La caduta di Kabul produrrà delle conseguenze politiche analoghe a quelle che ebbe a suo tempo la caduta di Saigon. Allora fu la sinistra comunista a capitalizzare la vittoria dei "vietcong", ed ora sarà l'Islam radicale a trarre beneficio dal trionfo dei "talebani".
L'Occidente, come a quell'epoca, è in ritirata, e compie quel ripiegamento che già Biden aveva annunziato a Bruxelles davanti ai suoi alleati, delineando una riduzione dei confini tale da renderli più difendibili. Eugenio Scalfari esorta su "La Repubblica" le democrazie liberali a mobilitarsi, con toni simili a quelli usati agli albori della guerra fredda: ricordiamo la "cortina di ferro" di cui parlò Churchill nel suo famoso discorso di Fulton. Ci dispiace per il "fondatore", ma i suoi ardori senili, tali da sospettare un ricorso eccessivo al "gerovital", sono destinati a cadere nel vuoto. Se Scalfari non è certamente Pier Damiani, Bergoglio non intende seguire le orme di Urbano II: la lettura degli eventi che si dà in Vaticano - pur tenendo conto della diversa religione - inquadra la guerra in Afganistan nel processo di liberalizzazione dei popoli. Che non si ispira all'ideologia liberale, ma avviene impiegando strumenti ideologici ben diversi da quelli propri dell'Europa occidentale, e comunque risulta inarrestabile.
Alcuni auspicano che il Papa innalzi il vessillo delle identità cattolica. Questa identità, però, semplicemente non esiste, ma ci sono tante identità diverse quanti sono i popoli che professano la nostra religione. Tra esse, il papato italiano riuscì a mediare fino al 1978: dopo di allora, il Papa proveniente dall'Europa orientale, e poi quello espresso dall'America Latina hanno giustamente schierato la Santa Sede in difesa della loro rispettiva causa. Il cosiddetto "effetto domino", comunque, non ci fu nel 1975, e non ci sarà neanche ora. Ciascun Paese, anche quando la fede è comune, presenta caratteristiche diverse. E' inoltre impossibile che una nazione prostrata da decine di anni di guerra - come era allora il Vietnam, e come è oggi l'Afganistan - disponga delle risorse necessarie per "esportare la rivoluzione". Scalfari farebbe dunque meglio a valutare che cosa significhi la contrarietà degli ex comunisti rispetto alla prospettiva di una espansione dell'Islam radicale. Anche il regime comunista vietnamita era - ed è tuttora - totalitario, ma questa sua caratteristica piaceva ai dirigenti delle Botteghe Oscure, infatuati dalle ideologie "terzomondiste". In seguito, Veltroni si sarebbe dedicato disinvoltamente a "fà l'americano", come cantava Renato Carosone.
Il compito di una sinistra riformista non consiste nè con il conformarsi alle ideologie extraeuropee, ma nemmeno nell'accettare supinamente la conservazione dello "status quo". Per costruire un autentico progetto riformista, occorre però una cosa che purtroppo manca a Letta e compagni: la cultura. In vista dell'annessione dell'Italia al "Dar Al Islam", il commendator Bensa si è premunito dal rischio di essere trattato come un "dhimmi", costretto come tale a pagare una imposta per mentenere la propria religione. Secondo i maliziosi, all'origine della sua clamorosa conversione vi sarebbe dunque l'avarizia. Bisogna però vedere se l'uomo ha fatto bene i suoi calcoli: i pranzi e le cene scroccati dalle sue guardie del corpo bengalesi e albanesi potrebbero risultare alla fine più costosi del tributo preteso dal futuro califfato.
Anticipando l'avvento del "Dar Al Islam", la repubblica si dedica comunque fin d'ora a distruggere lo Stato di diritto. I medici e gli infermieri che hanno rifiutato di vaccinarsi sono stati sospesi dal servizio. Tale misura può essere disposta tanto quale sanzione quanto in via cautelare quando un dipendente pubblico sottoposto a procedimento disciplinare. I sanitari sono stati però sanzionati senza che tale procedimento si sia svolto, anzi senza addirittura che sia stato instaurato. Costoro, inoltre, non hanno commesso nessuna infrazione, dato che manca una norma in base alla quale i dipendenti pubblici siano obbligati a farsi vaccinare. E' stata soltanto impartita una disposizione di servizio, che però non si basa su nessuna legge, e dunque risulta manifestamente illegittima per eccesso di potere. Inoltre, la norma che istituisce un illecito disciplinare analogamente a quanto vale per la norma che prevede un nuovo reato, deve essere precostituita rispetto al fatto che determina la sanzione. Tanto meno si può invocare nella fattispecie la norma in base alla quale l'esercizio della azione disciplinare costituisce un atto dovuto quando un dipendente pubblico viene sottoposto a procedimento penale per un atto commesso nell'esercizio delle sue funzioni. In tal caso, l'accertamento dei fatti compiuto in sede penale "fa stato" ai fini disciplinari, e quindi il relativo procedimento rimane sospeso in attesa della sentenza definitiva. In questo caso non sussiste però nessun procedimento penale, nè lo si potrebbe instaurare, in quanto il rifiuto di farsi vaccinare non costituisce reato. I sanitari sono stati dunque sospesi dal servizio senza che si potesse imputare loro alcun illecito, nè disciplinare, nè penale e viene dunque sanzionata una loro opinione scientifica. Ciò è tipico delle dittature ideologiche, ispirate ad un "pensiero ufficiale". Hegel, sconfitto nel 1989 con la caduta del Muro di Berlino, ottiene una rivincita clamorosa.  

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Mario Castellano  16/08/2021
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