In occasione del Concilio di Firenze, il Patriarca di Costantinopoli mandò a rappresentarlo una delegazione smisurata, ...
In occasione del Concilio di Firenze, il Patriarca di Costantinopoli mandò a rappresentarlo una delegazione smisurata, composta da centinaia di persone. Occorreva sostenere, nella discussione con i colleghi di Roma, il principale teologo bizantino, il futuro cardinale Bessarione. Era infatti in questione la famosa clausola del "Filioque". Soprattutto, però, già si percepiva come imminente la caduta della città "basilissa" nelle mani degli infedeli, e l'occasione risultava evidente per mettersi  al sicuro in Occidente. Una volta sancita - ma non ratificata dai greci - l'unità con Roma, i visitatori che già fino allora erano stati mantenuti dal Papa e dai vescovi, ritennero per lo più conveniente rimanere in Italia.
Per la prima volta, il consumo di un cibo da parte dei prelati ne originò la denominazione: l'arista di maiale, piatto tipico della cucina fiorentina (ottimo quello che si può degustare da Mario, in via Rosina, presso il mercato ortofrutticolo) venne così chiamato dagli ecclesiastici orientali. Sulla etimologia del termine vi è però discrepanza: secondo alcuni, "arista" significa "ottima", mentre altri propendono per il verbo "aristevo" che significa fare colazione. In ogni caso, gli ospiti vennero trattati molto bene.
Poi venne l'ondata dei profughi, causata dal tracollo del 1453. Tali illustri precedenti vengono in mente leggendo le cronache di questi giorni: mentre Bologna si accinge ad accogliere lo studente Zaki, previo naturalmente il pagamento da parte dell'Italia di un congruo riscatto, Biden ospita a sua volta un "forum delle democrazie" popolato di illustri esiliati delle più diverse provenienze, dal venezuelano Guaidò, detentore del record continentale di "intentonas", cioè di "golpe" falliti, al capo dei dissidenti di Hong Kong, già al sicuro a Londra come alberga in Lituania la rivale di Lukashenko.
Se malauguratamente Putin dovesse prendersi Kiev, l'esodo assumerebbe proporzioni bibliche, tanto nel senso che la comunità israelitica si rifugerebbe in Israele quanto nel senso che bisognerebbe dare rifugio all'intera classe dirigente dell'Ucraina: compreso l'archimandrita Epifanio, il quale si è distaccato dal collega moscovita Cirillo, così declassandolo da "patriarca di tutte le Russie" a patriarca di una sola. Poichè si dice che costui cumuli anche la carica di generale della polizia politica, il prelato ucraino farà bene a prendere la strada dell'Occidente anzichè quella della Siberia.
Pio IX reclutava gli zuavi tra i cattolici europei avversi ai regimi liberali, nonchè tra gli irlandesi in ribellione contro la corona britannica, e perfino tra i confederati sudisti, non rassegnati alla resa di Appomattox. Tutti quanti questi irriducibili non seppero però evitare la Breccia di Porta Pia.
In precedenza si era già rifugiato a Roma Francesco II di Napoli, accompagnato dalla corte e dal corpo degli ufficiali del Regno delle Due Sicilie. Nulla in confronto con quanto sarebbe avvenuto con la rivoluzione russa, quando si riversarono in Occidente due milioni di persone. Si diceva che non vi fosse differenza tra i tassisti di Parigi e quelli di Mosca, essendo entrambi tutti rossi. Quelli di Parigi dicevano anche di essere generali, ma si trattava in realtà di soldati dell'esercito "bianco". Nel 1945, si aprirono le cataratte, con la fuga di tutti gli anticomunisti dell'Europa orientale. In alcuni casi, c'era un Paese obbligato alla accoglienza: la Germania per i tedeschi orientali, Formosa per i cinesi continentali, l'Italia per i giuliani e i dalmati, Israele per gli ebrei; dapprima, c'era stata la Grecia per i connazionali dell'Asia Minore. In altri casi, si rese invece necessario ricorrere all'asilo politico ed alla apolidia. Poi venne il turno dei francesi d'Algeria e dei sudvietnamiti, i cui fasti sono stati ora ripetuti dai collaborazionisti afgani.
La fine del comunismo non ha dunque segnato la cessazione dell'esodo, che anzi viene incrementato dalla "pulizia etnica" causata dall'identitarismo nazionale e religioso: l'India ed il Pakistan avevano già scambiato tragicamente le minoranze, come pure Israele ed i Paesi Arabi. Della espulsione degli ebrei da queste nazioni era però vietato parlare in Italia, essendosi schierata la sinistra con i palestinesi. Ora, però, si aggiunge un altro fattore che spinge la gente a fuggire, e cioè il diffondersi delle autocrazie. Tornano dunque di moda i dissidenti russi.
Ogni dittatore ha i propri nemici, che cercano rifugio nei pochi luoghi in cui - malgrado tutto - vige ancora la libertà di pensiero e di coscienza. Ciò alimenta la società multiculturale, ma causa anche l'esportazione delle guerre civili: Kassogi è stato raggiunto all'estero dai sicari sauditi e gli oppositori di Putin non sono sfuggiti alla sua polizia politica. In Germania, si combattono i curdi ed il turchi opposti a Erdogan con i seguaci del "sultano". Si tratta per giunta di conflitti indecifrabili per le polizie occidentali, alle prese con linguaggi e culture sconosciuti. Perfino alcuni processi sono stati sospesi, a causa delle minacce subite dai traduttori. Di tale situazione aveva già dato un saggio il processo ad Ali Agca, con l'aula delle assise trasformata in un "suk" balcanico ed orientale.
Ora si svolge a Parigi il processo per il Bataclan che la difesa dei terroristi ha già trasformato in un atto di accusa contro la Francia, risalendo al passato coloniale. Se però si processa la storia dell'Occidente, non si capisce perchè ci si debba astenere dal valutare la responsabilità dell'islamismo per gli attentati. Contro le dittature, gli oppositori "votano coi piedi", andando in esilio. Bisogna però tenere conto di questo esodo quando si celebrano i processi. Altrimenti, si rischia che la giustizia sia a senso unico.  

Send Comments mail@yourwebsite.com Saturday, April 25, 2020

Mario Castellano  13/12/2021
Copyright ilblogdimario.com
All Rights Reserved