E' costume dei politicanti agire in base al motto "passata la festa, gabbato lo santo":
E' costume dei politicanti agire in base al motto "passata la festa, gabbato lo santo": in occasione della celebrazione di San Leonardo da Porto Maurizio, si potevano osservare i più alti esponenti locali intenti ad esibire la loro devozione nella nostra "concattedrale", ascoltando le ammonizioni di Monsignor Suetta, incaricato dal collega di Albenga di strigliarli adeguatamente, data la sua migliore conoscenza della realtà imperiese.
Il vescovo di Ventimiglia ha fatto ricorso in tale circostanza ad una citazione tratta dal "tredicesimo rapporto sulla dottrina sociale della Chiesa nel mondo", edita dall' "Osservatorio Cardinale Van Thuan", secondo il quale è probabile che il "Bassotto", il quale "è in tutt'altre faccende affacendato, e in queste cose morto e sotterrato", non abbia capito un'acca. Ci dispiace per lui, ma noi dobbiamo adempiere al dovere, quali fedeli cattolici, di studiare i testi del magistero ecclesiastico, e traiamo dalle parole del vescovo un ammonimento relativo ai pericoli causati dall'imposizione di un pensiero scientifico unico, prodromo del pensiero politico unico, con la conseguente ed inevitabile coartazione delle coscienze individuali. Dopo di che, eliminato il libero arbitrio, saremo indotti a cadere passivamente nel peccato.
Quanto poco i nostri politicanti temano un simile esito, lo dimostra la loro scelta di festeggiare laicamente e in anticipo il Natale: non già celebrando una funzione religiosa inserita nella novena, bensì organizzando una "apericena" presso un noto locale di Sanremo. Ospiti d'onore sono stati il "governatore" Toti ed il "nipotissimo" con il quale il proconsole berlusconiano di Genova doveva urgentemente ricucire i rapporti nel nome del "cerchiobottismo", essendosi esibito di recente con lo zio su di un palco allestito per l'occasione ad Oneglia al fine di sollevare il "Bassotto" dal livello del suolo. Tale coreografia contraddiceva di per sè il principio evangelico secondo cui "chi si innalza sarà abbassato". Il sindaco è però così basso che per lui l'innalzamento costituisce una necessità imprescindibile. Gli consigliamo dunque di invitare, anzichè il Presidente Toti, il corto Brunetta, accanto al quale il "Bassotto" sembrerebbe un gigante.
I vigili urbani di Sanremo hanno controllato che quanti sono accorsi al ristorante teatro della "apericena" fossero in possesso del "green pass", e che non venisse superato il massimo della capienza. Tanto è bastato per causare una crisi nella parte politica intenta a festeggiare. Non potendosi applicare la regola "prima le donne e i bambini", si è reso necessario compiere delle scelte dolorose, tali da sconvolgere gli equilibri del potere in provincia.
"Apericena" è un neologismo che richiama al contempo l'idea della mangiata e quella della apertura. L'ecumenismo, però, non c'entra per nulla, dato che anzi si viene ammessi solo esibendo gli otto ottavi di purezza ideologica.
In attesa di leggere le cronache gastronomiche dell'evento, ci dedichiamo a tracciare un disegno del tipo di società che esso prefigura, quello cioè che il vescovo di Ventimiglia ha fustigato nella sua omelia. Il modello cui si ispirano i "Bassotti" risulta senza dubbio "complesso, contradditorio e rischioso", dato che si presenta sotto mentite spoglie e democratiche, malcelati intenti totalitari. Non manca inoltre il "capitalsocialismo", nè il "socialismo finanziario", essendo confluiti nella loro fazione gli ultimi superstiti della congrega venatoria dei "belgradesi", meglio nota come il "partito della selvaggina". Il controllo sociale - non più delegato alla squadra di pallanuoto - viene assicurato dalla struttura della vecchia corrente democristiana di origine. Il "socialismo finanziario" trova invece la sua espressione nel porto turistico.
L'annacquamento della democrazia viene a sua volta determinato dalla ideologia "vaccinista". Non manca infine il tentativo di superare le religioni storiche imponendo un'unica religione globalizzata, fondata sulla deificazione dei capi, si tratti di Berlusconi, di Toti, dello zio o del nipote. Il materialismo è insito nella (aperi)cena di Trimalcione cui ci si accinge. Ci auguriamo che l'intasamento dei "Bassotti" abbia causato una recrudescenza dell'infezione tale da farne strage. In tal caso, il ristorante di Sanremo diverrebbe l'equivalente del lazzaretto manzoniano. In cui Padre Cristoforo disse a Renzo: "Ecco chi giudica e non è giudicato". Nota bene. Il riferimento era al Padre Eterno, e non al Tribunale di Reggio Calabria.   

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Mario Castellano  6/1/2022
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