Lo spettacolo inscenato nell'aula del Senato dalla destra fa da "pendant" alle manifestazioni di cordoglio cui si è abbandonata la sinistra "radical chic" in seguito alla bocciatura del disegno di legge Zan ...
Lo spettacolo inscenato nell'aula del Senato dalla destra fa da "pendant" alle manifestazioni di cordoglio cui si è abbandonata la sinistra "radical chic" in seguito alla bocciatura del disegno di legge Zan: entrambe queste parti politiche hanno perduto la percezione di quanto avviene nel Paese reale. La destra non tiene conto di un dato che risulta dall'aritmetica: l'esito della votazione è stato causato dalla defezione dei renziani. Il cui capo non può certamente battere cassa nè dal principe ereditario dell'Arabia Saudita, nè da Putin e nello stesso tempo sostenere la causa degli omosessuali, poco stimati tanto a Riad quanto a Mosca. Soprattutto, però, il "rottamatore" si è reso conto di un dato della realtà che Letta, accecato dal suo astratto ideologismo, non può percepire: la società italiana, mentre lo Stato unitario cade per la terza volta sotto la croce, come Gesù Cristo sul Calvario, avendo trovato nella epidemia la sua nuova Caporetto, o il suo nuovo otto settembre, fa ricorso per mangiare alle mense della Charitas. Il che comporta la necessità di dare retta alle (giuste) esigenze della Chiesa. Le quali risultano oggi ben più modeste e ragionevoli tanto di quelle prospettate nel 1929 - quando la religione cattolica divenne quella "ufficiale" dello Stato - quanto di quelle avanzate nel 1948, allorchè la repubblica si trasformò in un regime clericale.
Questa volta, il Vaticano di Bergoglio si accontenta di non ufficializzare la teoria "gender". Ciò significa, paradossalmente, evitare che lo Stato si ispiri ad una particolare ideologia, cioè salvare l'Italia dal totalitarismo. Ora Letta minaccia, usando "La Repubblica" come se fosse la "Pravda" (che brutta fine per la tradizione liberal democratica del giornalismo italiano!), di espellere Renzi dalla "sinistra". Se la sinistra non esiste più, nessuno ne può essere espulso. Rimangono soltanto, nei comuni e nelle regioni, dei comitati elettorali - alcuni vincenti, altri perdenti - in cui c'è posto per tutti. Lo dimostra il caso di Savona, dove i voti dei renziani sono stati accettati dal nuovo sindaco, erede della maggiore dinastia democristiana locale. Se l'avvocato Emilio Varaldo non fosse passato alla destra "bassotta", vendendo la primogenitura per un piatto di lenticchie, come Esaù, sarebbe sul punto di diventare sindaco di Imperia, coronando una sua antica e legittima aspirazione.
In Toscana, Renzi ha fatto vincere la "sinistra", esigendo però di scegliere il candidato. A Roma il "rottamatore" ha fatto convergere - dopo averli contati - i voti di Calenda su Gualtieri. Il quale ha dovuto richiederli e ringraziare per averli ottenuti. Se proprio Letta vuole espellere qualcuno, atteggiandosi come uno Stalin da baraccone, butti fuori suo zio: il quale con la "sinistra" c'entra ancora meno di Renzi.
I nostri parlamentari, tanto di destra quanto di "sinistra", assomigliano agli aristocratici francesi, chiusi nella reggia di Versailles mentre il popolo di Parigi prendeva la Bastiglia. Quel giorno, Luigi XVI annotò sul suo diario "rien": non aveva preso nessun animale nella sua quotidiana battuta di caccia.
Nelle piazze d'Italia, la rivalità tra i confessionalisti - come Pillon - e gli anticlericali - come Zan - non ha più senso. Tanto più che entrambi sono dei sottoprodotti della Democrazia Cristiana del Veneto, l'uno approdato in "Forza Italia", l'altro prima nella Lega "separatista", poi nel partito "democratico". Queste contrapposizioni erano già cadute tra quanti resistevano sul Piave, e poi tra quanti combattevano nella guerra di liberazione.
Oggi, finalmente, una nuova generazione si affaccia all'impegno politico. La nostra aveva visto vanificare la propria aspirazione - non certo ad una impossibile rivoluzione, ma al necessario rinnovamento civile del Paese - dai burocrati di Berlinguer e di Rodano. Ora i giovani hanno lasciato alle loro spalle le "dicotomie" - come giustamente le chiamava il professor Preve - del passato. Tanto tra i clericali e gli anticlericali quanto tra i fascisti e gli antifascisti o tra i comunisti e gli anticomunisti queste cose, chi è arrivato alle Camere dopo essere stato un giovanotto "senza arte nè parte" - come Di Maio - non le può capire.
Dopo l'Ottantanove, questa gente venne ghigliottinata. Oggi, avendo maturato la pensione che spetta ai parlamentari, può farsi da parte. 

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Mario Castellano  05/11/2021
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