Se il disegno di legge Zan verrà approvato "tel quel" dal Senato, prima o poi assisteremo al triste spettacolo di un sacerdote processato per avere detto dal pulpito che l'omosessualità costituisce un peccato dal punto di vista della morale cattolica.
Se il disegno di legge Zan verrà approvato "tel quel" dal Senato, prima o poi assisteremo al triste spettacolo di un sacerdote processato per avere detto dal pulpito che l'omosessualità costituisce un peccato dal punto di vista della morale cattolica. Qualora invece il disegno di legge venga affossato - non vi è infatti alcun dubbio che la mancata approvazione a Palazzo Madama produca questa conseguenza - appena verrà consumato un gesto di intolleranza nei confronti di un omosessuale, uscirà fuori qualche Fedez che ne darà la colpa all'asserita mancanza di tutela giuridica per questa categoria di persone.
Ci spingiamo tuttavia a prevedere che il sacerdote verrà assolto, non potendosi estendere la protezione della libertà sessuale fino al punto di limitare quella di espressione e quella di culto. E' infatti inevitabile che si formi una giurisprudenza conforme con il principio in base al quale i diritti di ciascuno finiscano dove iniziano quelli di un altro. Inoltre, le nuove norme verranno inevitabilmente impugnate in sede di contenzioso di legittimità costituzionale, violando tanto il Concordato quanto precisamente gli articoli della legge suprema in cui si garantisce la libertà di espressione e la libertà di culto. Ben più arduo risulterà invece sostenere che la mancanza di una aggravante specifica incoraggi a commettere dei reati ai danni degli omosessuali. In ambedue i casi, comunque, si determinerà una nuova contrapposizione tra laici e cattolici, che favorirà gli estremisti di entrambe le parti. Da un lato, infatti, hanno già ripreso fiato i fautori dello Stato confessionale, mentre dall'altro vi è chi critica l'ordinamento interno di una confessione religiosa, che naturalmente dispone soltanto per chi vi aderisce, e dipende unicamente dalla volontà degli associati.
Si affaccia inoltre un altro pericolo, quello che l'Italia venga denunziata nelle istanze internazionali come un Paese in cui vengono ristretti i diritti, tanto personali quanto civili. Nè gli omosessuali, nè i cattolici italiani possono naturalmente essere comparati con gli Uiguri, che sono vittime di delitti contro l'umanità in quanto vengono perseguitati per legge soltanto a causa della loro appartenenza etnica e della loro religione. Se però l'Italia verrà ciò malgrado inserita tra gli Stati dove le libertà fondamentali sono violate, entreremo anche noi nella lista di quanti risultano passibili di un "intervento umanitario", come è accaduto all'Etiopia per avere negato il diritto di autodeterminazione dei Tigrini. In una situazione internazionale in cui la guerra viene combattuta mediante le reciproche destabilizzazioni, motivate con la vera o asserita discriminazione delle diverse identità, siano esse etniche, religiose o politiche, è facile prevedere che possiamo cadere anche noi in una situazione di conflitto civile latente. Da questo punto di vista, i tradizionalisti costituiscono indubbiamente il soggetto più aggressivo, essendo in grado di coalizzarsi intorno ad un obiettivo politico certamente remoto, ma non del tutto utopistico o velleitario, cioè la costituzione di uno Stato confessionale, cui danno alimento le nostalgie "papaline" che si esprimono nella propaganda radiofonica della professoressa Pellicciari.
Nel 1929, con il Trattato, la Santa Sede riconobbe lo Stato italiano, ma i Patti Lateranensi costituiscono un unico atto di diritto internazionale. La violazione del Concordato autorizza dunque l'altra parte contraente a non ritenersi più vincolata dal Trattato. Quando venne introdotto il divorzio, vi fu dunque chi esortò Paolo VI a rivalersi rivendicando lo Stato pontificio. Il cattolico liberale Montini, che nel suo ultimo discorso da cardinale, pronunziato in Campidoglio, aveva definito "provvidenziale" il venti settembre, rifiutò di farlo. Che cosa sarebbe successo, però, se ci fosse stato un altro Papa?
Letta ha assunto una responsabilità molto grave per la situazione che si sta determinando. E' vero che Renzi, uomo della destra democristiana infiltrato nella sinistra, vuole rovesciare le alleanze, ed è anche vero che Salvini non voleva un esito positivo dei negoziati sul disegno di legge Zan, ma bisognava dimostrare la sua malafede dimostrandosi disponibili a correggere gli errori giuridici che indubbiamente il testo contiene. Soprattutto, si doveva distinguere chiaramente tra l'affermazione - comunque lecita - del precetto religioso in materia sessuale e l'eventuale istigazione ad attuare qualsiasi discriminazione o violenza ai danni degli omosessuali. Che è quanto, con ragione, richiede la Santa Sede, la quale viceversa non si oppone ad un aggravamento delle sanzioni penali per i reati omofobici. Il "nipotissimo" cade nel ridicolo quando pretende di ergersi a difensore della laicità dello Stato. Il partito comunista, di cui Letta ha raccolto l'eredità, propose al Vaticano - sotto la segreteria di Berlinguer e su consiglio del marchese Rodano - di costituire la base politica di uno Stato confessionale: erano gli anni in cui - ispirandosi al connubio tra il trono e l'altare celebrato con il Congresso di Vienna - si propugnava il connubio tra il Cremlino e l'altare. La Santa Sede rifiutò la proposta, potendo già contare sull'appoggio della destra democristiana, ma i due nobilastri - il sardo e il marchigiano - non ritrattarono mai la loro scelta. Con quale coerenza ora il loro stesso partito rifiuta di correggere gli eccessi anticlericali contenuti nel disegno di legge Zan? Il nipote di Gianni Letta non possiede evidentemente l'intelligenza del "conte zio". Al quale bastava una breve udienza presso qualche cardinale per superare ("troncare, sopire", scrisse il Manzoni) ogni possibile malinteso tra le due sponde del Tevere. Sulla cui riva sinistra prospera le genia dei raccomandati. Lo testimonia il lutto nazionale decretato per Raffaella Carrà, regina dei raccomandati. Nè le sue esequie, nè le vittorie della Nazionale, nè il ricovero ospedaliero del Papa bastano però a ristabilire la pace civile. Per questo, ci vorrebbe una cosa che mancava alla "soubrette", e che manca al "nipotissimo": la cultura.

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Mario Castellano  11/07/2021
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