anfossi, costituisce un motivo di soddisfazione l'avere fatto da tramite ad un incontro tanto significativo.
La terra del Ponente ligure ha come simbolo l'ulivo, che nella tradizione biblica rappresenta la pace. Alla cara Maria Teresa esprimiamo le nostre congratulazioni per questo importante risultato del suo impegno.