Il decentramento Amministrativo, ed in particolare l’esistenza stessa degli Enti Locali, pone il problema di conciliare due diversi criteri giuridici, entrambi fondamentali per la sopravvivenza dello Stato di Diritto:
Il decentramento Amministrativo, ed in particolare l’esistenza stessa degli Enti Locali, pone il problema di conciliare due diversi criteri giuridici, entrambi fondamentali per la sopravvivenza dello Stato di Diritto: uno di essi è rappresentato dal principio di eguaglianza tra i cittadini, l’altro dalla autonomia riconosciuta ad ogni soggetto cui viene attribuito un potere di imperio, sia pur derivato dallo Stato.
Questo equilibrio può essere garantito in un solo modo, come testimonia l’esperienza maturata tanto in Italia quanto negli altri Paesi: promuovendo il coordinamento tra i vari Enti Pubblici Territoriali nell’esercizio di tale potere.
Se infatti i criteri fondamentali cui essi debbono conformarsi nella rispettiva attività amministrativa sono determinati inevitabilmente dalla legislazione dello Stato, l’autonomia locale si indebolisce fino al punto di estinguersi, rimanendo relegata ad una mera enunciazione della Costituzione, quando viene meno la concreta possibilità di determinarsi in base alle varie realtà locali.
Le quali convivono nell’ambito dello Stato nazionale – non lo si dimentichi – senza cessare per questo di essere a volte profondamente diverse.
Ecco perché la nostra Legge Suprema stabilisce, con una delle sue più felici ed efficaci espressioni, che “la Repubblica, una e indivisibile (vero, Signori delle Lega Nord?), riconosce e promuove le autonomie locali”.
Le riconosce in quanto preesistenti non soltanto alla Repubblica, bensì alla stessa Unità d’Italia, e le promuove in quanto si propone di incrementarle, secondo una tendenza al decentramento che è propria di tutte indistintamente le democrazie rappresentative.
L’epidemia ha segnato invece purtroppo un una grave retrocessione del processo di decentramento, fin da quando il primo Decreto Legge contenente misure di profilassi – quello emanato da Conte, con cui si attribuiva illegittimamente alla Presidenza del Consiglio il potere di legiferare mediante propri atti, non previsti dalla Costituzione – ha trasferito sostanzialmente la competenza in materia sanitaria dalle Regioni allo Stato.
Si obietterà che esisteva la necessità di introdurre disposizioni il più possibile uniformi.
Questo risultato si poteva tuttavia raggiungere stipulando – in sede di Conferenza Stato – Regioni – un patto in base al quale ciascuna di esse si impegnasse a coordinare il contenuto dei propri rispettivi atti legislativi ed amministrativi ispirandoli a criteri il più possibile uniformi.
Accentrando la disciplina di questa materia in mano allo Stato – ed anzi in mano al Governo – il decremento dell’autonomia regionale rischia invece di risultare permanente.
Si pone ora il problema posto dalle richieste di risarcimento indirizzate alle Aziende Sanitarie Locali in seguito alla somministrazione del vaccino.
Le Regioni hanno ritenuto di provvedere al riguardo indirizzando tutte quante alle rispettive Aziende Sanitarie Locali una circolare di eguale contenuto, che esordisce lamentando come i cittadini richiedenti l’indennizzo formulino delle richieste “sostanzialmente identiche”.
Non vediamo assolutamente che cosa vi sia di strano se diversi soggetti privati, trovandosi in una situazione uguale tanto in fatto quanto in diritto, formulano richieste analoghe.
Gli Assessori – ed i loro solerti funzionari – scorgono però in questa situazione l’opera di una sorta di misteriosa congiura, volta a lanciare gli Italiani come una falange compatta contro le varie Amministrazioni Pubbliche.
Brutto segno quando gli Enti Pubblici diffidano dell’uso dei diritti costituzionali da parte dei cittadini!
Se qualcuno ha considerato gli Italiani come un gregge di pecore non sono certamente le organizzazioni dei consumatori: è stato piuttosto il Governo del cosiddetto “Avvocato del popolo”, il cui soprannome suona drammaticamente beffardo.
Le Regioni potrebbero comunque, a nostro modesto avviso, approfittare della situazione per fare conoscere allo Stato – meglio se in modo concorde – a quali criteri, secondo la loro esperienza, ci si dovrebbe conformare.
Tutti e ventidue i “Governatori”, coi rispettivi Assessori, si mettono invece sull’attenti e dicono al Governo: “Comandi!”
Ricevuto l’ordine, risponderanno: “Signorsi!”
Perfino nelle Forze Armate è consentito ai subordinati esprimere il proprio parere, prima di ascoltare gli ordini di un superiore: quale non è comunque il Ministro nei riguardi degli Amministratori regionali.
Si attende invece che Speranza si faccia carico del “riscontro ai cittadini”.
La grana viene dunque scaricata su Roma, in attesa che un “corriere dello zar” rechi nelle lontane provincie un “ukaze” cui attenersi disciplinatamente.
Nel frattempo, l’ordine è di restare fermi: “Nessuna azione verrà intrapresa nei confronti del terzo (cioè del fornitore del vaccino, n.d,r.) in attesa che il Ministero fornisca opportune indicazioni in merito”.
Pazienza farsi sottrarre senza fiatare la competenza legislativa, ma ora si rinunzia alla stessa competenza amministrativa, consumando un “ultra petitum” rispetto allo steso Decreto – Legge emanato a suo tempo da Conte.
Se le Regioni, dopo avere perduto l’autonomia, rinunziano anche all’autarchia, che cosa ci stanno a fare?
“Elementare, Watson”, avrebbe detto Sherlock Holmes: a prendere lo stipendio.
Tanto vale, a questo punto, chiudere bottega.

Send Comments mail@yourwebsite.com Saturday, April 25, 2020

Mario Castellano  03/08/2021
Copyright ilblogdimario.com
All Rights Reserved