La Comunità Islamica di Imperia non si limita più, da qualche tempo, ad esibire come un fenomeno da baraccone il suo illustre convertito.
La Comunità Islamica di Imperia non si limita più, da qualche tempo, ad esibire come un fenomeno da baraccone il suo illustre convertito.
L’uomo circola ormai per la città scortato da una apposita guardia del corpo, disposta per proteggerlo dalle vendette dei “Crociati”; non c’è invece motivo di temere dai nulla “Sionisti”, dal momento che questo personaggio è privo – a quanto risulta – di ogni ascendenza israelitica.
Questa situazione ci ricorda diversi illustri precedenti storici.
Francesco Giuseppe, Imperatore dell’Austria, aveva come guardi d’onore i soldati della Cavalleria bosniaca, anch’essi di religione musulmana, i quali si esibivano vestiti con una pittoresca uniforme a pelle di leopardo.
Il penultimo erede del Sacro Romano Impero voleva in tal modo significare che il suo dominio era ispirato dalla tolleranza religiosa.
Proprio dalla Bosnia, però, sarebbe venuta la scintilla che lo avrebbe travolto e con esso avrebbe travolto l’intera Europa dei bei tempi andati.
Nel groviglio di stirpi e di religioni dell’Europa Orientale maturavano quelle discordie e quei rancori che anche oggi, nelle steppe tra l’Ucraina e la Russia, mettono in pericolo la pace.
Gli Imperi servivano a preservarla, almeno temporaneamente, proprio in quanto non si identificavano con una specifica nazione o con una particolare identità, fosse etnica o religiosa.
Il Generale Franco era per l’appunto un nazionalista esasperato, al punto da negare la stessa esistenza dei popoli alloglotti sottomessi alla Spagna.
Tuttavia, il “Caudillo” si faceva vedere nelle cerimonie contornato dai cavalieri marocchini, vestiti con il loro abito tradizionale.
Questo avveniva anche dopo che il Marocco Spagnolo era stato ceduto al nuovo Regno indipendente.
In realtà il dittatore iberico aveva contratto con i cosiddetti “Moros” un forte debito.
L’insorgenza contro la Repubblica, che egli aveva guidato partendo proprio dal Sahara e dal “Rif”, si era avvalsa dell’apporto delle truppe berbere, note per la ferocia dispiegata soprattutto nell’assedio di Madrid.
Eppure, la guerra civile veniva condotta dai nazionalisti proprio nel nome del Cristianesimo.
Il Re Juan Carlos mise in pensione i Marocchini, sostituendoli con una guardia autoctona, che indossa il costume detto “spagnolesco”, lo stesso in uso un tempo nella Corte Pontificia.
Tornando però alle nostre vicende locali, il connubio tra i cattolici tradizionalisti ed i musulmani fondamentalisti, visibile nella piccola Corte dei Miracoli che circonda il nostro illustre concittadino convertito, ha delle radici più remote.
La prima telefonata di minacce che ricevemmo dall’ambiente confessionalista – ci parve di riconoscere nella voce dell’anonimo interlocutore, dal forte accento piemontese, quella di un noto “speaker” radiofonico – ci arrivò proprio avendo scritto che i diversi estremisti religiosi erano destinati ad allearsi tra di loro, essendo loro nemico comune lo Stato laico.
Fummo, in quella circostanza, facili profeti: oggi si sono formati, nel panorama geopolitico internazionale, due schieramenti, quello delle democrazie liberali e quello delle autocrazie.
Nel quale, come in un “bazar” orientale, si trova di tutto, dai superstiti marxisti – leninisti ai populisti dell’America Latina, dagli estremisti sciiti a quelli sunniti, dai nazionalisti ortodossi russi e serbi ai fanatici induisti.
Mancava, in questo schieramento, una rappresentanza del confessionalismo cattolico.
La Meloni dice di essere donna, madre e cristiana: naturalmente non aggiunge di essere moglie, in quanto non è tale.
Il che la pone al di fuori dell’ortodossia in materia di morale cattolica, ma ciò non pare preoccupare i vari Lupi e Pillon, incaricati di incollare sulla coalizione di Destra il loro francobollo “religioso”.
