Parlando delle vicende di Genova, avevamo notato come un ecclesiastico ...
Parlando delle vicende di Genova, avevamo notato come un ecclesiastico - l'allora arcivescovo metropolita Cardinale Angelo Bagnasco - fosse rimasto l'unico ad esprimere - nella città laica, repubblicana e poi socialista patria di Giuseppe Mazzini - un richiamo alla sua tradizione democratica. L'eclisse di questa identità aveva portato il centro-sinistra a lasciare campo libero ad una amministrazione comunale di destra, che si è rivelata capace soltanto di offendere le convinzioni dei concittadini, manifestando il suo attaccamento alla tradizione unicamente con il (costoso) travestimento da doge del sindaco Bucci, il quale è solito esibirsi in questa pagliacciata carnevalesca.
L'arcivescovo emerito, che conosce meglio del successore gli umori e gli equilibri di potere della sua città, è andato oltre i pur necessari richiami alle radici storiche, e la conseguente esortazione a rimanervi fedeli. Proviene infatti proprio da Bagnasco la proposta di accordarsi sul nome della Furlan quale candidata ad occupare lo scranno più alto di Palazzo Tursi.
Paolo Emilio Taviani, che esprimeva l'anima democratica del cattolicesimo genovese e ligure, non si era opposto a suo tempo alla costituzione di una giunta comunale da cui era escluso il suo partito, e nella quale si erano uniti i socialisti di Cerofolini, i comunisti di Doria ed i socialdemocratici di Bemporad. Ora è l'arcivescovo emerito a propiziare un altro passo nella stessa direzione, assicurando alla coalizione di centro-sinistra - in cambio della scelta quale candidata della Furlan - l'apporto convinto e militante del volontariato di ispirazione cristiana, che si adopera per mantenere la coesione di un tessuto sociale messo a dura prova dalla crisi economica. Questo movimento era iniziato con l'Auxilium, promosso dal Cardinale Siri, ma con il governo della diocesi affidato a Bagnasco aveva visto l'apporto delle nuove leve del cattolicesimo genovese, più attive e coscienti rispetto ai coetanei appartenenti alla borghesia di radice comunista. Al nuovo arcivescovo Marco Tasca va riconosciuto il merito di avere conferito a questo movimento una ispirazione ideale, conforme con il magistero del Papa sulla "crescita zero" e sulla economia "circolare", svincolata dalla ricerca del profitto.
Genova, non a caso, è la città d'Italia più legata con l'America Latina: non solo e non tanto perchè ha dato i natali a Cristoforo Colombo, ma soprattutto per i rapprti intessuti dalla marineria e dalla emigrazione ligure dopo l'indipendenza.
Don Bosco, incoraggiato dal Cardinale Alimonda, pioniere del cattolicesimo sociale genovese, volle costituire proprio qui la seconda sede dei salesiani, con la dichiarata intenzione di proiettarli verso le Americhe. Lo stesso Bergoglio appartiene per parte di madre ad una famiglia di origine genovese.
Ora l'auspicata vittoria elettorale della Furlan, se la sua candidatura verrà accettata, si può considerare acquisita: il centro-destra può contare soltanto sull'apporto del piccolo e marginale settore di cattolici reazionari riuniti intorno al "Quadrivium" e all'avvocato Bombardieri ("nomen, omen"). Di questo colorito e polemico personaggio ricordiamo il contrasto all'opera svolta dal compianto Padre Fidenzio Volpi quale Commissario Apostolico dei Francescani dell'Immacolata, ma è poco probabile trovarlo tra quanti aiutano i barboni alla Stazione Principe.
L'ambiente dell'apostolato del lavoro, promosso con lungimiranza dal Cardinale Siri, non si configura più come un soggetto antagonista rispetto alla sinistra di radice socialcomunista, ma rovescia il suo ruolo originario, collegando la Chiesa con il movimento operaio. Nel cattolicesimo genovese si conciliano finalmente l'anima tradizionalista, già espressa in ambito ecclesiale da Siri, e quella democratica, operante nel campo civile con uomini quali Taviani, Bo, Pertusio e Cattanei. A sua volta, il connubio tra laici e cattolici, già realizzato in tutte le grandi città d'Italia e declinato secondo le caratteristiche proprie dei loro diversi campanili, si estende a Genova, come già si è esteso a Savona.
Ora la nuova giunta dovrà ricostituire il tessuto sociale di una città offesa dalla crisi economica, contando però sulla risorsa costituita da una radice culturale e spirituale molto solida e profonda. La scelta quale candidata della Furlan, se verrà accettata, comporterà il ritiro di quella - pur degnissima - di Ariel Dello Strologo, che per la seconda volta viene sollecitato a farsi generosamente da parte. L'uomo merita indubbiamente la carica di Primo cittadino, come merita di essere rappresentata adeguatamente nelle istituzioni la comunità israelitica.
Sono lontani i tempi in cui Ernesto Nathan esprimeva una visione laica e anticlericale di Roma e dell'Italia. Oggi la scelta di Dello Strologo, che certamente sarebbe sostenuta dai cattolici, avrebbe un significato ecumenico. Un altro uomo che si sta adoperando per l'unità democratica è il nostro amico Ubaldo Santi, che rappresenta la componente socialista, ancora influente a Genova, come lo è quella dei repubblicani "storici". Santi non poteva trovare ascolto nella maggioranza raccolta intorno a Bucci, troppo sbilanciata verso destra. La sua cultura politica è invece preziosa per la sinistra, che le darà una rappresentanza adeguata.
Quanto è avvenuto a Savona e a Genova segna la fine del trasversalismo, disastrosamente incarnato da Burlando: i posti barca, in tempi di crisi, non danno da mangiare. Anche La Spezia seguirà l'esempio delle città consorelle: non Imperia, dove ancora prevale la logica della "selvaggina". Un giorno, però, la storia busserà alle porte della nostra città.