Le vicende del calcio vengono commentate al bar dalla gran parte dei nostri connazionali.
E' invece poco usuale udire delle persone che discutono su quelle degli sport detti "archeologici". Ci ha dunque stupito ascoltare un amico discutere sulla contesa che dilania il piccolo ambiente autoreferenziale della politica imperiese. In cui è da tempo in corso una sorta di guerra civile tra i "bassotti", divisi nel partito dello zio ed il partito del nipote. Che non si può definire "nepotista", in quanto tale termine designa una pratica in auge presso i Papi del Rinascimento, volta a favorire il parente più giovane. Nel nostro caso, invece, "l'ossigenato" (come viene soprannominato per il costume di tingersi i capelli) viene fieramente avversato dal congiunto più anziano, più che mai deciso a vendere cara la pelle.
Di solito, le contese politiche avvengono tra la destra e la sinistra. Da noi quest'ultima parte agisce invece da tempo immemorabile come una corrente esterna della fazione opposta. In passato tale pratica aveva il suo fondamento nella selvaggina. Ora non si sa che cosa induca i "democratici" a schierarsi con lo zio. In ogni caso, l'intrigo risulta ormai indecifrabile. Sembra di assistere ad uno di quei finali dei film muti, in cui tutti picchiavano tutti. Mentre un seguace del nipote proclama su tutti i mezzi di informazione (i quali non hanno evidentemente nulla di meglio di cui occuparsi) che è ora di farla finita con la dittatura dello zio, "l'ossigenato" visita un Comune costiero e proclama che bisogna invece votare per l'illustre congiunto. E' dunque scoppiata la pace? Oppure si tratta di un espediente tattico per fare in modo che i traditori annidati tra le proprie fila, vengano allo scoperto, gettando la maschera?
Spunta una nuova candidatura per l'ambitissima presidenza della Provincia (quattromila euro al mese, più l'uso dell'ufficio) ma non si capisce proprio chi si debba disturbare. Al tempo del terrorismo, ci si domandava se gli estremisti di destra fossero in realtà degli estremisti di sinistra dissimulati, che dovevano squalificare i loro nemici, e - naturalmente - viceversa sorge dunque un interrogativo angoscioso. Se i "nepotisti" fossero in realtà degli "ziisti", dediti a mettere in cattiva luce il campo avverso? Anche questa ipotesi, però, è reversibile. Intanto, la nostra Provincia ritorna al Medioevo: gli autobus sono senza combustibile, ed i tubi dell'acquedotto sono pieni di buchi e perdono liquido come San Sebastiano perdeva sangue. Mancano però i soldi, sia per la nafta, sia per le riparazioni.
Le attuali contese ricordano dunque la musica eseguita sul ponte del Titanic che affondava, o le trame della corte di Bisanzio, che continuavano come quando l'impero era all'acme della sua potenza mentre già i turchi assediavano Costantinopoli.
Uno dei "bassotti" - più preveggente dei suoi capi - si è già fatto musulmano. Pare che il capo lo abbia segnalato alla autorità competente, davanti alla quale il convertito ha esibito il classico entusiasmo del neofita. Incombe sulla contesa l'ombra minacciosa di Toti, ma pare che il principe Alberto di Monaco abbia varcato il Garavano per dare man forte ad una delle parti in causa, uno dei cui esponenti ha aperto a Montecarlo una "enoteca" che vende il "rossese" di Dolceacqua, ma funge in realtà da ambasciata. I "cremlinologi" ed i sinologi decifravano un tempo le lotte di potere a Mosca e a Pechino osservando chi appariva accanto al capo nelle fotografie ufficiali. Si è dunque aperta la gara ad affiancare il principe. Il quale sta estendendo il suo dominio immobiliare al di qua del confine, a Ventimiglia ed a Grimaldi, e per di più elargisce generosamente aiuti ai sindaci: cui invece il "bassotto" non ha nulla da dare, se non i suoi temuti rimproveri.
Un tempo, Taviani era il nostro Babbo Natale. La capitale non è però più Genova, ma si trova tra Nizza e Montecarlo. Questa è la morale della storia. La quale si incarica di spostare il confine.


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Mario Castellano  29/11/2021
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