La notizia riguarda due personaggi del "generone" romano - naturalmente "de sinistra" - come certifica la barba d'ordinanza, cresciuta fluente da quando il ministro Franceschini è approdato nell'Urbe;
La notizia riguarda due personaggi del "generone" romano - naturalmente "de sinistra" - come certifica la barba d'ordinanza, cresciuta fluente da quando il ministro Franceschini è approdato nell'Urbe; l'ex democristiano ferrarese ha chiamato a dirigere una fondazione che fa capo ai beni culturali la moglie di Sassoli: il quale, essendo piazzato a Strasburgo quale Presidente del Parlamento Europeo, non versa certamente in difficoltà economiche. Anche la seconda moglie di Franceschini (la prima è stata ripudiata, nel migliore stile togliattiano, essendo ritenuta - come si suole dire - "poco rappresentativa", e dunque impresentabile in società) gode di una posizione di adeguato prestigio, e - naturalmente - di altrettanto adeguata remunerazione a spese del contribuente.
Della Mogherini, i cui meriti politici e culturali le sono valsi un posto di commissaria europea, non si sa più nulla. Questa signora proveniva dalla prestigiosa sezione "Prati" dell'ex partito comunista, feudo di Walter veltroni. Questo grande intellettuale aveva esordito in politica quale redattore del giornalino della federazione giovanile comunista di Roma, la cui collezione è misteriosamente sparita tanto dalla Fondazione Gramsci quanto dalla biblioteca nazionale centrale, pare in quanto "Volter" sia pentito di quanto aveva scritto. Si dice che gli israeliani ne custodiscano comunque una copia. L'ex "enfant prodige" del partito comunista, benchè sia un "intellettuale organico" di professione, abbandonò gli studi liceali a causa di una insufficienza in greco: Togliatti leggeva i poemi omerici senza il vocabolario, per cui questa lingua classica riflette l'involuzione culturale del suo partito. Veltroni dovette comunque trasmigrare a Cinecittà, e nella "Hollywood sul Tevere" concepì la sua passione per l'America (benchè - oltre a ignorare il greco - non parli neanche l'inglese). Qui nacque comunque l'idea (costosissima per il Campidoglio) di replicare a Roma la cerimonia degli Oscar, con tanto di "red carpet". Negli "studios", l'uomo si diplomò comunque montatore (cinematografico). Evitiamo ogni volgare doppio senso, riferito alle sue successive avventure galanti: una delle quali con la figlia di Scalfari.
Domandiamo, ad ogni buon conto, quale cultura possa esprimere gente simile. Si presume che un soggetto come la Mogherini, che ha ricoperto incarichi prestigiosi a livello internazionale, sappia tenere la penna in mano, e sia in grado di scrivere libri e articoli senza ricorrere ai "ghost writers" i quali invece sono chiamati a svolgere un grande lavoro: dopo l'autobiografia di Renzi, è uscita quella di Di Maio. Il quale non conosce l'italiano parlato, per cui dubitiamo che le opere letterarie nella lingua di Dante siano - come si suole dire - "farina del suo sacco". Chi legge queste opere? Nessuno, come nessuno leggeva quelle dei dirigenti sovietici, che pure venivano diffuse in patria e all'estero, venendo tradotte nelle varie lingue straniere e presentate dalle ambasciate. Di Maio, Renzi e Veltroni non si sono ancora affidati agli interpreti, ed è un vero peccato per gli stranieri, che si sarebbero fatti delle grandi risate alle nostre spalle.
Luigi XIV privò gli aristocratici dei loro diritti terrieri, lasciando che i relativi benefici economici fossero appannaggio degli agricoltori: l'accumulazione primaria delle risorse consentì l'investimento nelle manifatture, e si formò così una borghesia imprenditoriale. La quale, nel giro di una generazione, avrebbe rivendicato il potere politico. Di qui la famosa frase del re: "dopo di me il diluvio". I nobili vennero confinati a Versailles, costruita a tal fine, e adeguatamente stipendiati. La loro condizione parassitaria ne fece il bersaglio della rivoluzione.
Il nostro "generone", nelle sue articolazioni ministeriali e redazionali (la RAI e "La Repubblica"), nonchè vaticane (dove c'è addirittura chi pratica la poligamia) si è invece rinchiuso da solo in quell'equivalente di Versailles che è il centro di Roma, abbastanza affollato da eleggere sindaco un proprio tipico esponente. Il quale si ritroverebbe a Tor Bella Monaca o a Casalotti come tra gli indigenti dell'Amazzonia, comprese le difficoltà di orientamento. In comune con Versailles c'è "La Grande Bellezza". Che non a caso rappresenta la continuazione ideale de "La Terrazza". Entrambi i film sono ambientati in un mondo decadente, assediato come Bisanzio alla fine del suo impero. Questa gente ignora la vita reale che si svolge in periferia. Figuriamoci che cosa può sapere delle difficoltà vissute da un sottoproletariato meridionale, o di un piccolo imprenditore settentrionale. Intanto, però, si mantiene grazie ad un gettito fiscale che si sta esaurendo, e ad una vendita di buoni del tesoro che non trova più acquirenti. In altre parole, vive completamente a sbaffo. Ciò non impedisce però ai suoi nuovi raccomandati di accorrere nell'Urbe, come avveniva durante il basso impero. Non mancano neanche le cene di Trimalcione. Poi, la città si spopolò, ed iniziarono i "secoli bui".
Quando sopravvisse soltanto la Chiesa. Il Papa, ai tempi di Buenos Aires, non passeggiava per Corrientes o per avenida Floridia, ma era di casa tra i "cartoneros" delle "villas miseria". Da vescovo di Roma, si ritroverebbe spaesato ai Parioli come un tempo a Palermo (quartiere elegante della capitale dell'Argentina).
Qualche scricchiolio già si percepisce: Salvini è venuto alle mani con un tunisino a San Siro. Si prevedono già gli oscuramenti, per mancanza di elettricità. All'inizio, ciò darà occasione per dei "party" sulle "terrazze": ogni ospite dovrà portare una candela (romana, naturalmente). Attenzione all'uscita: l'oscurità favorisce le rapine.

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Mario Castellano  19/11/2021
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