Matteo Vinai, Il sacramento della Penitenza e della Riconciliazione, Prefazione di Antonio Suetta, ...
Matteo Vinai, Il sacramento della Penitenza e della Riconciliazione, Prefazione di Antonio Suetta, Edizioni Palumbi, Teramo, 2021, 192 pagine, 12 Euro.

Bene ha fatto Monsignor Antonio Suetta, Vescovo di Ventimiglia, a spezzare una lancia in favore del giovane studioso Matteo Vinai, nostro concittadino, al quale va riconosciuto il merito non soltanto di avere affrontato un argomento difficile quale è il Sacramento la Confessione, ma soprattutto di averne valorizzato la attualità e – per così dire – la necessità nello ambito del percorso di Fede cui è chiamato ogni credente.
Noi non siamo esperti di alcuna delle numerose e multiformi Scienze Religiose: quanto dunque possiamo scrivere per adempiere al ruolo di recensori della sua opera, cui gentilmente e pressantemente ci chiama il comune amico Riccardo Martini Sartorelli, è desunto essenzialmente dalla esperienza di vita.
Iniziamo dunque proprio di qui la nostra modesta esposizione.
Alcuni anni or sono, aggravandosi ed intensificandosi le minacce cui eravamo sottoposti da parte della cosiddetta delinquenza organizzata – vulgo Camorra – ed essendo stati ammoniti dalla competente Autorità di Polizia della serietà del pericolo, ci accingemmo – benché forse prematuramente – ad un adempimento pur sempre inevitabile: quello che consiste nella Confessione Generale.
Fummo dunque spinti a compierlo essenzialmente da motivazioni di carattere personale: se in qualsiasi momento si può essere chiamati ad intraprendere un viaggio, è necessario che i bagagli siano già pronti.
Meditammo tuttavia, in quella occasione, sui motivi per cui la confessione è il solo Sacramento celebrato in una sfera intima, che ne esclude ogni pubblicità.
Non sappiamo dare una risposta alla domanda riguardante questa forma della sua celebrazione.
Presso i primi Cristiani – come ancor oggi in alcune Comunitè Evangeliche – ci si confessava pubblicamente, per manifestare ai correligionari il proprio pentimento, come pure per ottenerne altrettanto pubblicamente il perdono.
La Società dei Credenti ricomponeva così  la propria necessaria unione.
Rimane comunque anche oggi il legame tra la coscienza individuale e la appartenenza ad una Comunità.
Nella quale si è nuovamente accolti pagando il prezzo dovuto, che consiste nella Penitenza.
Confessarsi vuol dire dunque ristabilire un rapporto con Dio, ma significa anche reinserirsi tra i propri correligionari
Significa, in altre parole, ritrovare la propria identità.
Basata, a sua volta, su di un vincolo di condivisione, di solidarietà e di lealtà reciproca condiviso.
Tra tutti i Sacramenti, quello della Penitenza è quello più caduto in desuetudine.
Vale la pena domandarsi il motivo.
Quando andava di moda riconoscersi nelle ideologie, questo atteggiamento intellettuale rendeva propensi alla autoassoluzione.
Si ammetteva, naturalmente, la possibilità di cadere in qualche trasgressione, ma si applicava arbitrariamente la regola in base alla quale il fine giustifica i mezzi.
Il massimo della spersonalizzazione – ciascuno valeva soltanto in quanto dedito ad una causa che trascendeva i singoli individui – portava paradossalmente al massimo dello egotismo.
Bastava infatti una iscrizione per autoassolversi.
Fino al punto di comprendere nell’autoassoluzione ogni regolamento di conti individuali.
È vero che il Confessore non si pronunzia sulla gravità dei peccati, ma soltanto sulla sincerità del pentimento.
Che però, in quel tempo, non veniva mai maturato, ritenendolo innecessario, ma in mancanza di regole condivise – quale è per eccellenza la Legge di Dio – non si può sperare che la società divenga migliore.
Il ritorno alla Confessione significa dunque che tende a ristabilirsi un legame collettivo.
La solidarietà, il senso della responsabilità reciproca, che le ideologie facevano scomparire nel nome di un principio astratto, riaffiora con il riformarsi delle aggregazioni comunitarie.
Purché però chi assolve è solo e sempre il Sacerdote – sia pure agendo in nome di Dio – ecco che attraverso questo Sacramento il Signore ritrova quella centralità da cui lo avevamo allontanato.
Senza per giunta mettere al suo posto niente altro: se non una disciplina ideologica, per giunta malintesa, imposta e manipolata a beneficio di alcuni.
I quali, per giunta, non offrivano certamente un buon esempio.
Tutto quanto scrive il nostro Autore sul fondamento dottrinale del Sacramento è certamente frutto di profondo studio e di grande dottrina, per cui egli merita ogni apprezzamento ed elogio.
Ciò non basterebbe tuttavia per riportare i penitenti al confessionale se la Provvidenza insita nella Storia non avesse indicato loro questo cammino: il cammino, appunto, della Penitenza.

Send Comments mail@yourwebsite.com Saturday, April 25, 2020

Mario Castellano  28/6/2023
Copyright ilblogdimario.com
All Rights Reserved