Nella lingua tedesca le parole "debito" e "colpa" si traducono entrambe con lo stesso termine "schuld"
Nella lingua tedesca le parole "debito" e "colpa" si traducono entrambe con lo stesso termine "schuld". La Germania sconta fin dal 1945 la propria colpa storica pagando i debiti, tanto economici quanto politici. Ogni volta che ne viene saldata una "tranche", si compie un altro passo verso la completa riabilitazione della nazione decisiva negli equilibri dell'Europa. Nella lingua tedesca le parole "debito" e "colpa" si traducono entrambe con lo stesso termine "schuld". La Germania sconta fin dal 1945 la propria colpa storica pagando i debiti, tanto economici quanto politici. Ogni volta che ne viene saldata una "tranche", si compie un altro passo verso la completa riabilitazione della nazione decisiva negli equilibri dell'Europa.
Tutti ricordano la caduta del Muro di Berlino e la riunificazione, ma chi conosce l'importanza delle religioni nelle vicende dei popoli ha notato quanto avvenne con l'elezione di un Papa tedesco: il Vescovo di Roma impersona la massima autorità spirituale dell'Occidente, ma anche la sua suprema istanza morale. Se dunque un uomo proveniente dalla Germania era chiamato a questo magistero, ciò significava che per questa nazione era ormai finito il tempo dell'esame di coscienza. Questo disse Ratzinger ai suoi compatrioti in uno dei discorsi più importanti del suo Pontificato, quello pronunziato davanti al "Bundestag", cioè il Parlamento di Berlino. In quella circostanza, egli ricordò come egli stesso, insieme con altri uomini - il riferimento implicito era al cattolico Adenauer - avesse speso il proprio personale prestigio per pagare il debito e la colpa della Germania.
Per questo Paese gli esami, però, non erano ancora finiti: iniziava infatti quello - non meno impegnativo ed importante - di maturità. La maturità necessaria per ritornare a svolgere un ruolo di protagonista in Europa. Senza più contare, naturalmente, sulla forza militare, ma soltanto sulla propria grande cultura, e sulla propria spiritualità. Che contenevano d'altronde in sè l'antidoto al militarismo ed al nazismo. C'era però un'altra risorsa su cui la nazione tedesca poteva contare: la centralità della sua posizione geografica. Non a caso si parla di "mittel Europa".
Il destino della Germania, e quello dell'Europa, dipendono da come i tedeschi intendono svolgere il ruolo che la collocazione geografica conferisce al loro Paese. Adenauer diceva che se esso fosse stato governato dai renani, quale era egli stesso, non sarebbe stata mai mossa una guerra contro la Francia. Questa fu invece la scelta compiuta dalla classe dirigente prussiana. Se i tedeschi occidentali sono portati a rapportarsi con questa parte del continente, i tedeschi orientali non possono sottrarsi alla contiguità, ed alla affinità, con l'Est: che a sua volta è dominato dalla Russia.
L'elezione alla Cancelleria, esercitata in seguito per un tempo lunghissimo, di Angela Merkel, ha costituito la principale rassicurazione offerta dagli occidentali - tedeschi e non tedeschi - al Cremlino circa il fatto che non avrebbe dovuto temere la riunificazione. La Merkel ha certamente lavorato per la polizia politica del regime dell'Est, altrimenti non avrebbe potuto assumere le cariche pubbliche che ostentava al momento della sua caduta, ma soprattutto si è formata tanto nella ideologia marxista quanto nel dogma su cui si fondava la Repubblica Democratica "Tedesca", e cioè che l'amicizia e l'alleanza tra la Germania e la Russia costituiscono la naturale conseguenza della loro complementarità. Che aveva costituito il movente dei due tentativi di conquista compiuti nel Novecento, ma anche la conseguenza dell'occupazione sovietica. Non risultava però facile restaurare l'alleanza dopo la caduta del Muro. Tuttavia, con tenacia teutonica, la Merkel si è dedicata a tessere una nuova "ostpolitik". Il cui ultimo risultato è costituito dall'accoglienza dei rifugiati mandati a premere sul confine polacco, disinnescando una nuova crisi nell'Europa orientale.
Nell'ultimo giorno di governo della cancelliera, se ne è però aperta un'altra, ben più grave, tra la Russia e l'Ucraina. Probabilmente, la guerra è anzi già iniziata, con una infiltrazione degli "uomini verdi", mandati come sempre a fare da avanguardia all'esercito russo. Mentre gli occidentali aspettano i carri armati, Putin si affida a questi nuovi partigiani per ottenere i suoi obiettivi. Intanto, a Berlino, si insedia un governo senza i democristiani, cioè senza il partito scelto fin dal 1949 per garantire gli interessi strategici dell'Occidente. I ministri - e soprattutto le ministre - sono quasi tutti dei perfetti sconosciuti, provenendo da una politica locale che esprime una società civile impregnata da profonde identità regionali: la Germania si fa rappresentare dalle "Germanie". Ciò esclude un ritorno al vecchio nazionalismo, ed esprime al contrario quel "national neutralismus" che venne a suo tempo espresso dal ministro degli esteri Fischer, non a caso esponente dei "verdi". La giovane Germania, quale viene espressa da uomini e donne provenienti dalla sua profonda provincia, guarda più verso l'Oriente che verso l'Occidente. Non ci si devono attendere svolte brusche e clamorose, ma proseguirà - lenta ed inesorabile - la tendenza al connubio con l'Est, ed in particolare con la Russia. I cui dirigenti si dimostrano ben più pragmatici e spregiudicati rispetto a quelli occidentali, non facendosi condizionare dai conflitti del passato.  

Send Comments mail@yourwebsite.com Saturday, April 25, 2020

Mario Castellano  15/12/2021
Copyright ilblogdimario.com
All Rights Reserved