La notizia più importante per la vicenda civica di Imperia viene taciuta...
La notizia più importante per la vicenda civica di Imperia viene taciuta, sia dai mezzi di informazione sia – quanto risulta più grave – dalla Opposizione.
Parte della quale non è più tale – neanche formalmente – essendo stata cooptata nella Maggioranza.
Lo stesso settore degli irriducibili omette però l’esercizio di un suo diritto, che costituisce anche un dovere: quello di vigilare sulla efficienza e sulla correttezza dell’Amministrazione.
Questo fa sì che i cittadini vengano tenuti all’oscuro dello stato reale delle finanze pubbliche comunali.
Siamo dunque ritornati – almeno per quanto riguarda Imperia – al Ventennio: quando la mancanza di organi elettivi nei Comuni permetteva ai Podestà di rispondere soltanto a chi li aveva nominati.
Parlando con i corrispondenti dei giornali nazionali – personalmente contrari alla parte politica che governa la Città - abbiamo domandato loro infinite volte se il Partito Democratico avesse mai portato un comunicato – stampa: sia per informare i cittadini delle deliberazioni adottate dagli organi dirigenti, sia per esporre il proprio punto di vista sui temi di interesse generale.
Ci fu un tempo in cui il Partito di Imperia si pronunziava perfino sulle vicende del Vietnam: ora – come per un curioso contrappasso - non esprime neanche il suo punto di vista su quanto avviene tra la Galeazza e la Rabbina.
Sempre meglio, osserverà qualcuno maliziosamente, che occuparsi delle vicende della ex Jugoslavia.
Non ce ne importa dunque più nulla né quanto succede ai nostri corrispondenti di affari, ma addirittura nemmeno di quanto avviene in casa nostra.
Il che non significa essere provinciali: vuole dire essere autolesionisti.
Se la Minoranza si esprimesse su come viene governato il Comune, sarebbe responsabilità dei giornalisti ospitare o meno le sue prese di posizione.
Che comunque verrebbero pubblicate: tanto più in quanto “La Stampa” ed “Il Secolo XIX” compongono ormai lo tesso gruppo editoriale che pubblica anche “La Repubblica”, ormai ridotta ad organo ufficioso del Nazareno.
Regna invece il silenzio.
Tanto più in quanto risulterebbe molto difficile giustificare davanti agli elettori un salto della quaglia con cui si è aderito alla Maggioranza proprio nel momento in cui essa esprime il peggio, tanto dal punto di vista amministrativo quanto dal punto di vista politico.
Cominciamo precisamente dalla situazione amministrativa.
Abbiamo già riferito di come la richiesta di un anticipo di Tesoreria riveli non solo e non tanto l’esistenza uno scoperto di cassa, ma soprattutto una erogazione di risorse finanziarie tale da sfondare la competenza.
La Giunta, in altre parole, ha speso più di quanto consentiva il Bilancio di Previsione.
Si rende dunque necessaria – anche per non cadere in una possibile Omissione di Atti di Ufficio – la predisposizione di una Nota di Variazione, che deve essere prima approvata dalla Giunta e poi proposta al Consiglio Comunale.
Cui spetta, in materia, l’ultima parola.
Il fatto di non avere proceduto in tal senso dovrebbe allarmare gli stessi Consiglieri della Maggioranza.
Se fossimo al loro posto, domanderemmo al Sindaco: “E noi che cosa ci stiamo a fare?”
La disciplina supera però, tra i Bassotti, quella vigente nel Partito dei Lavoratori della Corea del Nord.
Inutile dunque attendersi un sussulto di dignità da persone che vengono precettate anche per partecipare ai ludi dei Forzuti, proprio come avveniva in occasione del Sabato Fascista.
L’Opposizione, però, dovrebbe andare all’attacco.
La debolezza del Sindaco è infatti duplice, manifestandosi tanto sul versante giuridico quanto sul versante politico.
Si dice che la questua – già compiuta presso le Autorità di Roma – non abbia sortito l’esito sperato: se la Meloni dovesse ripianare il deficit causato da tutti i Sindaci spendaccioni, si troverebbe in difficoltà con quelli cosiddetti virtuosi.
