Qualcuno si era domandato per quale motivo lo sgombero dei portuali di Trieste sia avvenuto usando la forza in una giornata elettorale ...
Qualcuno si era domandato per quale motivo lo sgombero dei portuali di Trieste sia avvenuto usando la forza in una giornata elettorale (tra l'altro favorendo il candidato della destra), e soprattutto quando mancavano ormai poche ore prima che questi lavoratori si ritirassero spontaneamente. La risposta è venuta dalla lontana Cina. Questo Paese impiega lo scalo ex asburgico per scaricare le navi che richiedono un maggiore pescaggio, quale non si trova negli approdi dell'Europa settentrionale.
Poichè gli scaricatori lasciavano entrare i colleghi disposti a continuare il lavoro, ma non permettevano il movimento dei mezzi pesanti, il governo di Pechino si è rivolto a quello di Roma minacciando di esigere delle fortissime penali per la mancata movimentazione, in base ai contratti internazionali vigenti. A Draghi non rimaneva dunque che adempiere all'ultimatum, senza evidentemente che fosse possibile chiedere una proroga, anche di poche ore.
Abbiamo già notato come l'irruzione della polizia all'interno del recinto portuale possa causare un contenzioso con gli Stati Uniti, cui tale area appartiene in base al trattato di pace. Meglio però - dal punto di vista di Roma - litigare con gli americani piuttosto che con i cinesi. Questo la dice lunga sull'attuale effettiva collocazione internazionale dell'Italia.
La città di Trieste, che dal 1918 teme di essere risucchiata nell'incombente mondo slavo, si trova ora a dipendere da una potenza situata ben più ad est, che già sta penetrando nei Balcani occidentali costruendo dovunque infrastrutture strategiche concepite in funzione della sua espansione, e che già una volta si era affacciata sul suo golfo al tempo di Gengis Kan.