La vittoria della (estrema) Destra a Madrid nuoce tanto al nostro Paese quanto alla Spagna...
La vittoria della (estrema) Destra a Madrid nuoce tanto al nostro Paese quanto alla Spagna.
Per rendercene conto, basta considerare come i seguaci di Abascal plaudano alla Meloni come alla artefice del loro successo annunziato, come fanno i tifosi del calcio con i campioni stranieri di importazione.
I motivi sono diversi.
In primo luogo, la Presidente del Consiglio si era spesa in favore del camerata iberico fin da prima di assumere il suo incarico attuale.
Su questa scelta influiva certamente la intenzione di estendere la propria sfera di influenza al di là dei confini, come anche la comune ispirazione ideologica.
Che si basa a sua volta su di una analoga lettura delle rispettive vicende nazionali.
Secondo la Meloni, il nostro Paese ha conosciuto una duplice fase di crescita civile (che naturalmente costei considera tale dal suo punto di vista) comprendente il periodo postunitario e quello fascista.
Quando andavamo a scuola, gli Insegnanti antifascisti ci dicevano che il regime di Mussolini doveva essere considerato antitetico al Risorgimento.
Se infatti le Guerre di Indipendenza avevano costituito una Italia liberale, il Fascismo era stato autoritario; se lo Stato unitario era sorto come laico, il Fascismo - stipulando i Patti Lateranensi – aveva imposto il confessionalismo; se il Regno accettava in parte le Autonomie Locali, il Fascismo le aveva completamente abolite nel nome del centralismo.
Questo è il motivo per cui la Meloni non scorge contraddizioni tra il periodo che va dal 1860 e la Marcia su Roma e quello successivo: la identità nazionale, secondo lei, trovò la sua piena realizzazione dal punto di vista giuridico nella abolizione dei Comuni quali soggetti politici e quali centri di potere alternativi al Governo; sul piano politico, le differenze tra le diverse Città e le diverse Regioni, tollerate nel periodo liberale, risultavano antitetiche rispetto alla identità nazionale, e dunque pericolose per la sopravvivenza dello Stato unitario.
La Presidente del Consiglio ha però marciato sulla Spagna essendo ben consapevole che il suo orientamento centralistico non può prosperare se non viene adottato da ciascuna Nazione europea.
La Spagna fu scelta da Mussolini come terreno dello scontro politico tra il Fascismo e lo Antifascismo: nel quale confluivano – secondo il Duce – tutte le correnti ideologiche diverse dalla sua.
Esse trovarono infatti nella Guerra Civile iniziata nel 1936 una loro unità di intenti, che si sarebbe ripetuta più tardi in tutta Europa.
Se allora lo scontro era appunto tra ideologie, oggi esso avviene tra identità diverse, dal momento che quelle negate intendono esercitare il proprio diritto alla Autodeterminazione.
Da questo punto di vista, la Spagna può essere nuovamente lo scenario di uno scontro decisivo.
Soprattutto in quanto lo Stato postfranchista dichiara espressamente – nei termini giuridici stabiliti dalla sua Costituzione – di comprendere nel proprio ambito identità culturali, e dunque nazionali, diverse.
Se non viene loro riconosciuto il diritto alla secessione, è tuttavia solennemente affermato quello ad un pieno riconoscimento e sviluppo.
Se però la Meloni considera come una degenerazione il tentativo – durato già ottanta anni – di costruire in Italia uno Stato democratico, Abascal valuta nello stesso modo la costituzione delle Autonomie.
Secondo il Capo della estrema Destra, esse hanno danneggiato irreparabilmente la Spagna proprio a causa del riconoscimento di una differenza etnica e culturale, cioè identitaria.
La estrema Destra intende dunque restaurare il Franchismo in quanto fondato sulla negazione di tali diversità.
A questo punto, possiamo affermare che la Opposizione italiana non si è accorta – come dimostra la sua mancata difesa delle competenze attribuite alle Regioni - del fatto che la Democrazia si difende precisamente sul terreno della tutela delle Autonomie Locali.
In Spagna, invece - soprattutto nelle Regioni che godono di uno status giuridico particolare – questa coscienza risulta più diffusa.
Vedremo come i Baschi ed i Catalani decideranno di difendere il Fuero e lo Statuto della Generalità.
Anche la Destra iberica, però, intende dare battaglia su questo terreno, e proprio per questo identifica nella Meloni la portabandiera di quel centralismo che in ambedue i Paesi si intende restaurare pienamente.
Anche al prezzo di violare la Costituzione.
Ci auguriamo naturalmente che questo non causi una nuova Guerra Civile, ma quanto ci accomuna con il Paese vicino è precisamente il legame inscindibile tra la concezione democratica dello Stato ed il decentramento: cui si contrappone quello, altrettanto inscindibile, tra la concezione autoritaria ed il centralismo.
Proprio per questo, possiamo dire che oggi siamo tutti spagnoli.

POST-SCRIPTUM

In base ai risultati definitivi delle Elezioni Politiche, sembra che la coalizione di Destra non disponga della maggioranza assoluta dei seggi.
Questo – in base alla Costituzione - non le impedisce di formare un Esecutivo, essendo nominato suo Presidente del Governo il candidato che ottiene il maggior numero di voti in Parlamento.
Anche il Gabinetto uscente, composto da Socialisti e Comunisti, si trovava peraltro in questa stessa situazione, e doveva ricorrere al sostegno dei vari movimenti autonomisti – in particolare quelli catalani e baschi, che contano il maggior numero di Deputati - per approvare le Leggi.
La Sinistra ne avrà ora ancora più bisogno, soprattutto quando si tratterà difendere le competenze delle Regioni, che in Spagna si chiamano precisamente Autonomie.
Il fatto di avere un nemico comune indurrà inevitabilmente i suoi dirigenti a rivedere la valutazione assolutamente negativa, assunta in particolare dai Socialisti, sul tema della autodeterminazione.
Che ha permesso alla Destra di colpire con misure giudiziarie assolutamente sproporzionate i Dirigenti della Generaliá di Catalogna.
I quali sono, in tutta la Europa Occidentale, gli unici soggetti condannati a lunghe pene detentive per reati politici che non hanno comportato alcuna violenza.
Per quanto riguarda il nostro Paese, è auspicabile che i nostri movimenti autonomisti siano maggiormente rappresentati in Parlamento: fino ad ora, questo avviene soltanto per alcune Regioni periferiche, popolate da alloglotti.
I Partiti nazionali di opposizione – a differenza di quanto avviene in Spagna - non difendono la autonomia regionale neanche dove esprimono i Governatori.

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Mario Castellano  28/7/2023
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