Le Autorità dell’Ucraina hanno rivolto un attacco, di particolare virulenza, alla persona e all’opera del Papa.
Simili prese di posizione si erano già registrate nel passato, ma la novità consiste nel fatto che le critiche dirette a Bergoglio riguardavano alcuni suoi gesti, o alcune sue prese di posizione, di cui il Governo di Kiev contestava l’opportunità, oppure la congruenza con la situazione determinata dall’invasione.
Ora, invece, è l’intera politica della Santa Sede che viene presa di mira, venendo giudicata sbrigativamente e genericamente asservita a quella della Russia.
Risulta indiscutibile che l’Ucraina ha ragione dal punto di vista del Diritto, e di conseguenza è lecito – anzi doveroso, al fine di ripristinare la Legge Internazionale - sostenerla tanto dal punto di vista umanitario quanto dal punto di vista militare.
Le sue Autorità sono nel giusto anche quando affermano di volere recuperare il controllo di tutto il territorio del loro Stato, fino a raggiungere i confini riconosciuti dalla Comunità Internazionale.
Dove la loro posizione non risulta viceversa condivisibile è quando pretendono di giudicare se siano corrette o meno tutte le azioni intraprese e le posizioni assunte dagli altri soggetti che si muovono sullo scacchiere mondiale.
In questo atteggiamento, Zelensky può essere stato incoraggiato non tanto dall’essere ammesso a partecipare ad un Vertice che riuniva l’intero Occidente, bensì dal fatto che egli è parso incaricato di stabilire la linea comune dell’Alleanza.
Questo è avvenuto per giunta quando ormai risulta impossibile per la Russia non soltanto privare l’Ucraina della sua Indipendenza, ma anche costringerla a rivedere la propria collocazione.
Quanto, comunque, più preoccupa della dura critica diretta dalle Autorità di Kiev al Papa è la possibile ripercussione nel rapporto tra Stato e Chiesa in Italia.
Abbiamo rilevato molte volte come la politica internazionale perseguita dalla Repubblica abbia sempre sostanzialmente coinciso ed interagito con l’opera svolta dalla Santa Sede sul piano internazionale, promuovendo concordemente la distensione e la causa dell’emancipazione dei popoli.
Ora, però, si profila una contraddizione tra le due sponde del Tevere.
Il Papa non ha mai avallato le scelte di Putin, ed ha sempre deplorato il fatto che la guerra comporti infinite sofferenze per la popolazione ucraina.
Tuttavia, quanto avviene in quel Paese è solo uno degli elementi che compongono il quadro internazionale.
Soprattutto, inoltre, quello tra la Russia e l’Ucraina non è l’unico contenzioso aperto nel mondo.
Rimane infatti irrisolto il nodo dei rapporti tra il Nord ex colonizzatore ed il Sud già colonizzato.
Le conseguenze economiche, sociali e culturali di questa eredità del passato devono ancora essere rimosse, anche se l’Indipendenza politica conquistata da tante giovani Nazioni ha segnato un indubbio e giusto progresso.
La Santa Sede, di conseguenza - pur non condividendo assolutamente la guerra mossa da Putin - deve tener conto che nel Terzo Mondo la Russia trova molte simpatie ed alleanze, non solo avendo stretto importanti rapporti economici – lo dimostra il recente vertice dei cosiddetti BRICS in Sud Africa – ma anche in quanto rappresenta pur sempre un soggetto opposto all’Occidente.
Chi ha vissuto nei Paesi cosiddetti in sviluppo conosce non soltanto l’atteggiamento delle loro Autorità, ma anche il sentimento popolare.
Che sarebbe più giusto definire risentimento: al punto che la gente comune non riusciva quasi mai a distinguere tra l’America e l’Europa, neanche laddove – come era avvenuto in America Centrale – le loro posizioni divergevano più chiaramente.
Un Papa proveniente dal Terzo Mondo deve tener conto di tutto questo: sia per motivi di giustizia, non essendo corretto imputare a quelle popolazioni le scelte sbagliate di Putin, sia soprattutto perché la Santa Sede deve tener conto del rapporto di forze.
Che evolve in senso sfavorevole all’Occidente: altrimenti non avremmo avuto un Papa dell’America Latina.
Veniamo però allo scenario italiano.
La Meloni, essendo stata portata al potere dagli Americani per riallineare l’Italia, si atteggia a prima della classe nella fedeltà occidentale.
Al punto che agisce come una Quinta Colonna in ambito europeo, contrastando le velleità di indipendenza di Francesi e Tedeschi.
Alla cui influenza ha tentato, senza successo, di sottrarre la Spagna, dove – essenzialmente per motivi interni - l’esportazione della formula italiana non è riuscita.
Ora però si presenta alla Presidente del Consiglio una duplice occasione: presentare il Papa come soggetto antioccidentale, guadagnando le simpatie del settore più retrivo dell’ambiente ecclesiale, e contemporaneamente tentare di riprendere quel controllo sociale che l’azione assistenziale svolta da organizzazioni cattoliche ritenute “progressiste” poteva sottrarre allo Stato.
Si tratta di un compito molto arduo, dato che si annunzia un Bilancio di lacrime e sangue.
La logica autoritaria spinge però a limitare la capacità di azione dei soggetti per loro natura indipendenti dall’Autorità civile.
Si annunzia dunque un peggioramento nei rapporti tra la Chiesa e l’attuale Governo.
Come in ogni conflitto, ciascuna delle parti tenta di dividere l’altra.
Ecco perché Fanzaga dice che Putin vuole occupare Roma.
Il Presidente della Russia è cattivo, ma non è stupido.
La Destra apre intanto anche altri fronti ideologici.
Mentre Veneziani rispolvera l’antisemitismo, citando un testo autocritico di una illustre studiosa israelita, la maggiore radio cattolica afferma che gli omosessuali sono dei malati.
Non ancora dei criminali, ma i malati – in alcuni casi - devono essere sottoposti all’isolamento.
Naturalmente per il bene loro e degli altri.
Si dimostra ancora una volta l’errore della Sinistra: se si difendono soltanto i diritti individuali, viene meno la stessa base sociale che si può mobilitare per tutelarli.
La Schlein si preoccupa perfino delle foche e degli orsi del Trentino.
Si tratta indubbiamente di cause nobilissime, ma perché trascurare quella dei lavoratori? 

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Mario Castellano  31/8/2023
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