La conversazione con il nostro giovane amico Religioso ...
La conversazione con il nostro giovane amico Religioso, il quale ha meritatamente acquisito un notevole prestigio tanto nell’ambiente ecclesiastico quanto al di fuori di esso, offre sempre degli spunti interessanti, che meritano di essere sviluppati.
Abbiamo ricordato insieme la prossima Canonizzazione di Don Minzoni.
Quando essa verrà solennemente celebrata in piazza San Pietro, il Governo italiano dovrà – come esige il Protocollo – inviare una propria rappresentanza ufficiale, trattandosi del Paese di origine del   nuovo Beato.
Sarà interessante vedere come se la caverà la Meloni in quella circostanza: la vulgata della Storia nazionale su cui si basa la sua ideologia afferma infatti che l’Italia progredì dall’Unità fino al Venticinque Luglio, per poi decadere e degenerarsi.
A questo asserito progresso, Don Minzoni si oppose tuttavia strenuamente: quindi – dal punto di vista della Presidente del Consiglio – egli dovrebbe essere considerato un cattivo italiano.
L’Arciprete di Argenta verrà tuttavia elevato agli Onori degli Altari in quanto la Chiesa lo considera un Martire della Fede Cristiana.
Questo riconoscimento non può che rallegrarci, ma resta il fatto che il futuro Beato
fu anche Martire di una causa civile.
La quale viene però completamente sussunta.
Sarà interessante notare che cosa risulterà, a questo riguardo, dagli atti del Processo Canonico.
Il cosiddetto Avvocato del Diavolo, cioè l’Officiale della Congregazione delle Cause dei Santi incaricato di illustrare le obiezioni alla proclamazione delle Virtù Eroiche del candidato alla Beatificazione, non mancherà di rilevare come Don Minzoni – pur essendo uomo alieno da ogni pratica della violenza e sempre animato dalla ricerca del bene comune – abbia svolto una attività politica, per sua natura divisiva.
Egli, infatti, venne ucciso proprio per aver preso decisamente partito nella guerra civile che dilaniava l’Italia nel 1923.
Se tale circostanza non risultasse di ostacolo alla Canonizzazione, ciò dovrebbe significare – a rigor di logica - che la scelta compiuta da Don Minzoni era stata giusta.
Tale asserzione, sia pure implicita, contrasta però con la rappresentazione della Storia divulgata dall’attuale Governo: staremmo per dire dall’attuale Regime.
Al quale la Chiesa non si oppone.
Non lo diciamo per polemica, in quanto anzi riteniamo pienamente giustificata tale scelta: il primo compito della Chiesa consiste nel preservarsi, anche a costo di venire accusata di praticare la cosiddetta “Realpolitik”.
Non ignoriamo d’altronde le conseguenze positive di una simile opzione: tutti coloro che si considerano cattolici potranno trovare rifugio sotto la sua protezione.
Ciò vale naturalmente anche per quanto attiene alla memoria.
Rispondendo al Religioso nostro amico, che citava la Canonizzazione di Don Minzoni, gli abbiamo risposto scherzosamente – ma non tanto – che è già in fase avanzata l’analogo Processo Canonico riguardante Francesco II di Borbone - Napoli.
Che è stato introdotto dall’allora Arcivescovo di tale Città, il Cardinale Crescenzio Sepe, sostenuto dal voto unanime della Conferenza Episcopale Regionale della Campania, verosimilmente in mancanza di un organismo omologo dell’Antico Regno.
Ricordiamo che l’Arcivescovo di Napoli è per Statuto anche il Cappellano dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, di cui è Gran Maestro il Pretendente al Trono delle Due Sicilie, Carlo di Borbone – Napoli, Duca di Castro.
Il quale probabilmente si accollerà tutte le spese.
Per Don Minzoni, speriamo provveda la Regione Emilia – Romagna: questo è il minimo che possa fare Bonaccini, rivolgendosi eventualmente alla COOP.
Scherzi a parte, le due Cause – per quanto ciò possa sembrare strano ai profani – si inscrivono nella stessa logica.
Cioè, quella dell’alterità della Chiesa rispetto allo Stato italiano.
Il quale non ha peraltro obiettato nulla quando è stato beatificato Pio IX.
Se la Meloni troverà sconveniente onorare la memoria di Don Minzioni, le si potrà ricordare questo precedente.
Da queste considerazioni si può trarre una conclusione, che per noi cattolici liberali suona però preoccupante: se la Chiesa si ritiene estranea alla vicenda civile dello Stato italiano – tanto nella fase storica che preparò la sua fondazione quanto nel periodo successivo – essa nemmeno si riconosce in quanto i Cattolici hanno fatto, agendo “uti cives”, nel suo ambito.
Tra questi cattolici figurava naturalmente anche Don Minzoni, capofila di tutti i correligionari che scelsero di avversare il Fascismo.
Ecco dunque spiegato perché lo si considera Martire della Fede.
Questo è vero, ma le verità parziali sono delle mezze bugie.
Che vengono buone però per giustificare una scelta ben precisa: la Chiesa potrà soccorrere i cattolici antimeloniani in quanto credenti, ma si distinguerà dalla loro causa.
Tanto più se l’azione conseguente dovesse causarle dei problemi col Regime.
In quanto credenti, capiamo tutto, ma ci attende un lungo cammino da percorrere in solitudine.

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Mario Castellano  11/9/2023
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