L'intervento di Massimo Cacciari su "La Stampa" di venerdì scorso in merito alla ventilata obbligatorietà del "green pass" offre una quantità di spunti, di carattere giuridico.
L'intervento di Massimo Cacciari su "La Stampa" di venerdì scorso in merito alla ventilata obbligatorietà del "green pass" offre una quantità di spunti, di carattere giuridico. Occorre però in primo luogo rallegrarsi ed esprimere sollievo per il fatto che uno studioso, politico ed amministratore di così alto livello e prestigio si sia unito a quanti dissentono dalle misure di prossima emanazione, o quanto meno difendono l'altrui diritto al dissenso.
Quando l'ex sindaco afferma che "non vi può essere alcun momento nella vita democratica in cui si debba soltanto obbedire e combattere", ribadisce un principio fondamentale dello Stato di diritto, nel quale ogni atto di diritto pubblico può essere impugnato, comprese le leggi, soggette al contenzioso di legittimità costituzionale. Oggi si tende a tacciare di tradimento chi - con o senza ragione - afferma precisamente che certe norme disporrebbero in contrasto con la legge suprema. Anche Cacciari è stato insultato da qualche zelante sostenitore del governo, ma non ne fa una questione personale, denunziando piuttosto il clima di intolleranza che induce a mettere in discussione le libertà individuali. Questo - annota il maestro - avviene "in periodi di grande crisi", come sono per l'appunto quelli in cui si costituisce una dittatura.
Cacciari domanda poi a noi giuristi se l'obbligo di vaccinarsi confligga con il regolamento europeo che vieta ogni discriminazione. Si, questo conflitto risulta manifesto, in quanto chi non accetta di essere vaccinato verrebbe discriminato in base ad una opinione, nella fattispecie scientifica, ma che può divenire in futuro anche politica o religiosa.
Quanto ai "criteri" in base ai quali verrà posto fine allo stato di emergenza, non sono stati stabiliti per un motivo molto semplice: lo si vuole prorogare a tempo indeterminato. Il che significa trasformare una sospensione provvisoria dei diritti personali in definitiva. Cioè stabilire un regime di dittatura.