Sul disegno di legge detto "Zan" (dal nome del primo firmatario, altrimenti sconosciuto), la Conferenza Episcopale Italiana ha saggiamente ...
Sul disegno di legge detto "Zan" (dal nome del primo firmatario, altrimenti sconosciuto), la Conferenza Episcopale Italiana ha saggiamente deciso di non erigere nessuna barricata, lasciando questo compito al gruppo di invasati tradizionalisti che sproloquiano sulla radio di padre Fanzaga. Non sappiamo se si unirà con questa comitiva anche Alvaro Martino, ma occorrerà prima spiegargli di che cosa si tratta: il colmo, per un giornalista, è di venire informato dagli altri.
Viene spontaneo, ancora una volta, ricordare il detto di Marx, secondo cui la storia si ripete, prima come tragedia e poi come farsa. L'introduzione del divorzio nel nostro ordinamento giuridico non fu tuttavia una tragedia, bensì soltanto un dramma, proprio come la Breccia di Porta Pia. Questo evento non causò infatti i fiumi di sangue successivi alla introduzione in Francia della "costituzione civile del clero" da parte della rivoluzione, con la strage conseguente del clero detto "refrattario". Tuttavia, il Venti Settembre, così come il referendum sul divorzio, segnarono due scontri epocali. Nel primo caso, quella tra il principio di legittimità e quello della sovranità popolare; nel secondo caso, tra lo Stato confessionale e lo Stato laico.
Sulla "legge Zan" non risulta viceversa in gioco nessuna questione di principio. Chi la vuole, cade - a nostro modesto avviso - in una contraddizione: da un lato, infatti, si afferma che l'omosessualità costituisce una caratteristica fisica (anzi psicologica), come tutte le altre; dall'altra parte, però, si rivendica per chi la manifesta una tutela particolare, addirittura di carattere penale. Ricordiamo che in tanto un bene viene protetto mediante l'istituzione di un reato in quanto è considerato di particolare valore sociale. Se così è, ci domandiamo perchè la norma penale non debba tutelare i mancini, o quanti hanno i capelli rossi. Citiamo queste due categorie in quanto vittime anch'esse di antichi pregiudizi.
I componenti del Parlamento italiano si sono distinti per sottrarsi ad un asserito rischio di contagio, al quale venivano però esposte ben più di loro innumerevoli altre categorie di cittadini, dai medici fino alle cassiere dei supermercati. Ora però i "padri della patria" - come vengono chiamati nel nostro Paese di adozione i deputati - non sembrano minimamente preoccuparsi di un problema che essi considerano evidentemente del tutto irrilevante, quale è la disoccupazione, e si dedicano ad istituire una "giornata nazionale" contro l'omofobia; della quale, in realtà, nessuno sentiva la mancanza. Stando così le cose, bene hanno fatto Mattarella e Draghi a commissariare il Parlamento.
Nella negligenza verso problemi sociali si distinguono i deputati ed i senatori di sinistra, un tempo orgogliosi di rappresentare il "movimento dei lavoratori". La cui funzione sociale viene ritenuta ora meno importante di quella degli omosessuali. Senza tenere conto che in questo caso si tratta di una categoria inerente alla vita privata, e non alla posizione di ciascuno nella società: cioè, in sostanza, nella vita pubblica.
Se ci fosse ancora Ruini, assisteremmo all'ennesima crociata. Con il risultato di premiare la destra e di sanzionare la sinistra - ben al di là dei suoi demeriti. Questa parte politica aveva indubbiamente ragione quando difendeva lo Stato laico. Che è tale in quanto disciplina i rapporti tra le persone senza adeguarsi al precetto religioso, come invece avviene nello Stato confessionale.
La laicità dello Stato non comporta però nessuna tutela particolare per una categoria di cittadini. La partita decisiva per il futuro dell'Italia non si gioca sulla influenza esercitata sullo Stato, ma sulla egemonia nella società, e la Conferenza Episcopale dimostra di essersene resa conto: da questo punto di vista, la Chiesa acquisisce oggi un vantaggio incolmabile su di uno Stato che naufraga nella emergenza dell'epidemia, come lo Stato liberale era naufragato a Caporetto, e lo Stato fascista era naufragato l'otto settembre. Bergoglio dimostra di essersene reso conto quando nomina i vescovi in base alla loro capacità di mantenere coeso il tessuto sociale. Lo stesso ha fatto a Genova padre Tasca, mandando in pensione in un colpo solo tutta la curia, mummificata dal tempo di Siri, e sostituendola con dei "preti di strada".
Nel 1974, i divorzisti prevalsero perchè si preoccupavano di tanta povera gente che si era rifatta una vita. Oggi, i fautori della "legge Zan" si dedicano a conferire un sostanziale privilegio ad una piccola minoranza, che non è peraltro assolutamente discriminata, ed anzi viene già tutelata dalla legge. Come è d'altronde giusto. Sembra che ormai la sinistra, egemonizzata dai "radical chic", sia ormai ridotta alla caricatura di se stessa. Una volta, chi era di sinistra sceglieva di stare dalla parte dei lavoratori. Questo comportava condividere i loro sacrifici, e non fare gli esibizionisti godendo di ogni sorta di privilegi.
Il prototipo della "nuova sinistra" è l'onorevole Sassoli, che ha costruito la sua brillante carriera su di una immagine che lo ritrae mentre sta picconando il muro (già caduto) di Berlino. Fino al giorno prima, però, questo signore lo esaltava quale "difesa del socialismo". Il Manzoni scrisse - a proposito di Napoleone - di essere "vergin di servo encomio e di codardo oltraggio". Sassoli ha commesso ambedue i peccati.  

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Mario Castellano  16/05/2021
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