Il Municipio di Imperia è ormai divenuto simile alla Corte di Bisanzio...
Tale è la impressione che ci ha comunicato un fedelissimo del Sindaco, il quale – facendo parte di una fazione perdente nelle ormai incessanti congiure di palazzo – non riesce a fare ricevere un suo raccomandato, rivoltosi a lui con malriposta fiducia. A quanto riferisce il nostro interlocutore, costui intende proporre al Comune lo acquisto della area ex Italcementi, autentico buco nero nel panorama urbano, che si aggiunge alla Rust Belt della ex Stazione di Oneglia nel comporre un quadro degno dei peggiori film di fantastoria. I precedenti di tale tentata compera risultano – per chi conosca le vicende cittadine – quanto mai scoraggianti. Molti anni or sono, una analoga offerta venne avanzata da due brasseurs de affaires, entrambi genovesi ed entrambi comunisti. Intenzionati, in quanto tali, a rompere il ferreo monopolio che in questa categoria era esercitato dai Socialisti: eravamo negli anni del profondo craxismo. La comune appartenenza politica non indusse però costoro ad unire le loro forze, ed anzi una acerrima rivalità li portò al punto di ingaggiare uno scontro fisico, che ebbe per teatro il Ristorante Braccioforte. In cui si è dato solo un altro precedente in materia, verificatosi quando Osvaldo Martini venne aggredito da un belga (la storia non dice se vallone o fiammingo): il nostro concittadino ebbe la peggio, riportando gravi lesioni traumatiche. Ora il nuovo potenziale acquirente della Italcementi si trova immobilizzato in una umiliante anticamera, senza potere accedere allo equivalente della Sublime Porta (altra similitudine con Bisanzio). Eppure, in altri tempi, perfino noi ottenemmo tale onore, essendo per giunta elogiati dal Gran Visir del tempo, con lo scopo evidente di farci parlare senza tema di indiscrezioni. Di questo tenebroso personaggio si seppe in seguito che nascondeva i contenuti delle sue udienze al Sindaco, comunicandoli invece a Toti. La infedeltà di un intimo collaboratore costituisce un classico nella storia dello spionaggio. Vedi il caso del famoso Cicero, maggiordomo dello Ambasciatore britannico in Turchia. Ora la inaccessibilità del Sindaco, lungi dal costituire una precauzione contro simili infortuni, denota che egli evidentemente trascura le vicende amministrative per dedicarsi esclusivamente alla alta politica. In cui, forte del successo elettorale, intende rigettarsi in cerca di rivincite. Per lo accompagnamento musicale, più che il grido di Radamès, Alla alba vincerò! potrebbe risultare più consono quello di Rigoletto: Vendetta, tremenda vendetta! Perfino il mite Luigi Sappa, uomo portato alle mediazioni, si è distinto – in una plenaria svolta al principio della campagna elettorale – in una requisitoria contro il Nipotissimo degna di Cicerone: Quo usque tandem, Catilina, abutere patientia nostra? In realtà il già Sindaco era il più conscio dello inesorabile declino della clientela bassotta, avendone fatto le spese in occasione delle Regionali. La vittoria in Comune ricorda quella riportata dai Romani contro gli Unni ad Aquae Sextiae, dove però prevalsero dei legionari reclutati tra i barbari, come il loro condottiero Ezio. In tale ruolo si distingue oggi Barbagallo, bassotto di complemento. Il vecchio Sappa, con la sua saggezza senile, intuisce che lo intero equipaggio non naviga più su di una Ammiraglia, bensì su di una scialuppa di salvataggio. Che cerca disperatamente un soccorritore disposto ad imbarcare i naufraghi. Pare che il salvatore sia stato trovato nei Fratelli della Meloni. I quali, auspici i loro dirigenti imperiesi, sono disposti ad annettere i superstiti Bassotti, come fece Mussolini al Congresso di Napoli del 1924 con i Nazionalisti di Federzoni. Tutti relegati in ruoli onorifici, ma privi di potere. Come quello di Deputato Europeo, cui il Nostro è destinato. Egli è dunque in procinto – come si diceva tra i Democristiani – di essere notabilizzato. Vale a dire ridotto ad una cariatide, se non addirittura mummificato. La Meloni, a questo punto, potrà mandare un Proconsole in Municipio: si fa il nome di Fossati quale novello Cireneo, costretto ad invocare il beneficio di inventario in attesa che la Sorella riempia la voragine dei debiti. Una volta, un impiegato di un noto Istituto di Credito confessò al suo Avvocato che aveva rubato un miliardo di Lire. Il Legale gli consigliò di rubarne un altro, poi andò alla Direzione Centrale e disse che il suo cliente era disposto – in cambio della impunità – a restituire la metà del maltolto. Inutile aggiungere che si raggiunse un accordo. Al Bassotto basta garantire che non aggraverà il buco: promoveatur ut amoveatur.
POST-SCRIPTUM
La Meloni si sente protagonista di una nuova Guerra di Spagna, e pronostica la vittoria degli estremisti di Destra, che definisce encomiasticamente patrioti. Con tale termine si designano solitamente quanti si oppongono agli stranieri. Abascal vuole invece combattere i Catalani e i Baschi, in quanto paradossalmente li considera alla stregua di compatrioti sleali. Che, in quanto tali, non avrebbero alcun motivo per succedere dalla Spagna, e neanche per giustificare la loro rispettiva autonomia. Fin dal momento in cui era iniziata la transizione democratica, venne accolto il principio della convivenza nello stesso Stato di identità nazionali diverse. Se ora si giungesse a negarle, non rimarrebbe altra alternativa tra il ritorno al centralismo franchista, basato sulla negazione della loro stessa esistenza, e la piena Indipendenza. Esiste dunque il pericolo che contro un governo di Destra riprenda la insorgenza della ETA. In Italia, il modello centralista della Meloni confligge con il dettato costituzionale, in base al quale la Repubblica riconosce e promuove le Autonomie Locali. La prospettiva che incombe per i nostri amici baschi e catalani riguarda anche noi. Tanto più che la Presidente del Consiglio usa la Spagna come terreno di sperimentazione per i suoi progetti. Se in quel Paese il centralismo non dovesse trovare resistenze, anche le nostre Autonomie regionali e comunali si troverebbero in pericolo. La Sinistra non pare rendersene conto, ed acconsente supinamente ad ogni cessione di competenze in favore del Governo centrale. Noi non auguriamo alla Spagna una nuova guerra civile. Qualora però in questo Paese si aprisse un conflitto riguardante lo status giuridico delle Regioni, dovremmo fare nostro il motto dei Fratelli Rosselli: Oggi in Spagna, domani in Italia.