La grande festa dello Aid El Khebir, solennemente celebrata, ...
La grande festa dello Aid El Khebir, solennemente celebrata – come è ormai tradizione - nello Anfiteatro della Spianata Edmondo De Amicis di Imperia Oneglia, ha visto questo anno un inconsueto affollamento di Imam: tale da ricordare le Messe in latino della Chiesa dei Frati, dove a volte il numero dei celebranti supera quello dei fedeli.
Da tale rischio sono però immuni i Musulmani, la cui partecipazione al culto è ben più elevata.
Oltre ad Hamza Piccardo, erano presenti il collega dei Piani ed un terzo – italiano convertito, come Mohammed Bensa – giunto appositamente da Genova.
A questo ultimo è toccato officiare il rito e pronunziare la hutba.
Le sostituzioni sono di competenza di Piccardo, il quale però – a differenza del Commissario Tecnico della Nazionale – è immune da ogni critica.
Anche se la decisione di tenere in panchina il marocchino non è forse piaciuta a tutti.
Occorreva però evitare le durezze, ritenute eccessive, del religioso arabo.
Il cui sostituto si è dunque limitato a sottolineare gli aspetti più strettamente dottrinali della ricorrenza, sia pure ribadendo che Abramo era in procinto di sacrificare Ismaele, ritenuto dai Musulmani il suo unico figlio.
Si è dunque ribadito il dissenso rispetto agli Israeliti ed ai Cristiani, secondo i quali non solo esisteva anche Isacco, ma era costui il figlio destinato ad essere sacrificato.
Poiché comunque la squadra che vince non si cambia, il risultato ottenuto conferma Piccardo nella convinzione che il cambio fosse necessario.
Il capo religioso dei Piani non deflette comunque dalle sue convinzioni: simile ai vecchi Deputati democristiani, egli è un grande dichiaratore, e non si trattiene in presenza dei giornalisti.
Egli ci ha dunque ribadito che è in atto in tutto il Mondo Occidentale una campagna di stampa diretta a screditare lo Islam.
Ciò si deve – a suo dire – al fatto che specialmente in Francia si moltiplicano le conversioni degli infedeli, in particolare tra i giovani, avvicinando il momento del definitivo trionfo della sua Fede.
Il fenomeno, tuttavia, non può essere quantificato.
Piccardo ha invitato a sottoscrivere per la costruzione di una nuova Moschea in Africa, la cui realizzazione garantirà il Paradiso ai generosi benefattori: la Comunità e già in grado di aiutare quelle più povere, ma soprattutto – come diceva Lenin – la conquista della Europa passa per il Continente Nero.
Dove, in effetti, si sta giocando la partita geostrategica decisiva.
Sulla quale abbiamo conversato con un esponente molto autorevole della Comunità.
Il quale ha confermato la impressione che avevamo ricavato dalla alleanza elettorale stipulata ad Imperia tra i Fratelli Musulmani e quelli della Meloni: gli uni e gli altri destinati, in base alla proprietà transitiva, a confluire in una sola, grande famiglia.
Sui motivi di tale connubio, il nostro interlocutore ci ha detto che ambedue i soggetti si riconoscono nella Tradizione, citando al riguardo il motto Dio, Patria, Famiglia.
Che era stato coniato, se non andiamo errati, dal Maresciallo Pétain per la Francia di Vichy.
Rimane il problema di chi debba realizzare tale programma, e quindi governare su queste basi.
Più specificamente, abbiamo domandato al nostro interlocutore come si concilia la appartenenza alla sua Fede di Pietrangelo Buttafuoco, principale consigliere della Meloni - il quale auspica apertamente il ritorno della Sicilia nel Dar Al Islam - con il centralismo praticato dalla Presidente del Consiglio.
Ci è stato risposto che nella Maggioranza figura anche il federalista Salvini.
Comparatio claudicat, in quanto il Capitano si è convertito anche egli da tempo al centralismo.
Buttafuoco è invece uomo di assoluta coerenza, che non rinunzia ai propri obiettivi.
Non rimane che una conclusione: la contraddizione esiste, e non si può prevedere se e come possa ricomporsi.
Una cosa è tuttavia certa: la alleanza tra i Meloniani ed i Musulmani è strategica, in quanto – a nostro modesto avviso – ambedue questi soggetti concepiscono il nostro Paese come inserito in un ambito non occidentale.
Entrambi rigettano di conseguenza tutto quanto rappresenta la Schlein: non solo e non tanto gli ideali liberaldemocratici bensì i loro estremi cascami, cioè la cosiddetta liberazione sessuale.
Molti anni or sono, ricevemmo la nostra prima telefonata di minacce avendo scritto – su di un periodico religioso cattolico – che i fondamentalisti musulmani ed i tradizionalisti avrebbero finito per fare causa comune.
Ora gli uni se ne vantano, i secondi forse meno: si può tuttavia già constatare che si tratta di un affare fatto.
Nel nome, naturalmente, dello identitarismo.
Poi si vedrà quale identità risulti più forte.
Qui, però, il discorso si sposta su di un altro piano.
La Meloni deve la sua ascesa al potere al sostegno attivo – o quanto meno alla benevola condiscendenza - dei cosiddetti Poteri Forti occidentali.
La sua ambiguità può dunque risultare in prospettiva rischiosa.
Gli Islamici non corrono invece nessun pericolo.
Cerchiamo di capire per quale motivo.
Quando si stipula una alleanza tra soggetti non affini, le cui differenze li spingerebbero piuttosto a scontrarsi, questo può avvenire per due motivi opposti: o si considera il nemico troppo forte, per cui si è costretti a sottomettersi, ovvero lo si ritiene talmente debole che si può stipulare con lui – a proprio vantaggio - un patto leonino.
Noi non sappiamo se tra Piccardo e Scajola esistano dei rapporti occulti, ma quanto accade ad Imperia non è comunque decisivo per gli equilibri nazionali.
I soggetti che hanno finanziato la campagna elettorale della Meloni – altrettanto importanti, dal suo punto di vista, quanto i potentati occidentali – hanno bisogno dei grandi forzieri della finanza internazionale: che ormai si trovano nel mondo arabo ed islamico.
Per questo motivo, i dirigenti musulmani italiani sono dominanti nel rapporto con la Meloni, e Piccardo gode di una posizione altrettanto preponderante nei riguardi del Sindaco.
Anche a prescindere di quanto ha fatto per fermare lo sprovveduto Zarbano.
Il quale ha studiato la strategia, ma non dimostra di averla imparata.
In occasione del Fitr, un osservatore sprovveduto poteva pensare che il nostro Imam si dichiarasse sottomesso al Bassotto: il rapporto di forze tra i due risulta in realtà esattamente rovesciato.

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Mario Castellano  30/6/2023
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