Conversando con il giovane ma già prestigioso Prelato ...
Conversando con il giovane ma già prestigioso Prelato che ci onora della sua amicizia, siamo tornati ad interrogarci sul significato della Canonizzazione di Don Giovanni Minzoni.
Pur riconoscendo l’eguale Santità di tutti quanti vengono elevati agli Onori degli Altari, la promozione della Causa Canonica, la sua conclusione e perfino la data ed il luogo prescelti per la Proclamazione rivestono immancabilmente un significato ben preciso.
Si tratta infatti di messaggi rivolti alla Comunità che ha espresso la figura del nuovo Beato o del nuovo Santo, la quale accoglie in genere tale atto della Santa Sede come un gesto di particolare considerazione ed amicizia.
A volte, addirittura lo sollecita: per citare uno dei casi più recenti, il Venezuela ha pagato tutte le spese della Causa di Beatificazione di Josè Gregorio Hernandez.
Capita invece a volte che la decisione della Santa Sede sia tale da produrre un effetto divisivo: tanto nella Comunità dei Credenti quanto tra i Cattolici ed altre realtà.
Quando fu canonizzato Marco da Aviano, che aveva animato la resistenza di Vienna in occasione dell’assedio posto dai Turchi nel 1683, il Vaticano precisò che ciò non implicava nessun significato polemico verso i Musulmani.
Periodicamente, la Chiesa spagnola chiede ed ottiene che lo stesso avvenga per tutti i Sacerdoti ed i laici uccisi dai Repubblicani durante la Guerra Civile “in odio alla fede”: tale è la formula sempre ripetuta nella motivazione.
Cui si aggiunge ogni volta la reiterazione della volontà di riconciliazione e di concordia.
In realtà, le esecuzioni sommarie erano motivate tanto dall’avversione verso il Clero – comunque schierato in grande maggioranza dalla parte dei Franchisti – quanto da ragioni di carattere politico.
Risulta dunque inevitabile che certa Destra neofranchista interpreti le Canonizzazioni come un avallo alle sue pretese di restaurazione del Regime.
La Santa Sede non è parsa però mai preoccupata da tale risvolto, volendo corrispondere a sollecitazioni provenienti da un settore cattolico ancora molto ampio ed influente nel Paese iberico.
Nel caso di Don Minzoni, risulta viceversa evidente la volontà – comune tanto alla Gerachia italiana quanto alla Santa Sede – di evitare che il settore antifascista italiano, ed in particolare la sua componente cattolica, possano strumentalizzare la Canonizzazione presentandola come un avallo alle proprie scelte: che sono anch’esse, innegabilmente, delle scelte politiche.
Di qui deriva però il rischio di offendere la verità storica: il che avverrebbe per il fatto stesso di presentare Don Minzoni soltanto come un Martire della Fede.
Non vi è dubbio sul fatto che egli fu anche tale, ma l’ordine di ucciderlo – l’omicidio fu infatti volontario, e non preterintenzionale – venne impartito personalmente da Italo Balbo per spezzare il legame stabilito attraverso la persona dell’Arciprete di Argenta tra un settore ecclesiastico e l’antifascismo di matrice cattolica.
L’intimidazione nei riguardi della Chiesa riuscì pienamente, come dimostra il fatto che il Vescovo – contrariamente all’uso di presiedere i funerali di ogni Sacerdote della Diocesi – rifiutò di officiare le Esequie; come anche il fatto che il successore designato per sostituire Don Minzoni fosse un elemento filofascista.
Sussumere dunque che Don Minzoni sia stato in primo luogo Martire di una causa civile significa omettere una parte della verità: il che equivale a mentire.
Abbiamo già parlato del caso della Spagna.
Vi è però un altro paragone che torna utile per capire l’atteggiamento della Santa Sede: quello con la Polonia.
Padre Massimiliano Kolbe è stato meritatamente santificato, ed appartiene anch’egli – come Don Minzoni – alla schiera dei caduti nella Resistenza contro il Fascismo.
La Chiesa lo ha giustamente proposto ai suoi connazionali anche come Martire civile, venerato quale Eroe Nazionale.
Se invece si esclude per Don Minzoni tale qualifica, tanto più che nel suo caso essa risulta decisamente preponderante rispetto a quella di Martire della Fede, ciò è dovuto a due circostanze ben precise.
In primo luogo, la figura di Padre Kolbe unisce i suoi connazionali, tra cui non vi è naturalmente nessuno che esprima una valutazione positiva dell’occupazione nazista.
L’Italia è invece governata da soggetti che considerano alla stregua di una degenerazione tutta la fase storica successiva alla caduta del Fascismo, durante la quale si è cercato (ahimè inutilmente) di edificare una democrazia.
Chi si è impegnato in questo tentativo era necessariamente antifascista, ma la “damnatio memoriae” di tale atteggiamento risulta tanto drastica che si omette di ricordare una verità del tutto evidente: Don Minzoni venne ucciso in quanto precisamente avversava il Fascismo.
Con questo arriviamo alla seconda circostanza che spiega l’atteggiamento della Santa Sede: mentre il Cattolicesimo costituisce un elemento fondativo dell’identità tanto della Polonia quanto dell’Italia, il nostro Paese è diviso non solo e non tanto sulla valutazione del Regime di Mussolini, ma anche sulla considerazione della stessa vicenda unitaria.
Se alla Meloni non fa piacere che si onori un caduto antifascista, ad un certo settore della Chiesa non conviene l’apprezzamento di quanto compone una vicenda civile in cui essa – malgrado i Patti Lateranensi – non si riconosce.
L’antifascismo fa parte di questa vicenda, ma ne fa parte in primo luogo il movimento unitario.
Che ebbe il torto di distruggere il Potere Temporale.
Di cui non vi è traccia nella nostra Professione di Fede, ma che ugualmente la Chiesa considerava come un proprio diritto.
Quando venne beatificato Pio IX, non furono soltanto esaltate la sua qualità di Pastore d’Anime, ma venne anche considerata positiva tutta l’azione da lui svolta quale Capo temporale, compresa l’uccisione dei Patrioti.
Non si distinse dunque tra luci ed ombre, ma tutto venne considerato come un “unicum”  inscindibile.
Dal punto di vista storiografico, questa posizione è certamente corretta.
Proprio per questo, riesce difficile accettare l’amputazione tra la figura civile e quella religiosa di Don Minzoni.
Tanto più in quanto Mastai Ferretti non fu perseguitato dallo Stato, mentre Don Minzoni venne ucciso.

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Mario Castellano  16/9/2023
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