Dopo il Venticinque Settembre, si prospetta comunque una Italia “terzomondizzata”, che porterà nella sua nuova collocazione un regime confessionale cattolico, cioè il pezzo fino ad ora mancante alla collezione.
Gli oppositori e gli esuli di tutti i regimi dittatoriali vivevano sempre con la convinzione – illusoria ma incrollabile – dell’imminenza di un loro rovesciamento.
I Russi “bianchi”, attestati per lo più a Parigi, dicevano di “vivere sulle valigie”, il che – in alcuni casi - era vero nel senso letterale.
I Cinesi nazionalisti, fuggiti a Formosa al seguito di Chang Kai Shek, avevano armato un esercito pronto a sbarcare sul Continente, ed il loro Governo affermava di rappresentare tutta la Cina.
Tra costoro, figuravano tutti i Vescovi cattolici, anch’essi fuggiti sull’Isola.
Uno di loro, tale Tien Tsin, era stato anche nominato Cardinale, e pur essendo paralizzato partecipava alla Cappelle Papali, come anche al Conclave del 1958, sdraiato su di una lettiga.
La Radio Vaticana riferiva puntualmente che il Papa si era alzto per ricevere il suo omaggio.
Queste vicende si stanno per ripetere per l’Italia.
Anche gli oppositori del prossimo Governo vivranno nella convinzione della sua breve durata, che manifestano fin d’ora, addirittura prima che venga insediato.
La loro ritirata, risultando inevitabile, viene indicata come “strategica”.
In realtà, l’annunziata rivoluzione si manifesterà tra qualche settimana come evento: il fatto si è già compiuto da molto tempo, ma la maggior parte dei nostri concittadini non se ne sono accorti.
Nel 1991, l’allora Vice Capo della Polizia, il Dottor Arrigo Molinari, ucciso in seguito in circostanze misteriose, ci disse che gli Americani – dopo la caduta del Comunismo – avevano abbandonato il nostro Paese al suo destino, non risultando più strategico: come dimostra chiaramente la guerra in Ucraina, il confine tra i due schieramenti si era spostato ben più ad Oriente di Gorizia.
Per qualche tempo, ci avvisò il nostro amico, avremmo ancora vissuto di rendita sulle risorse ricevute: poi, man mano che si fossero esaurite, sarebbe venuta la destabilizzazione.
Ora basta l’aumento del prezzo dell’energia per causare una crisi sociale devastante ed ingovernabile, di cui la presa del potere da parte dell’estrema Destra costituisce soltanto l’epifenomeno politico.
Quanto è cambiato irreversibilmente è da una parte la composizione della società, e dall’altra la sua espressione culturale: mentre Draghi avrebbe potuto essere un amico del Conte di Cavour, la Meloni si sarebbe trovata a suo agio nella Roma di Pio IX.
Come in ogni mutamento rivoluzionario, emergono ceti sociali fino ad ora emarginati: il precedente costituito dal “parvenu” Mussolini risulta ammonitore.
La Marcia su Roma, questa volta, non parte dalla provincia, ma muove dalle borgate verso il centro: dove si attestano personaggi esangui e levigati, come Letta e Veltroni.
La gente di periferia è invece rozza e sanguigna: come diceva il titolo di un film, i nuovi arrivati appaiono “brutti, sporchi e cattivi”.
La nemesi storica è però pienamente meritata: il “generone” sedicente “de Sinistra” – che prova la sua appartenenza con la barba – è rinchiuso da molti anni nelle sedi della RAI e de “La Repubblica”.
La nuova classe porta con sé anche una diversa cultura, fino ad ora considerata subalterna in quanto non ufficiale.
Marx avrebbe visto in questo la prova del fatto che la sovrastruttura è sempre determinata dalla struttura.
Un’ultima notazione riguarda il sotobosco umano che vediamo agitarsi, e che ricorda gli ultimi giorni di Pompei.
Circola ogni sorta di ciarlatani e di provocatori, intenti a raccontare le storie più fantastiche: se costoro non fosserro pericolosi, risulterebbero anche divertenti.
Alcuni di loro sono personaggi che non si rassegnano a veder finire il proprio mondo, e vivono come se esistesse ancora.
I nostri dirigenti di “Sinistra” assomigliano già – paradossalmente - agli aristocratici scappati dalla Russia bolscevica.