I superstiti della “Sinistra” locale si stracciano le vesti perché non condividono alcuni gesti ed alcune prese di posizione di Monsignor Suetta.
I superstiti della “Sinistra” locale si stracciano le vesti perché non condividono alcuni gesti ed alcune prese di posizione di Monsignor Suetta.
In particolare, ha destato scandalo la sua partecipazione ad un dibattito organizzato dalla Lega.
Anche noi, a suo tempo, venimmo invitati da questo Partito a parlare sul tema delle implicazioni giuridiche della società multiculturale.
Dicemmo chiaramente che il Principio di Eguaglianza, in questa nuova ed irreversibile situazione, era destinato necessariamente ad evolvere: mentre infatti nella concezione classica della democrazia liberale esso viene riferito esclusivamente agli individui, ora si tende ad attribuirlo alle diverse comunità chiamate a convivere nello Stato.
Prendemmo le mosse, per spiegare tale asserzione, da quanto affermato nella Giurisprudenza Amministrativa.
Naturalmente, gli organizzatori dell’incontro non potevano trovarsi d’accordo con noi, e nemmeno – quanto più conta – con i Magistrati che si erano pronunziati in tal senso.
Non essendo però in grado di opporre alcun argomento alle nostre argomentazioni, ci ringraziarono per avere accettato l’invito e non risposero sul merito.
Inutile aggiungere che noi, pur avendo dimostrato ai Leghisti di accettare il confronto con loro, non fummo depennati dalla lista di proscrizione, compilata ed aggiornata dal loro ristoratore preferito.
Non ci eravamo fatti nessuna illusione al riguardo, ma la nostra presenza avrà certamente indotto qualcuno tra i presenti a dubitare che meritassimo tale discriminazione.
Le idee camminano in questo modo.
Noi non eravamo presenti al dibattito, svoltosi a Camporosso, cui era stato inviato il Vescovo.
Trattandosi però di persona di cultura ben superiore alla nostra, risulta facile immaginare che i Leghisti non siano stati in grado di replicargli quando egli ha esposto il punto di vista della Chiesa.
Non ci si deve mai rifiutare al confronto delle idee, alla sola condizione che si sia liberi di esporre le proprie.
Ricordiamo con gratitudine di come Monsignor Suetta – pur conoscendo molto bene le nostre vicende personali, e soprattutto la diffidenza nutrita nei nostri riguardi da gran parte dell’ambiente ecclesiastico - ci fece l’onore di partecipare alla presentazione, organizzata al Casino di Sanremo dalla sua Direttrice Culturale, la Dottoressa Marzia Taruffi, del nostro libro sul Papa.
Il Vescovo colse l’occasione per annunziare il documento – pubblicato qualche mese più tardi – con cui il Papa riammetteva ai Sacramenti, sia pure a certe condizioni, le persone divorziate e risposate con rito civile.
L’ex Arcivescovo di Milano, Cardinale Scola, aveva criticato apertamente il Sommo Pontefice per questa decisione: Monsignor Suetta non fece altrettanto.
Certi Signori dovrebbero conoscere le posizioni espresse da ciascuno prima di tranciare giudizi e sputare sentenze.
Rivelando soltanto la loro ignoranza in materia di Scienze Religiose, oltre che l’incapacità di seguire l’attualità culturale.
Cosa che ogni persona di normale cultura può fare semplicemente leggendo il giornale.
Quanto alle altre critiche rivolte al Vescovo, non meritano nemmeno una confutazione: gli insulti alla religione espressi regolarmente da certi soggetti, vuoi al Festival di Sanremo, vuoi ai funerali di qualche persona importante, non hanno nulla a che vedere con la libertà di espressione e con il diritto alla critica; si tratta soltanto di volgarità e di maleducazione.
Ottanta anni di collaborazione e di convivenza nelle Istituzioni democratiche non sono bastati perché certe persone imparassero il rispetto reciproco.
Tutto e tutti possono costituire oggetto di critica: nulla e nessuno deve subire degli insulti.
Per giunta, certi dirigenti della Sinistra locale dimostrano l’arretratezza della loro cultura, non soltanto religiosa.
Alcuni giorni or sono, abbiamo conversato con uno di costoro – coinvolto anch’egli (ça va sans dire) nella transumanza verso Scajola – constatando come ripetesse certi stereotipi del pensiero positivista: secondo il quale il fenomeno religioso, essendo originato da una impostura, è destinato a sparire.
