Il vicariato dell'Urbe,...
Il vicariato dell'Urbe, non sappiamo se per incarico del vescovo di Roma, il quale deve giustamente pensare più alle faccende della Chiesa universale che alla ordinaria amministrazione del Laterano - ha bandito il ricorso al "vetus ordo" per tutte le celebrazioni dei sacramenti e dei sacramentali, compresa la confessione, salvo naturalmente la Messa. A quanto risulta, anche prima del concilio ci si confessava in lingua volgare. Il nuovo divieto vale dunque verosimilmente per la formula dell'assoluzione.
La "basilica liberiana" è il più grande confessionale di Roma, ove i penitenti possono usare più lingue che in San Pietro. C'è perfino un domenicano irlandese che confessa in gaelico. Chi vuole dire la Messa in tale idioma deve però recarsi a San Patrizio in via Boncompagni, dove è andato anche Biden, ricevendo la comunione per diretta disposizione del Papa, in barba ai tradizionalisti americani. Ciò ha fatto arrabbiare Alvaro Martino, che infatti ha omesso di darne notizia. Un giornalista deve informare i lettori anche di quanto personalmente non gli fa piacere.
Il Laterano assomiglia - più ancora del Vaticano - ad un grande falansterio di burocrati. I quali devono pure sempre inventarsi qualcosa da fare. "Quid dicendum" se il defunto volesse per sè il funerale in latino? Le sue ultime volontà saranno ignorate? Quale preoccupazione anima i prelati che gremiscono gli uffici del vicariato? Verosimilmente costoro hanno colto una connessione tra le agitazioni dei "no vax" e le trame dei tradizionalisti. Poichè agli uni è stata attribuita la parte in commedia dei sovversivi, ne consegue che bisogna contrastare chiunque venga considerato loro parente. Ciò dimostra, se ancora ve ne fosse stato bisogno, che l'Italia rischia la guerra civile: in cui le parti contrapposte si dividono in modo cosmico, fino al punto di configurarsi come specie umane reciprocamente irriducibili.
Il Vaticano tiene a dimostrare che non si identifica con i rivoltosi, e lo si può capire: che cosa sarebbe successo alla Chiesa se dopo l'Aventino Pio XI avesse dato ragione agli antifascisti? Sconsigliamo tuttavia energicamente ogni identificazione con l'altra parte. E' vero che essa ha con il Vaticano il comune denominatore dell'influenza finanziaria della Cina, ma risulta altrettanto chiaro che Draghi non può stabilizzare la situazione.
Non siamo dunque agli albori di un altro "ventennio", destinato comunque a segnare una svolta nella vicenda nazionale, con l'inserimento delle masse nello Stato. Siamo piuttosto alle soglie di un periodo di instabilità. E di sommovimenti. Nel corso del quale la Chiesa - vale la pena ripeterlo ancora una volta - deve fare di nuovo quello che ha fatto dopo Caporetto e dopo l'otto settembre: tenere coeso il tessuto sociale della nazione. Questa volta risulta più difficile, perchè non siamo più in un'Italia rurale, che dava retta ai parroci. Questo, però, è un motivo in più per non legarsi ad un carro che non è quello del vincitore. La Chiesa deve agire per conto proprio, e non per conto di terzi. Noi riteniamo che uscirà vincente ancora una volta, sapendo interpretare quanto c'è di più profondo nell'animo delle genti d'Italia. Sul cui futuro assetto, il cattolicesimo dirà l'ultima parola, avendo colto un dato essenziale della storia: le attuali e future convulsioni preludono ad una maggiore influenza del Meridione del Mondo, e di conseguenza del Meridione d'Italia. Tutto il resto è solo tattica. Che non deve però prevaricare sulla strategia.
Evidentemente, qualcuno nel vicariato dell'Urbe, teme che i "no vax" si riuniscano in chiesa, con la scusa della Messa in latino. Può darsi, ma la Chiesa deve stare sempre col popolo.

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Mario Castellano  22/11/2021
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