La guerra in corso in Vaticano viene combattuta con tutte le armi a disposizione dei belligeranti.
Ora è la volta della pubblicazione di libri.
Al volume edito dai tradizionalisti per dimostrare che Ratzinger è detenuto, rispondono i bergogliani con una opera di prossima pubblicazione, intitolata Non sono scappato.
Ci pare, in primo luogo, che tale titolo sia fuorviante rispetto allo oggetto del contendere.
Il problema, infatti, non è se il Papa Emerito sia scappato, bensì se sia incarcerato.
La mancata evasione potrebbe anche non dipendere dalla volontà del recluso, bensì dalla impossibilità materiale di eludere la sorveglianza.
Una fuga dal carcere, alla età di novantacinque anni, presenta infatti delle difficoltà materiali insormontabili.
Fabrizio del Dongo si calò dalla Torre Farnese mediante una fune.
Il Convento Mater Ecclesiae è certamente più basso, ma le superstiti doti atletiche di Ratzinger non gli permetterebbero neanche di scavalcare una finestra al piano terreno senza essere notato dalla occhiuta Gendarmeria, e tanto meno dalle arcigne Guardie Svizzere.
Risulta dunque prevedibile la risposta dei tradizionalisti: il fatto che il papa Emerito non sia scappato dimostra che il Cardinale Governatore – novello Generale Dalla Chiesa – lo ha rinchiuso in un carcere di massima sicurezza, al cui confronto quello della Asinara fa la figura di una gruviera.
La pristina intitolazione era invece La scelta di Ratzinger: indubbiamente più appropriata se si voleva dimostrare che la mancata evasione si doveva alla volontà di rimanere dentro.
La quale può essere provata in due modi: o compiendo una passeggiata in territorio italiano, seguita dal rientro nelle Mura Leonine, o viceversa rilasciando una dichiarazione pubblica.
Può essere che il Papa Emerito ritenga le voci sul suo conto così palesemente infondate da non meritare una smentita.
In tal caso, però, risulterebbe preferibile il silenzio: non si perde tempo a contrariare un mentecatto che dice di essere Napoleone.
Salvo dimostrarsi a propria volta malati di mente.
Nella fattispecie, scende invece in campo – vestendo la casacca dei negazionisti – una formazione degna di una squadra di Serie A.
Nella quale non potevano mancare né uno straniero, cioè Gaenswein; né un oriundo, nella persona di Bergoglio; né due campioni presi dal cosiddetto vivaio, vale a dire La Rocca e Mercanzin.
Il fatto che un fuoriclasse come Parolin venga lasciato in panchina dimostra che la partita viene considerata amichevole, se non addirittura di allenamento.
La parte avversa tiene però a sua volta nello spogliatoio, agli ordini dello allenatore (probabilmente il Cardinale Sarah), un giocatore del calibro di Demattei.
Questo incontro pare infatti destinato a protrarsi oltre i tempi regolamentari.
Proseguendo nella metafora calcistica, il povero Ratzinger vi fa la parte del pallone, preso a pedate da entrambi i contendenti.
I quali non disputano – come i monaci bizantini, dediti a suo tempo a disquisire sul sesso degli Angeli e sullo ombelico di Adamo – in merito a questioni astratte e cervellotiche, bensì sulla dislocazione geostrategica della Chiesa.
Che Bergoglio, compiendo una virata di centottanta gradi, ha dislocato dal Nord al Sud del mondo, e dalla Destra alla Sinistra.
Ci scusiamo, naturalmente, per una simile schematizzazione, ma la si può giustificare con la radicalitá dello scontro in atto.
Di conseguenza, quando anche il problema della asserita detenzione di Ratzinger, o quello della sua firma falsa, venisse definitivamente risolto, la parte tradizionalista troverà sempre un altro casus belli.
Essa, infatti, non riconosce la autorità di alcun giudice che possa dirimere la controversia.
La Chiesa di Bergoglio farebbe dunque bene a prendere atto della realtà, che é quella di una Società dei Credenti definitivamente ed irrimediabilmente spaccata.
Questo non era successo al tempo dei conflitti ideologici, ma quelli identitari sono ben più radicali.
Si può infatti cambiare il modo di pensare, ma non la propria natura, come insegna Aristotele.
Si profilano dunque due possibilità: o un conflitto in cui non vi può essere nessun vincitore strategico, o una nuova applicazione del cuius regio ejus religio.
Che questa volta non dividerebbe i Cattolici dai Protestanti, bensì due tipi di Cattolici.
Fino a quando non si prenderà atto di questa realtà, proseguirà la guerriglia combattuta a colpi di libelli e di cosiddetti bustoni.
Con questo ultimo termine si designano in linguaggio ecclesiastico le donazioni manuali in contanti.
Si potrà obiettare che il protrarsi di tale situazione beneficia economicamente il Vaticano, sempre che sia in grado di mettersi quotidianamente in licitazione.
Purtroppo non è così: le offerte vanno ai rappresentanti di ciascun partito, a Roma come in periferia.
La nostra Azienda Sanitaria ha affidato la Ginecologia ospedaliera ad una cooperativa cattolica facente capo alla Società delle Opere: piove sul bagnato.
Intanto, però, il Parroco dice Messa a lume di candela.
Non sono scappato, di Orazio La Rocca, Edizioni Paoline, 2022, s. i. p.