Alcuni mesi or sono, commentammo il discorso – amplificato dalla macchina propagandistica della Destra locale ...
Nel nostro precedente articolo, abbiamo illustrato come il Governo della Signora Meloni persegua la terzomondizzazione del nostro Paese mediante lo smantellamento del vecchio apparato produttivo e la diffusione del lavoro informale, e dunque sottopagato.
Non è casuale che la sua Ministra del Lavoro abbia giudicato non abbastanza flessibili le norme che regolano tale materia, e si proponga di perseguire un incremento ulteriore dal precariato.
Sono passati i tempi in cui i Ministri del Lavoro erano sempre dei personaggi scomodi, collocati alla estrema Sinistra della rispettiva compagine di Governo.
Valga come esempio Donat Cattin, che si trovò a ricoprire questo incarico durate il cosiddetto Autunno Caldo del 1969.
Il personaggio veniva dal sindacalismo cattolico torinese, con forti venature eretiche: al punto che Luigi Gedda - anche egli originario della Capitale Sabauda, ma schierato ai suoi antipodi tanto in campo politico quanto religioso - lo soprannominò Donat Calvin.
Vi era infatti nel radicalismo del leader di Forze Nuove una impronta delle eresie ultramontane: la sua famiglia veniva da Ivrea, ma le radici – come rivela il cognome – erano valdostane o savoiarde.
Ora, invece, si compete nello scavalcamento a Destra.
Un Ministro del Lavoro che ritiene i lavoratori dipendenti troppo tutelati non si era tuttavia mai visto: neanche al tempo del Fascio.
Le scelte della Meloni devono collocarsi nel contesto internazionale che ne ha propiziato la elezione.
Gli Stati Uniti, che trascinano dietro di sé tutti i paesi Occidentali, si stanno preparando ad un aggravamento del confronto con la Cina.
Mentre quello con la Russia vive i suoi ultimi spasimi nelle steppe della Ucraina Orientale, il teatro della nuova guerra – per adesso ancora fredda, ma passibile di divenire calda – è il Pacifico.
Per ora, si combatte mediante il ritiro dalla Cina degli investimenti industriali occidentali, motivato dal timore che Pechino si appropri delle tecnologie più evolute.
Se le produzioni di più elevato contenuto tecnologico, che impiegano una manodopera più qualificata e meglio retribuita, verranno reimpiantate in America o nella Europa Centrosettentrionale, quelle in cui gli operai devono accontentarsi di salari da Terzo Mondo verranno viceversa reinstallate nel Meridione del Vecchio Continente.
Ecco perché si è scelta una Presidente del Consiglio aliena completamente da ogni tradizione o radice operaistica per compiere in Italia una operazione di bassa macelleria sociale.
Il Fascismo di Sinistra viene facilmente archiviato: conviene atteggiarsi a prima della classe tanto in politica estera come in campo economico, pur di ottenere gli agognati riconoscimenti statunitensi.
La Signora della Garbatella è stata premiata addirittura con una udienza da Kissinger, il quale si esibisce a pagamento nelle cene delle grandi Fondazioni, nei convegni di studi e – appunto – quale interlocutore degli ospiti di riguardo.
Rimane da vedere se il conto è stato saldato dal Dipartimento di Stato ovvero – più verosimilmente – dalla nostra Ambasciata.
Draghi, congedandosi dalle amicizie di Oltreatlantico, aveva cenato con Kissinger, il quale ne aveva tessuto le lodi.
Occorreva dunque pareggiare.
I lavoratori italiani, licenziati dalle imprese nazionali, potranno impiegarsi nelle fabbriche reimportate dalla Cina.
Le quali, oltre ad essere inquinanti, assomiglieranno a quelle descritte da Charles Dickens.
Senza però indurre la Meloni ad alcun sentimento di compassione.
Se non si mangia la minestra, si salta la finestra.
Il taglio del nastro dei nuovi stabilimenti fornirà la occasione per ribadire la nostra solidarietà atlantica.
Sempre meglio che mandare i soldati italiani a farsi ammazzare in Africa.
Rimane una incognita, annidata in Vaticano.
Se i Bergoglio Boys sono fautori dello Sviluppo Zero, è prevedibile che quanto si prepara per la nostra economia industriale non risulti di loro gradimento: né – tanto meno - di gradimento del Papa.
Per non parlare del fatto che simili dislocazioni assomigliano sinistramente a quanto avvenuto in Europa tra il 1907 ed il 1914: cioè, dal momento in cui il conflitto fu deciso fino a quando iniziarono le ostilità.
Dulcis in fundo, la guerra – se verrà – sarà combattuta contro un Paese, quale è la Cina, che si qualifica come il campione del Meridione del mondo.
Al di là della geografia fisica (Pechino è sul parallelo di Napoli), il gigante asiatico ricorda in ogni momento, nella sua propaganda, le lotte sostenute per uscire da una condizione semicoloniale: dalla Guerra dello Oppio al conflitto di Corea.
Può tollerare il Papa che i giovani convenuti a Lisbona dal Nord del mondo finiscano per combattere contro quelli provenienti dal Sud?
Se accettasse questa prospettiva, Bergoglio smentirebbe tutto il suo Magistero.
Se invece intende evitarla, il Papa può soltanto prendere le distanze dal Governo Meloni.
Anche se gli offre la criminalizzazione della maternità assistita.
La Destra, a sua volta, gioca spregiudicatamente su due tavoli: per accaparrarsi le simpatie della Gerarchia, dice di perseguire una confessionalizzazione dello Stato, ma appoggia economicamente le Quinte Colonne insinuate nella Chiesa, cioé i Movimenti Ecclesiali.
Cui il Papa preferisce, non a caso, le associazioni collegate con la Chiesa ufficiale.
Lo scontro é soltanto allo inizio.

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Mario Castellano  13/8/2023
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