La Signora Ursula von der Leyen si è formata a Bruxelles, ...
nell’ambiente dorato e completamente astratto dalla realtà degli alti funzionari dell’Unione Europea: quanto di più simile nel Vecchio Continente di oggi alla Reggia di Versailles, dove il Re Sole rinchiuse gli aristocratici, assicurando loro una vita lussuosa e parassitaria, ma escludendoli nello steso tempo da ogni rapporto con i loro antichi feudi.
Dove intanto si formava la nuova classe della borghesia agraria e manifatturiera che di lì a poco – una volta acquisito il potere economico – avrebbe rivendicato anche quello politico.
La gentile Signora è stata traumatizzata dai dirigenti ucraini, abituati a ben altre temperie, quando l’hanno portata a vedere i cadaveri ammucchiati in una fossa comune senza nemmeno essere messi nelle casse da morto.
Chi – come noi – ha esperienza di guerra, sa come le bare siano tra le prime cose che vengono a mancare in queste situazioni.
Le due parti dell’Europa, quella agiata e cosmopolita dell’Ovest, e quella povera ed identitaria dell’Est, non sono più divise dalle barriere ideologiche, ma declinano in modo irrimediabilmente diverso i principi della democrazia liberale, cui nominalmente si ispirano entrambe: mentre noi affermiamo i diritti individuali, dall’altra parte si devono difendere quelli collettivi, che si riassumono nella preservazione della propria identità.
Quando però le identità confliggono, si ritorna alle stragi della “pulizia etnica”.
Quanti si recano nell’Europa Orientale per fare del turismo politico le devono constatare di persona.
Il che causa loro la puzza sotto il naso, nel senso letterale del termine: la SignoraVon Der Leyen appariva manifestamente infastidita dal lezzo di cadavere.
Se la Presidente della Commissione voleva constatare di persona come si vive al di fuori di Palazzo Berlaymont, non c’era bisogno di recarsi nella lontana Ucraina: bastava prendere la metropolitana, e scendere a Molenbeek-Saint-Jean, dove comandano gli islamisti.
Anche a Roma, d’altronde, lo steso settore “democratico” e “de Sinistra” del “generone”, comodamente installato nel Centro Storico ed ai Parioli, non ha la minima idea di che cosa siano Tor Bella Monaca o Casalotti.
Certi equilibri politici, benché traballanti, resistono comunque ancora: tra due settimane, Macron vincerà le Presidenziali, sia pure con il cinquantaquattro per cento, e fin d’ora la buona borghesia di Parigi esulta al canto della Marsigliese.
Senza però riflettere sul fatto che un francese su due vota per l’estrema destra.
Il modo migliore per eludere il problema consiste nel dire che sono tutti quanti fascisti.
Se così fosse, per risolverlo basterebbe riverniciare i moduli ideologici e la prassi politica propri del lungo periodo di stabilità e di pace interna iniziato fin dal 1945.
In realtà, la metà dei Francesi vota per la Le Pen perché cerca qualcuno che rappresenti la sua identità, ed il Fronte Nazionale è l’unico soggetto che si propone per rappresentarla.
I partiti tradizionali – tanto di Destra quanto di Sinistra – non si sono ancora accorti di come la gente stia ricercando un soggetto in grado di esprimerla.
Se non lo si troverà, se l’identitarismo non troverà rispondenza nelle istituzioni, anche l’Europa Occidentale sarà destinata a vivere gli stessi conflitti che hanno insanguinato l’Europa Orientale.
I manifestanti – forse senza saperlo – affermano nel loro slogan una grande verità: “Siamo tutti ucraini”.