La stampa inglese, francese e americana comincia a dare segni di preoccupazione per l’imminente insediamento della Meloni a Palazzo Chigi.
La stampa inglese, francese e americana comincia a dare segni di preoccupazione per l’imminente insediamento della Meloni a Palazzo Chigi.
Noi temiamo che sia troppo tardi.
Alcuni anni, fa, in tempi non sospetti, ammonimmo i nostri amici nizzardi sul pericolo costituito dalla prospettiva di avere un regime semidittatoriale a Ponte San Luigi, cioè soltanto a trenta chilometri da Piazza Massena: questa possibilità – all’epoca – non parve però intimorirli.
Forse oggi hanno cambiato parere, ma ormai rischia di essere tardi.
È tutto l’Occidente, d’altronde, che si illude di potere contenere l’avanzata dei suoi nemici facendo la guerra per interposta persona: dove c’è chi sa usare le armi, e soprattutto vuole combattere – come in Ucraina – ciò serve almeno a guadagnare tempo.
Dove invece gli alleati locali sono corrotti e debosciati, come i seguaci del vecchio Governo di Kabul ed i nostri giornalisti della RAI iscritti d’ufficio al Partito Democratico, si assiste immancabilmente a delle ritirate rovinose.
Ora la Meloni dice chiaramente che vuole abolire il “reddito di cittadinanza”.
Questa misura è certamente ispirata ad una logica assistenziale, e dunque clientelare, dando luogo per giunta a numerosi abusi.
Con la sua soppressione, si rischia però di abbandonare una massa di disperati alle varie mafie – che una sorta di reddito di cittadinanza lo assicurano comunque – o ai gerarchi di Fratelli d’Italia.
I quali esigeranno, in cambio delle loro elargizioni, una adesione al Partito.
L’aneddotica dei nonni sulla tessera del Fascio, necessaria all’epoca per mangiare, dovrebbe ammonire gli Italiani.
La popolana delle borgate di Roma propone in cambio di instaurare una sorta di preparazione professionale coatta, che equivarrebbe ad una riedizione del servizio militare, o civile che dir si voglia.
Immaginiamo già le fila di giovani inquadrati dai gerarchi ed addetti a lavori forestali.
In materia di Trattati Internazionali, sappiamo bene che cosa sottintende il concetto di “sovranismo”.
Crosetto lamenta che il “Crédit Agricole” francese faccia incetta di banche italiane decotte.
Se però lo si ferma, si violano le regole europee sulla libera concorrenza.
Si sta riproducendo il clima causato dall’atteggiamento antifrancese assunto da Salvini quando rispolverò la politica di Mussolini dei “cannoni a Ventimiglia”.
All’epoca, gli amministratori locali di entrambi i lati della frontiera protestarono inscenando la grande “manifestazione dei Sindaci”, che si svolse sulla piazza Garibaldi di Nizza.
Oggi, le parole ferme di ripudio di ogni contrapposizione sulla frontiera comune pronunciate in quella circostanza dal nostro amico Estrosi dovrebbero essere solennemente ripetute.
Un analogo discorso vale – “mutatis mutandis” – nel caso che si disattendano i Trattati Internazionali in materia di diritti civili.
Alcuni paesi dell’Est sono stati sanzionati dall’Unione Europea avendo violato quelli degli omosessuali.
La Meloni vuole abolire il reato di tortura, introdotto nel nostro ordinamento per iniziativa di Bruxelles, asserendo che tale trattamento è già sanzionato, dal momento che produce delle lesioni.
Risulta tuttavia importante, ai fini della tutela dell’incolumità personale, l’avere inserito nella nostra legislazione un reato detto “di comportamento”, in aggiunta ad un reato definito “di risultato”.
L’opportunità di una maggiore garanzia verrà in luce quando la Meloni metterà in pratica quanto ha detto a Barcellona, essendo – a scanso di malintesi – registrata.
Se a Siviglia si era scagliata contro le Autonomie Locali (che sono comunque tutelate dalla Costituzione), parlando i Catalogna ha detto chiaro che considera il dissenso – anche se manifestato nella forma più pacifica e legalitaria – come un fenomeno eversivo, e dunque criminale.
Questa tendenza porta inevitabilmente l’Italia, anche se non denunzia formalmente i Trattati, fuori dall’Europa.
La futura Presidente del Consiglio ha scritto comunque nel suo programma di governo che non intende riconoscere in alcun caso la superiorità delle norme comunitarie rispetto a quelle nazionali, benché l’Italia si sia espressamente impegnata in tal senso.
Questa Signora non vuole restaurare il Fascismo, ma si propone comunque di costruire un regime autoritario, sia pure di nuovo modello, e questo comporta di per sé inevitabilmente un ripudio dei principi della democrazia liberale.
Le femministe saranno comunque contente di essere arrestate e torturate per ordine di una donna, anziché di un uomo.
Si tratta, per loro, di una grande conquista: non è vero, infatti, che per fare il dittatore occorre avere i coglioni.

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Mario Castellano  19/8/2022
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