Quando il Parlamento belga approvò la legge che autorizzava l'aborto, il re Baldovino - esercitando l'obiezione di coscienza - smise per un giorno l'esercizio delle sue funzioni per non promulgarla.
La bandiera nazionale venne ammainata sul suo palazzo di Laeken, ed il Presidente del Senato - in base alla costituzione - assunse temporaneamente le prerogative attribuite al sovrano. Nessuno, però, asserì che il re avesse abdicato.
L'avvocato Taormina è indubbiamente un grande giurista. Se dunque egli intende assumere una causa perduta - essendo assolutamente priva di fondamento - senza che per giunta nessuno ne abbia richiesto il patrocinio, lo fa nel nome di ragioni politiche più importanti - dal suo punto di vista - rispetto al merito della questione.
Secondo l'illustre penalista, Ratzinger non si sarebbe dimesso, bensì avrebbe soltanto rinunziato temporaneamente all'esercizio delle sue funzioni, come aveva fatto a suo tempo il re dei belgi. Al riguardo, occorre in primo luogo osservare che il diritto canonico non prevede - per quanto riguarda l'esercizio delle funzioni attribuite al Papa - questa possibilità. La Santa Sede può invece nominare un Amministratore Apostolico "sede plena", il quale assume tutte le funzioni di governo di una diocesi, mentre l'Ordinario rimane titolare della sua carica. Gli atti emanati dall'Amministratore Apostolico risultano pienamente legittimi, salvo naturalmente che esistano altri motivi d'invalidità.
Ratzinger non ha comunque attribuito alla sua rinunzia alcun carattere temporaneo, nè ha distinto tra la titolarità della carica ed il mero esercizio delle funzioni connesse, che in tal caso egli avrebbe delegato ad altri. La rinunzia ha dunque determinato l'apertura della "sede vacante", risultando indicata dal codice di diritto canonico come una delle due cause - insieme con la morte del Papa - dell'inizio della procedura con cui si nomina il successore.
Il paragone escogitato da Taormina per sostenere la sua tesi risulta del tutto improprio: "comparatio claudicat", si dice in questi casi. Il noto penalista compara la situazione determinata dalla rinunzia di Ratzinger con il mancato esercizio del godimento di un bene oggetto di proprietà. Tale diritto cessa di esistere soltanto per effetto della sua trasmissione ad altro soggetto. Che nell'esempio indicato dal professor Taormina, trattandosi di un immobile, richiede "ad substantiam" la forma scritta. Ratzinger si è invece dimesso compiendo un atto esplicito di rinunzia alla sua carica nella forma stabilita dalla norma canonica. L'unico caso in cui l'atto compiuto dal Papa Emerito potrebbe essere invalidato è costituito dalla violenza, o "vis compulsiva", cui qualcuno avrebbe fatto ricorso per coartare la sua volontà. Se ciò fosse effettivamente accaduto, lo stesso Papa potrebbe naturalmente revocare in sede di revisione l'atto da lui stesso compiuto. Una sua impugnazione in sede giurisdizionale risulta viceversa impossibile.
Nessuna istanza - neanche il supremo Tribunale della Segnatura Apostolica - può infatti ammettere la procedibilità di ricorso riguardante un atto emanato dal Papa, in quanto la Chiesa è una monarchia assoluta.
Al professor Taormina, che comunque non è avvocato concistoriale, e dunque non può esercitare il suo patrocinio dinanzi alla Segnatura, rimane dunque soltanto la possibilità di sollevare il caso in sede politica. Egli, infatti, non accampa nessuna motivazione giuridica, non disponendo di una prova della supposta "vis compulsiva" esercitata sul Papa. All'illustre giurista importa comunque motivare quanti cercano pretesti per asserire le tesi cosiddette "sedevacantiste". Tra questa variopinta schiera, una sorta di "Armata Brancaleone" condotta dal professor Demattei, si annoverano quanti asseriscono che la successione petrina termina con Benedetto XV, avendo Pio XI rinunziato - a loro avviso indebitamente - a rivendicare il potere temporale. Poi ci sono quelli che arrivano a Pio XII, poichè non riconoscono il Concilio. Ora si aggiungono quanti asseriscono che l'ultimo papa è Benedetto XVI. Tale opzione presenta il vantaggio di puntare su di un pontefice ancora vivente. Basta dunque rapirlo per contare su di un antipapa. Qualcosa di simile aveva inventato André Gide nel suo romanzo "Les caves du Vatican", in cui immaginava che Leone XIII fosse detenuto a Castel Sant'Angelo.
Il legalitario Taormina progetta forse un sequestro di persona? Il professore ricorda - più che uno studioso del diritto - uno sceneggiatore di Dan Brown.


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Mario Castellano  18/03/2021
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