Questo lo credevano anche i dirigenti sovietici, come pure – sul versante opposto – l’Imperatore di Persia.
Il Papa e l’Ayatollah rovesciarono entrambi.
Secondo i dogmatici, però, quando la realtà smentisce la teoria, non è sbagliata la teoria: è sbagliata la realtà.
Che si manifesta anche nella Provincia di Imperia: Monsignor Suetta ha promosso una cooperativa, dedita alla cura dei giardini, che vanta il più alto fatturato tra tutte le nostre imprese.
Per non parlare del recupero di tanti giovani tossicodipendenti o affetti da altri problemi.
Di certe Ditte specializzate nell’importazione di selvaggina dalla Serbia non si sente invece più parlare.
Tenuto conto di tale precedente, i dirigenti cattolici del Partito Democratico dovrebbero riconsiderare l’opportunità – sentita dai loro predecessori – di conferire a personaggi come il Maresciallo Tito non soltanto delle patenti di democrazia, ma anche di Cristianità (!?).
Senza tenere conto del fenomeno religioso, e della sua sostanziale spontaneità, non si capisce che cosa succede oggi nel mondo.
Che procede verso l’affermazione delle diverse identità: in ciascuna delle quali la fede ha una rilevanza fondamentale.
Occorre dunque studiare il fenomeno religioso: il che non significa necessariamente convertirsi.
Se però non lo si approfondisce, non si è in grado di fare politica.
Cerchiamo dunque di spiegare come si sta muovendo oggi la Chiesa in Italia.
Recentemente, ascoltando un dibattito su Don Minzoni (del quale è iniziato il procedimento di Canonizzazione), svoltosi tra alcuni dirigenti laici e cattolici della Sinistra, abbiamo udito Castagnetti criticare Pio XI in quanto questo Papa - rispondendo a chi lo ammoniva dei pericoli insiti nel Fascismo - aveva obiettato che questo movimento aveva grande seguito.
Questa affermazione può essere considerata – a seconda dei punti di vista – ovvia, oppure cinica.
Achille Ratti non fu però certamente il solo a formularla, e ad agire di conseguenza.
Si adeguarono infatti a questo stesso criterio tutti quanti dovevano preservare – per quanto possibile – le realtà loro affidate.
Noi abbiamo l’impressione che la Chiesa debba oggi regolarsi nello stesso modo.
Si sta infatti costituendo un nuovo regime.
Coloro cui esso piace, tenderanno ad elogiarlo, mentre coloro cui non piace lo criticheranno.
Gli uni e gli altri, però, dovranno tenere conto della realtà, e dunque dei nuovi rapporti di forza.
Noi abbiamo militato per tutta la vita nel movimento cattolico democratico (che è cosa ben diversa dal Partito così denominato).
Giunti a questo punto, dobbiamo però constatare che questo movimento – per quanto sia stato generoso e importante il tentativo di costruire una democrazia in Italia – ha fallito.
Ne rimangono soltanto delle rovine.
Che cosa dovrebbe fare la Chiesa?
Certamente, i cattolici democratici non devono essere perseguitati, trattandosi di persone per bene.
Si deve però prendere atto di come la presenza cristiana nella società italiana non sia più espressa da quei laici che – pur traendo ispirazione dalla loro fede – agivano sul piano civile guidati soltanto dalla propria coscienza.
È inutile aggiungere che questo non ci fa piacere, ma la Chiesa è rimasta sola a rappresentare il Cristianesimo nella società italiana.
Il che comporta la necessità di confrontarsi con lo Stato.
Che a sua volta è guidato dalla Meloni, come un tempo era guidato da Mussolini.
Sarà il rapporto di forze a determinare il grado di autonomia – ed il grado di influenza – che la Chiesa si vedrà riconosciuto.
Essa – da questo punto di vista – risulta avvantaggiata rispetto ad altri soggetti sociali, in quanto rappresenta una parte decisiva dell’identità nazionale.
Ciò le permetterà di sopravvivere al nuovo regime, come sopravvisse a suo tempo al Fascismo.
Se il Papa, i Vescovi ed i Sacerdoti prendono atto di questa realtà, ed agiscono in conseguenza, non vi è motivo di criticarli.
Dovremmo semmai criticare certi nostri dirigenti, che si sono dimostrati prima incapaci, e poi opportunisti (usiamo un eufemismo).
Monsignor Suetta non ha fatto propaganda elettorale per Scajola: l’ha fatta Barbagallo.

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Mario Castellano  6/9/2023
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