L'ambasciatore Attanasio è stato commemorato dal giornale elettronico musulmano "Al Nur" (che significa "La Luce"), edito in italiano, questo periodico, di cui si dice sia vicino ai "fratelli musulmani".
Il nostro diplomatico, volendo contrarre matrimonio in Marocco con una signora di religione islamica, ha pronunziato la "shaada", cioè la professione di fede, abbracciando pubblicamente quella della sua consorte. Altrimenti, Attanasio avrebbe dovuto celebrare un matrimonio civile presso il Consolato di cui era titolare, oppure sposarsi in Italia con il rito religioso cattolico. Ciò, come ben sappiamo per esperienza personale, non richiede quale condizione la conversione del coniuge acattolico. La signora Attanasio esigeva verosimilmente che l'unione risultasse valida dal punto di vista della propria fede, ma l'ambasciatore in tanto poteva celebrare il matrimonio con il rito islamico solo dopo essersi preventivamente e pubblicamente convertito. A questo punto, però, Attanasio non poteva più essere considerato un cristiano. Nessuno, naturalmente, è autorizzato a sindacare le scelte personali che rientrano nell'ambito della libertà di coscienza, nè a metterne in discussione le motivazioni. Ci domandiamo però come i religiosi amici di Attanasio potessero continuare a considerarlo in comunione con la Chiesa, e come il suo funerale abbia potuto essere celebrato secondo il rito cattolico.
Tornando al necrologio pubblicato su "Al Nur", osserviamo che un atto di valore - se è realmente tale - deve essere apprezzato a prescindere dall'appartenenza di chi lo compie all'una o all'altra confessione. Così pure, una ingiustizia, quale è l'uccisione di un uomo, rimane tale indipendentemente dalle convinzioni della vittima. La quale, però, non può essere considerata necessariamente come un eroe.
Anni fa, in Francia, qualcuno propose di seppellire Dreyfus al Panteon. Il capitano israelita era stato colpito da una delle più gravi ingiustizie, essendo condannato da giudici in manifesta mala fede soltanto perchè era un ebreo. Le autorità decisero tuttavia che le sue spoglie non fossero accolte nel Panteon, affermando per l'appunto che una vittima non può essere considerata per ciò stesso un eroe. Dreyfus, senza dubbio, era stato sacrificato ingiustamente, ma non si era sacrificato.
Brecht scrisse la famosa frase: "beato il popolo che non ha bisogno di eroi". Il drammaturgo si riferiva all'uso che i nazionalisti tedeschi facevano dei caduti nella Prima Guerra Mondiale per alimentare il revanscismo. In realtà, però, il popolo che non ha bisogno di eroi non esiste, o meglio non può essere tale, mancandogli i fondamenti per comporre una comunità, basata sulla identità comune. La mancanza di eroi in cui riconoscersi rivela l'inesistenza di valori condivisi, nel cui nome qualcuno ha ritenuto che valesse la pena sacrificarsi. La prova "a contrario" di ciò, sta nel fatto che dove gli eroi non esistono, li si inventa. Gli svizzeri lo hanno fatto con Guglielmo Tell, e i nostri compatrioti di adozione sono andati a cercarli in alcune figure leggendarie di resistenti alla conquista europea.
La repubblica è sorta grazie a molti atti di eroismo, e poi ne sono stati compiuti altri per mantenerla in vita. La gran parte dei caduti per mano dei terroristi e dei mafiosi sapevano di rischiare la vita, ma hanno persistito nel loro impegno.
Oggi l'attacco allo Stato è così forte e violento che purtroppo i suoi nemici non esitano ad uccidere. Speriamo di sbagliarci, ma è improbabile. Catricalà, secondo la versione ufficiale, è morto suicida, sparandosi con una pistola a tamburo. In questo caso, il bossolo rimane, per l'appunto, nel tamburo. La "scientifica", però, lo cerca sulle terrazze contigue a quella dove è avvenuto lo sparo: alla tragedia si aggiunge la farsa.
In mancanza di eroi, si possono commettere due errori: l'uno consiste nel trovarli dove non ci sono; l'altro nel non riconoscerli dove ci sono. Mentre noi cristiani ci dedichiamo alla poesia, andando in cerca di eroi per nascondere la nostra decadenza, i musulmani, più prosaicamente, si dedicano ad infiltrarci. E' ancora recente la memoria delle gesta di Maria "immacolata" (?!) Chaouqui, la quale giocando sulla sua doppia origine - non soltanto si arricchì vendendo i segreti del Vaticano, ma trasmise quelli più importanti ai propri veri corrligionari.
C'è però, nella Chiesa, chi si dedica alla caccia alle streghe perseguitando i "modernisti": un termine con cui designa chi semplicemente ha delle opinioni diverse dalle proprie. Si ripete con i ruoli invertiti, in una sorta di nemesi storica, quanto avvenne durante l'assedio di Granada dal parte dei "re cattolici": allora erano dilaniati da lotte intestine nei musulmani, oggi questo succede a noi.
L'Europa orientale, tanto cattolica quanto ortodossa, ci suggerisce di rifarci alla identità cristiana. Parafrasando il Manzoni, si può dire però che l'identità chi non ce l'ha, non se la può dare.