Mentre la questura di Torino, indagando sui disordini del ventisei ottobre, scopre che i negozi del centro sono stati depredati da bande di giovani di origine magrebina, decisi ad emulare i loro coetanei delle "banlieues" francesi ...
Mentre la questura di Torino, indagando sui disordini del ventisei ottobre, scopre che i negozi del centro sono stati depredati da bande di giovani di origine magrebina, decisi ad emulare i loro coetanei delle "banlieues" francesi, giunge notizia dal Veneto della costituzione di "ronde" composte da estremisti di destra dediti a picchiare gli "extracomunitari". Si intravede, in entrambe le situazioni, una tendenza alla radicalizzazione dell'identitarismo.
In Francia, le violenze commesse in modo organizzato nelle periferie non rivelano una motivazione diretta di carattere religioso. Il movente di questi comportamenti è da ricercare piuttosto nel disagio sociale. Una volta però che le congreghe dei "casseurs" si sono costituite e sono entrate in azione, individuando i loro obiettivi nei simboli più appariscenti del lusso in cui vivono le classi privilegiate, i loro componenti finiscono con il prendere coscienza della propria origine comune, e quandi anche dell'appartenenza religiosa.
A questo punto, diviene inevitabile la tendenza a fare della fede una bandiera, e si ravvisa in essa non soltanto una motivazione ideologica, ma anche - in prospettiva - la base di un progetto rivoluzionario. I rivoltosi delle periferie si trasformano così nel braccio armato del cosiddetto "islamo-gauchisme": nelle università operano i teorici, nelle strade i militanti. Sul versante opposto, quello "cristiano", si compie un percorso simile, anche se in termini - per così dire - rovesciati. Vi è di primo acchito chi si propone di reagire alle violenze criminali, per lo più connesse con lo spaccio di droga, sostituendosi alle forze di polizia. Non a caso, le aggregazioni di estrema destra assumono il nome di "ronde", e si propongono per l'appunto di presidiare e di difendere il territorio. Soltanto in un secondo tempo si assume come motivazione la propria apprtenenza etnica, ed infine quella religiosa.
Senza volere minimamente sottovalutare le cause sociali di questi fenomeni, riteniamo che non si sia fatto abbastanza per evitare che la violenza organizzata trovasse nella fede una motivazione, per quanto pretestuosa. La convinzione dell'esistenza di Dio dovrebbe indurre i credenti a riconoscersi nella Sua legge. Che per i cristiani è essenzialmente quella dell'amore del prossimo. Non a caso, il volontariato - fin da molto prima dell'epidemia - si era organizzato ed esteso in Italia più che negli altri Paesi dell'Europa occidentale proprio grazie alla presenza capillare delle strutture ecclesiali.
Non manca tuttavia chi declina l'appartenenza religiosa in termini di contrapposizione nei confronti di quanti non la condividono. Questa contrapposizione ha le sue radici in quanto è avvenuto nei decenni scorsi in ambito cattolico. Vi era in esso chi identificava il proprio impegno nel contrasto verso la tendenza dello Stato a regolare i rapporti tra le persone in difformità dal precetto religioso. Questa era la missione della Chiesa secondo una parte della gerarchia e del laicato: affermare i cosiddetti "valori non negoziabili", dividendo la comunità nazionale tra i credenti ed i laici. Sul versante opposto, c'era invece chi tendeva a mettere in pratica un altro diverso "valore non negoziabile": quello della solidarietà e della preservazione del tessuto sociale.
L'epidemia rende oggi più urgente questo impegno. La motivazione religiosa risulta particolarmente preziosa, ma non può comportare alcuna discriminazione tra quanti hanno bisogno di aiuto. La situazione esige che si collabori a prescindere dalle diverse convinzioni. Siamo dunque in presenza di una smentita della nostra convinzione, secondo cui prevale attualmente la tendenza all'affermazione delle distinte identità? Per rispondere a questa domanda, ci rifacciamo ad un momento ben preciso della nostra vicenda nazionale, quello in cui sorsero i Liberi Comuni, tanto rurali quanto urbani. Dopo i secoli bui dell'Alto Medioevo, le genti di tante parti d'Italia - essendo remota ed ininfluente l'autorità imperiale - si riunì spontaneamente in cooperative di agricoltori e di artigiani. I primi statuti dei Comuni non erano simili tanto alle costituzioni degli Stati, quanto proprio ai regolamenti delle cooperative. Vi si rifletteva però pienamente lo spirito comunitario proprio del cristianesimo. Se nell'epoca precedente le popolazioni si erano riunite intorno alle abbazie, con l'avvento dei Comuni si diede il fenomeno contrario: furono infatti le nuove città che, rinascendo e ripopolandosi, attrassero la presenza dei religiosi. I quali, però, non potevano contare sulle rendite agrarie, e dovevano dunque operare quali Ordini "mendicanti", in quanto privi di altre risorse che non fossero le libere contribuzioni dei fedeli. In ogni città d'Italia sorsero così le chiese ed i conventi di San Domenico e di San Francesco. Quando poi i Comuni si trasformarono in Stati, proclamarono nelle loro leggi di essere governati da Dio, tanto per rifiutare ogni sudditanza ad altre autorità umane, quanto per rafforzare la propria.
Giorgio La Pira propose alla Costituente che un analogo richiamo venisse inserito nella nostra legge suprema: non per fare coincidere la norma civile con il precetto religioso, ma per indicare un ideale che ispirasse la comunità nazionale. Più tardi, La Pira, eletto sindaco di Firenze, si sarebbe ispirato alla tradizione ed alla identità cristiana della sua città di adozione.
La nostra identità ha dunque delle radici cristiane, ma anche delle radici solidaristiche e democratiche: i componenti dei comuni si chiamavano "comites", cioè "compagni". Questo termine richiama il mangiare insieme, e guadagnare insieme il pane. Richiama cioè il principio di eguaglianza.
Anche i componenti delle "ronde" hanno però un loro precedente nella storia nazionale, rappresentato dalle compagnie di ventura, che percorrevano le nostre contrade facendo della violenza il loro mestiere. L'assenza dello Stato può generare due fenomeni antitetici: uno consiste nella riaggregazione dal basso della gente per provvedere alle necessità collettive, al bene comune; l'altro consiste invece nella composizione di bande di avventurieri alla Benotti.
La Chiesa è "Madre e Maestra", e deve ricordare a tutti dove sta il bene e dove sta il male, che cosa è giusto e che cosa è sbagliato.