I quali le rivolgerebbero la stessa obiezione formulata al padre dal fratello del Figliuol Prodigo, e quanto vale nella morale familiare non vale viceversa quando sono in gioco i conti dello Stato.
La Presidente del Consiglio si atteggia inoltre a novella Winston Churchill, e promette agli Italiani lacrime e sudore: per il sangue ci stiamo attrezzando.
Il rientro in Convento con la sporta desolatamente vuota pone il Sindaco nella classica alternativa del diavolo: se presenta una Nota di Variazione, deve indicare delle entrate straordinarie inesistenti, e per giunta impossibili; se invece non la presenta, è costretto ad attingere – per tappare i buchi - ad altri Capitoli del Bilancio.
Non occorre però essere Professori di Diritto Amministrativo per sapere che i Capitolo del Bilancio sono rigidi.
Alcuni anni or sono, un Sindaco della nostra Provincia prelevò dei soldi addirittura dalle voci incomprimibili, destinate a coprire le spese determinate dagli atti dovuti.
In parole povere, sperperò i soldi degli stipendi.
Giunti a settembre, gli impiegati rischiavano dunque di non essere più pagati.
Il buco, in quella circostanza, venne tappato per l’appunto grazie ad una Nota di Variazione.
Rimase tuttavia inevaso il pagamento di un pranzo per ben duecentosessantasette persone (al modico prezzo di quaranta euro a testa), con cui si era solennizzato un evento “sportivo”.
Il Presidente del Comitato Olimpico, che aveva ordinato il banchetto, rischiava di essere preso per il collo – nel senso letterale – dal malcapitato ristoratore.
Intervenne il Prefetto, che lo salvò strigliando a dovere il Sindaco e trovando la copertura nei fondi destinati al Segretario Comunale.
Erano, però, altri tempi.
Ora è cambiata la situazione politica.
Il Sindaco vive in una sorta di capsula del tempo, e crede che a Roma ci sia ancora o Taviani, o Berlusconi.
Entrambi, però, appartengono ormai al mondo delle ombre.
L’argomento su cui egli contava per smuovere la Meloni era la confluenza del proprio seguito in quello della Presidente del Consiglio.
Tutta l’Italia, però, sta bussando al portone di via della Scrofa: si chiama veramente così, e dunque non stiamo ingiuriando la Signora della Garbatella.
A parte il fatto che costei può permettersi di scremare tra i postulanti, la forza politica egemone nelle cosiddette democrature è caratterizzato dalla stessa disciplina paramilitare che vige nei Partiti unici delle dittature dichiarate.
Non risulta dunque più possibile – salvo essere severamente penalizzati nella carriera – buttare i soldi per poi esigere che altri paghino i propri debiti.
Esiste addirittura il rischio che il Sindaco, per farli saldare, debba rinunziare a Strasburgo.
Anche al tempo del Fascio esistevano i cosiddetti “Ras”, cioè dei gerarchi posti a capo dei rispettivi feudi regionali.
Il Partito era però verticista, come lo è oggi quello della Meloni: comandava – e torna attualmente a comandare – chi fa rigare diritti i sudditi, ma soprattutto chi si dimostra più allineato.
La costruzione della Pista Ciclabile non l’ha ordinata la Presidente del Consiglio.
Queste imprese faraoniche la inducono anzi a sospettare di chi le promuove.
Le sole opere cui tiene la Presidente del Consiglio sono quelle del Regime.
Un tempo, c’era la bonifica delle Paludi Pontine: oggi abbiamo il Ponte sulla Stretto.
Dinnanzi al quale la Pista Ciclabile fa la figura del topolino comparato con l’elefante.
Se a tutto questo aggiungiamo che il Primo Cittadino è un Fratello di complemento, intorno al quale scalpitano gli Antemarcia – cioè, i meloniani della prima ora – se ne trae la conclusione che il Carnevale, nel Municipio di Imperia, è finito.
Ormai siamo in tempo di Quaresima.

Send Comments mail@yourwebsite.com Saturday, April 25, 2020

Mario Castellano  6/9/2023
Copyright ilblogdimario.com
All Rights Reserved